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Secondo la ricerca della Fondazione Deloitte un’azienda su quattro non trova i profili professionali Stem di cui ha bisogno. E sono ancora meno le donne impiegate in questo ambito. Un grande paradosso, in un Paese con un tasso di disoccupazione femminile elevatissimo e un bisogno crescente di competenze tecniche e scientifiche. 

Una celebrazione mondiale per portare i riflettori sull’importanza dell’inclusione delle ragazze nei percorsi di studio e lavoro di ambito tecnico-scientifico. Un terreno su cui l’Italia può crescere molto: solo un quarto degli iscritti a facoltà Stem oggi è donna. E solo il 27% del totale degli universitari italiani è impegnato in percorsi di studio in questi settori.

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Il Covid spinge i nuovi corsi in medicina e lauree Stem Dalle proposte di nuovi corsi di laurea che le università italiane hanno presentato al Cun (Consiglio Universitario Nazionale), emerge che tra i pochi “effetti collaterali” positivi della pandemia in corso c’è la presa di coscienza dell’importanza della ricerca scientifica e un conseguente aumento dell’offerta formativa Stem negli atenei italiani. Una notizia positiva, perché «se c’è qualcosa che è diventato evidente a tutti con il Covid-19 è che in futuro, la competizione globale sarà tutta incentrata sulla capacità di innovazione scientifica e tecnologica», dichiara Stefania Papa, People & Purpose Leader di Deloitte.
Un terreno su cui l’Italia può crescere molto: caratterizzata da poli di eccellenza assoluta, ma anche da altissimi tassi di “fuga dei cervelli”, il nostro Paese fa ancora troppo poco per incentivare la cultura tecnico-scientifica tra i nostri giovani. Come dimostrano i risultati della ricerca della Fondazione Deloitte, nel 2019 soltanto il 27% percento dei nostri immatricolati universitari era iscritto a un corso di laurea Stem. E di questo 27% solo un quarto era costituito da ragazze. Un gender gap ancora molto consistenze e che, pure, non ha niente a che vedere con le capacità o le propensioni di maschi e femmine: secondo i dati raccolti dalla nostra ricerca, infatti, le studentesse impegnate in percorsi universitari Stem si laureano con voti di laurea mediamente più alti e in meno tempo dei loro colleghi maschi.
Eppure, le donne che lavorano in ambito scientifico, oggi, sono ancora una minoranza. Una situazione paradossale, in un Paese che oggi sfiora il 30% d disoccupazione giovanile e che, nel solo mese di dicembre 2020, secondo Istat, ha prodotto 101 mila nuovi disoccupati, di cui 99 mila donne. «Un dato preoccupante che ci deve spingere a riflettere sulla necessità di cambiare rotta, investendo con più decisione su donne e scienza in modo da colmare quel gap occupazionale che, secondo la nostra ricerca, porta quasi un’azienda su quattro (23%) a non trovare i profili professionali Stem di cui ha bisogno», sottolinea Stefania Papa.
«Cybersecurity, tecnologie biomediche, robotica e intelligenza artificiale: basta fare pochi esempi per capire quanto è importante che l’Italia investa in istruzione e ricerca Stem e includa le ragazze in questo ambito strategico. Cosa ancora più importante: oggi abbiamo la possibilità di trasformare questo proposito in azione concreta, grazie alle risorse del Next Gen Eu», conclude la People&Purpose Leader di Deloitte. «Non dobbiamo disperdere questa opportunità. Sarebbe un grande spreco di talenti e di risorse economiche. Sarebbe una partita persa per tutti: per le donne, per la scienza e per il Paese».

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Il network di Deloitte è impegnato attivamente su questi temi e per l’11 febbraio alle 17 e 30 organizza sulla pagina di Deloitte Italia una diretta Instagram per annunciare l’avvio della collaborazione di Deloitte con SheTech, associazione no profit che ha l’obiettivo di colmare il gender gap nel mondo della tecnologia, del digitale e dell’imprenditoria. Durante la diretta si parlerà inoltre di talenti femminili, condividendo esperienze e idee per avvicinare le donne e le ragazze al mondo Stem.

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