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Con la nuova amministrazione che assume il potere negli Stati Uniti, molti degli apologeti dell’Iran, parallelamente alla campagna di ricatto del regime, sperano di tornare a quella che chiamano “l’era d’oro” della condiscendenza. Di fronte alle crescenti attività maligne interne e internazionali dell’Iran, la comunità mondiale dovrebbe prendere una posizione ferma contro il regime.

I Paesi europei sembrano aver chiuso gli occhi su tali attività maligne. Nonostante diversi eventi negli ultimi anni, i Paesi europei non hanno interrotto le loro relazioni diplomatiche con il regime.

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Le recenti espulsioni di diplomatici iraniani da Francia, Paesi Bassi e Albania lo confermano. Quelle espulsioni sono arrivate in risposta a recenti atti di un diplomatico-terrorista del regime, coinvolto in complotti terroristici contro dissidenti iraniani sul suolo europeo. I complotti in questione spaziano da omicidi mirati a tentativi di attacchi con esplosivi contro grandi raduni della Resistenza, come il raduno “Iran libero” che si è svolto appena fuori Parigi nel giugno 2018. Quel particolare incidente ha portato non solo ad espulsioni, ma anche al primo processo per terrorismo in cui un diplomatico del regime iraniano è uno degli imputati.

A seguito di una lunga indagine, quel processo è iniziato formalmente lo scorso novembre in Belgio, dove due degli agenti del regime erano stati catturati in possesso di 500 grammi di esplosivo TATP che avevano pianificato di utilizzare per attaccare il raduno di oltre 100.000 espatriati e uccidere la leader dell’opposizione iraniana, la signora Maryam Rajavi. Le rivelazioni pubbliche del caso includono il fatto che il materiale esplosivo era stato introdotto di nascosto in Europa dal principale imputato, il diplomatico terrorista del regime iraniano detenuto, Assadollah Assadi, tramite un volo commerciale sul quale viaggiava con un passaporto diplomatico.

L’impiego di Assadi come terzo consigliere presso l’ambasciata iraniana a Vienna gli ha permesso di eludere i normali controlli di sicurezza durante i viaggi verso l’Europa e attraverso l’Europa. Questo a sua volta lo ha aiutato a coltivare una rete di agenti terroristi, che egli ha visitato e ai quali ha fornito pagamenti in contanti, in almeno 11 Paesi. Solo di tre di questi agenti si sa che hanno preso parte al complotto terroristico per l’attentato in Francia, quindi solo loro sono stati identificati pubblicamente e denunciati.

Con ogni probabilità, ci sono elementi della rete che rimangono sconosciuti anche alle agenzie di intelligence europee. E, data l’importanza dello status diplomatico di Assadi nel complotto terroristico del 2018, è logico che il regime iraniano abbia installato altri agenti terroristici in ruoli simili nel corso degli anni. Infatti, poco dopo l’annuncio dell’arresto di Assadi, un portavoce delle forze dell’ordine belghe ha dichiarato che la stragrande maggioranza dei presunti funzionari consolari iraniani sono in realtà agenti dei servizi segreti del regime.

Tali osservazioni dovrebbero costituire dei seri avvertimenti sul pericolo intrinseco di mantenere relazioni diplomatiche normali e incondizionate con il principale sostenitore del terrorismo al mondo. Dovrebbero certamente spingere quei governi a riconoscere che sono a maggior rischio di terrorismo iraniano continuando le loro relazioni con Teheran.

Fortunatamente, il Belgio sta indicando la strada verso misure più appropriate perseguendo effettivamente Assadi, il diplomatico iraniano terrorista. Il verdetto nel suo caso è atteso da un giorno all’altro e i pubblici ministeri hanno chiesto che gli venga comminata la pena massima di 20 anni di carcere. Ciò contribuirà notevolmente a dimostrare che i funzionari del regime non sono davvero immuni da conseguenze per il loro sostegno al terrorismo. Ma quel messaggio deve definitivamente essere rafforzato da richieste di una più ampia responsabilità.

I pubblici ministeri nel caso di Assadi hanno messo assolutamente in chiaro che, nel progettare il complotto terroristico del 2018, Assadi non agiva come un agente canaglia, ma operava agli ordini di alti dirigenti all’interno del regime iraniano. La Resistenza iraniana ha già rivelato che gli ordini in questione in definitiva sono arrivati sia dal presidente del regime Hassan Rouhani, sia dal leader supremo Ali Khamenei. Il ministro degli Esteri del regime Mohammad Javad Zarif, apprezzato come “moderato” dai leader dell’UE, ha facilitato il complotto terroristico e ha fornito una copertura diplomatica ad Assadi.

Questi fatti confermano quanto profondamente il terrorismo sia radicato nella struttura della dittatura teocratica iraniana. Ciò a sua volta evidenzia quanto sforzo dovrà compiere la comunità internazionale per costringere la leadership del regime a cambiare la sua strategia e rinnegare definitivamente il suo uso del terrorismo come modalità di governo. Il regime ha dimostrato che ancora non cambierà strada. Pertanto, le nazioni democratiche del mondo dovranno prendere una posizione ferma isolando completamente il regime e dovranno porre fine alla politica di condiscendenza. I leader dell’UE dovrebbero anche chiudere le ambasciate del regime ed espellere i suoi agenti – per la propria sicurezza.

Mahmoud Hakamian

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