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Salvatore Viglia

La storia del Diritto, non del diritto, sta assumendo i caratteri bislacchi dello sberleffo. Un pernacchio sonoro all’etica dell’applicazione giuridica.

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Insomma, a ben vedere, questa parossistica attività in atto della tutela ai Diritti è divenuta invece una semplice manutenzione retorica del diritto acquisito e disquisito estraneo all’uomo alla sua stessa natura, ma vincolato piuttosto ai suoi sviluppi sociali.

Dunque, senza voler citare la Costituzione, palestra di retoriche oramai consuete, desuete ed inutili dal momento che questa Carta è ampiamente inapplicata ed in buonissima parte disattesa. Vogliamo sbucciare a cipolla una professione che, su tutte, potrebbe incidere solennemente da un lato e pragmaticamente dall’altro sulla tutela dei Diritti. Diritti, “D” maiuscola, quelli che nascono con l’essere umano e dai quali non si può prescindere né derogare se non commettendo un dolo sapientemente e lucidamente pianificato.

Un’avvocatura per l’Umanità.

Cercheremo di spiegare meglio questo afflato ridondante ma semplicissimo. È un “fardello” che deve accollarsi il mondo della giurisprudenza attraverso i suoi professionisti migliori, nella sua miriade di presenze professionali avvezze a sfogliare libri ed a citare le leggi. Nella difesa di Diritti anche quelli di Dio in persona se vogliamo.

Pezzetti miserabili ed asserragliati insieme in cliché stereotipati che li vogliono furbi, truffaldini ed evasori agli occhi della società, gli avvocati vivono nella costante delusione e speranza di sovvertire queste opinioni.

La professione di quanti applicano il diritto è nobile, diventerebbe nobilissima se uno scopo superiore li avvincesse in una gara propositiva ad intervenire e risolvere non solo i dissidi ma la condizione prima frullato di Diritti pochi, insormontabili ma ignorati colpevolmente.

La versione umana dell’Avvocatura dovrebbe dirottare, nei casi specifici, la professionalità dottorale verso questi principi che riguardano l’uomo in quanto tale e non l’uomo in quanto detentore di privilegi.

Sarebbe, in pochissime parole, troppo importante istituire questo drappello di avvocati per l’Umanità nella speranza che diventi un esercito.

La civiltà di un popolo la si evince proprio ed unicamente nella capacità di chiarire e riconoscere, sfidare e difendere l’essenza delle caratteristiche prime, uniche, individuate ed incontrovertibili come il Diritto ad esistere dignitosamente ed al Diritto di esserci per partecipare seppur nei limiti e nelle difficoltà delle contingenze e delle consuetudini divenute malsane nella indifferenza clericale ed ecumenica odierna.

Si deve, a questo punto, intervenire a difesa di chi cammina sotto i muri, dei fantasmi senza nome e residenza, senza identità umana, senza nessuna certezza oltre che privi di giaciglio; non si pretende di denunciare addirittura privi di casa.

Bisogna andare a prenderli uno ad uno ed è un lavoro per gli “Avvocati per l’Umanità”.

Ci guardiamo bene dal proporre una ennesima organizzazione umanitaria e di soccorso, ve ne sono veramente tante in giro che assistono egregiamente (?) alla bisogna.

No, qui occorre un drappello, un esercito di professionisti che indirizzino ‘involucri” di uomini pieni di “velleità” ereditate dalla nascita ad assurgere ed avere sembianze di uomini e donne.

Lavorare dunque gratis per loro? No, non si può e neanche si deve. Questi professionisti, questi avvocati, devono essere pagati per questo lavoro capillare e nobilissimo da un fondo che lo Stato deve mettere loro a disposizione in base agli interventi ed al lavoro svolto. Come si fa sempre ed è consuetudine in parcella.

Queste sarebbero le sentenza favorevoli e le cause vinte per eccellenza.

Non Santi, non aiutanti sociali, non soccorritori ma professionisti che, attraverso le leggi, quelle anche più elementari che i nostri Ordinamenti Giuridici prevedono, impongono a suon di martelletti il conclamarsi di decisioni giunte ed arrivate, magari in ritardo, a rimettere a posto le cose “umane”.

In primo luogo quindi, un governo che si trovi sensibile a questo programma deve farsi carico di far votare un progetto di legge che istituisca questo esercito di avvocati presso gli ordini professionali e che metta a disposizione di questi un fondo sufficiente per il pagamento del giusto dovuto per le prestazioni certificate.

Avvocati per l’Umanità deve andare a cercare questi fantasmi soccorrendoli ed, in collaborazione strettissima con le organizzazioni umanitarie esistenti, Caritas, Comunità di Sant’Egidio ed analoghe, andare a rintracciare il mal tolto per restituirlo a queste entità per farle ridiventare uomini e donne. Solo uomini e donne e basta. Nulla di più. Nulla di regalato neanche di acquisito.

Pensiamo alla vita, alla cittadinanza, all’età, alla salute, alla casa, al vestiario che copra almeno anche se non vesta, al voto, a partecipare ciascuno nel proprio status sociale.

Possiamo immaginare una avvocatura per l’Umanità che si rechi essa presso lo “studio” del soggetto da difendere e tutelare chiedendogli il mandato, chiedendogli di potersi occupare di lui nella speranza che gli venga restituita la dignità persa di essere umano. Nessun sussidio, nessuna pensione senza motivi, nessun diritto acquisito ma solo Diritti.

Ridata loro una dignità, ritrovata la propria dislocazione in società qualsiasi essa sia, il resto, l’acquisizione di tutta l’altra serie di diritti che verranno accordati dei quali si potrà godere un giorno, dipenderà dal loro operato concreto. Dalla vita.

Il mondo dell’avvocatura potrebbe ritrovare sé stessa e, sotto molteplici aspetti, riacquisire la fiducia e la considerazione della gente perduta nei luoghi comuni dell’azzeccare garbugli.(s.v.)

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