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Paolo Cuomo membro Esecutivo  nazionale e coordinatore per il Lazio dell’ Italia  dei  Valori

Negli ultimi giorni sono emersi più  temi di indubbio  interesse  politico e scientifico in tema di misure governative antiCovid.

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 In primo luogo il  contenzioso, anche sul piano legale,  tra  la Regione Lombardia e il Governo sulla non corretta interpretazione dei dati forniti dalla Regione stessa ai fini della determinazione del rischio sanitario che ha motivato l’inquadramento della Regione Lombardia, sulla base dell’ormai noto  parametro RT, nelle fascia rossa.

 È esploso di fatto un grave conflitto istituzionale tra la Regione Lombardia ed il Governo, che non sembra prendere in esame opportune  argomentazioni scientifiche, ma che assume in realtà più  il sapore di un ridicolo e vergognoso  scontro politico. Peraltro, tra le accuse mosse dal Governatore Fontana emerge il timore che anche per altre Regioni il Governo possa   aver commesso analoghi errori di valutazione dei dati sanitari.

In tutto ciò, la criticità di tale conflitto istituzionale si aggrava dal momento che, anche nell’autorevole mondo accademico, cominciano ad emergere severe critiche sul modello scientifico adottato dal CTS, nel suo ruolo di consulente del Governo,  per la corretta misurazione del noto parametro RT, in quanto tale modello sembrerebbe soggetto, secondo gli studi della Scienza statistica, a diverse variabili con conseguenti differenti interpretazioni di detto parametro RT. Se, inoltre, a questo imprevedibile scenario di conflitti istituzionali e di  dibattiti dottrinali in sede scientifica sulle misure governative antiCovid, si unisce la normativa di Governo, secondo la quale, ad esempio, per la Regione Lazio in fascia arancione, devono passare altre 2 settimane (fino al 7 febbraio p. v.) con il parametro RT inferiore al valore numerico di 1 perché il Ministro della Sanità possa autorizzare la  Regione stessa a rientrare in fascia gialla, ci possiamo rendere conto come la tragica situazione dei commercianti e soprattutto dei ristoratori e gestori di bar (peraltro chiusi in fascia arancione) sia sempre più condizionata e influenzata da fattori istituzionali e scientifici che, per quanto sopra esposto, potrebbero, anche agli occhi dell’opinione pubblica, pregiudicare la credibilità delle misure antiCovid del Governo. I

  commercianti, i ristoratori ed i gestori di bar, ormai esasperati per la loro condizione prefallimentare, non possono  che condannare questi sterili giochi burocratici e gravi conflitti   istituzionali  che rendono quanto mai  critiche e sempre meno affidabili le logiche delle diverse fasce, gialla, arancione e rossa, da assegnare alle singole Regioni.

Il tutto senza dimenticare come in tali logiche si va a consolidare la assurda ed atipica discriminazione tra commercianti, i cui negozi sono aperti nelle Regioni a fascia gialla o arancione, ed i gestori di ristoranti e di bar con i locali aperti nella fascia gialla  solo a pranzo o addirittura chiusi nella fascia arancione, con evidenti  impatti drammatici sul  loro conto economico. Non voglio parlare di fallimento della politica sanitaria del Governo, ma  ritengo comunque che  l’auspicio di una crisi di Governo dovrà passare anche per una adeguata e sostanziale  revisione del programma di Governo in materia sanitaria ed economica, perché sia riaffermata e valorizzata  concretamente – anche per i commercianti, per i ristoratori e per i  gestori di bar- la libertà di iniziativa economica garantita dalla nostra storica Carta Costituzionale.

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