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Esiste una canzone che suonavo alla fisarmonica alcuni decenni fa (1960 ?) a titolo  : “L’Amore è una cosa meravigliosa” ed, oggettivamente penso, anche al di là della bellezza della giovane età rispetto a quanto mi investe oggi personalmente,  che allora fosse davvero così.

Si andava volentieri al lavoro, si cercava di dare il massimo in quanto, oltre al riconoscimento in termini anche di carriera, si percepiva una soddisfazione interiore che ti dava una carica per godere insieme con la famiglia una qualche parentesi di riposo all’insegna della gioia di vivere e, nel contempo, di trasmettere tale gioia.

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Oggi non è più così: tutto è precipitato in una situazione dalla quale, per vivere, ti devi difendere. Tutto si è complicato, le regole – per quanto necessarie –  ti opprimono non tanto perché non le si condivida, quanto per il fatto che esse stanno per togliere quel “sale” che costituiva una linfa essenziale per socializzare in chiave serena, sincera e di reciproco aiuto nel caso di necessità. Oggi, al contrario, non ti avvicini più a chi ha bisogno perché, dare una mano, potrebbe essere suscettibile di qualche problema:  oggi, per esempio,  se uno è in panne con la macchina, difficilmente trovi chi si ferma, specie di notte,  in quanto si pensa che lo “sfortunato” abbia messo in scena un qualcosa per derubarti o altro…e ciò al di là delle “rogne” potenziali successive con le istituzioni, vigili, polizia, testimonianze ecc.ecc.

La Chiesa, ogni giorno, cerca di rinverdire il concetto di socialità, di comunità, ma anche le omelie sembrano acqua fresca, fatte salve alcune eccezioni ad opera di religiosi convinti. Oggi manca il sale della vita, tanto da dover attualizzare la… Divina Commedia dove nel canto XVII del Paradiso Cacciaguida, bisavolo di Dante, nel profetizzare al poeta l’esilio lo fa proprio con queste parole  “Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui…” con la differenza che oggi il sale non esiste più neanche nelle  “altrui” scale.  Infatti il pianeta, anche se circondato da oceani salati, vive ormai da anni in uno stato di tale insipidezza esistenziale da non percepire alcun gusto anche di fronte alle pietanze sociali, non…commestibili in questo caso ,  più saporite.

Il guaio è che detto sale sta ormai esaurendosi al punto che: la scienza litiga sul virus (i soloni della sanità sono ogni giorno in aspro contrasto fra loro); persino il Papa ammonisce i suoi vescovi invitandoli alla sobrietà; le istituzioni partitiche offrono spettacoli immorali, tanto per usare un eufemismo; la stampa dice tutto ed il contrario di tutto nello spazio di qualche minuto; i cittadini, disarmati al massimo, in odore di fame, sembrano aspettare con la bocca aperta come fanno gli uccellini in attesa della “mamma”;  la famosa luce a fine tunnel viene confusa con i fari del treno che sta entrando in detto tunnel .

Adesso aspettiamo Draghi che, per quanto uomo di valore, non potrà mettere “sale” in certe zucche che non hanno ancora capito che siamo ad una svolta cruciale in relazione alla quale, prima ancora dei  cosiddetti ristori, è necessario una metamorfosi mentale a 360 gradi della politica, non dimenticando che il “Recovery”, peraltro già speso a metà se si tiene conto dell’indebitamento di  ulteriori 160 miliardi in un solo anno, motivati da crisi pandemica, ristori, paracaduti vari iniettati all’economia, ecc.ecc., tutto ciò dovrà far aprire da subito gli occhi ai ciechi !!!

Soluzioni non le vedo all’orizzonte in quanto il mondo presenta delle serie irreversibilità in direzione di un sistema fisiologicamente naturale, costretto com’è ad affrontare ogni giorno dei problemi per la stessa sopravvivenza, diventata ormai difficile, da inventare last minute, da contemperare nella dialettica ad evitare conflitti, da combattere contro i delinquenti informatici che ricattano facendosi pagare in bitcoin,  e quant’altro, aspetti tutti che alla fin fine esasperano e determinano ogni tipo di astenia psico-fisica.

Quanto mi piacerebbe ricevere, come una volta, una semplice cartolina di saluti da parte di un amico o amica quando si andava a fare una gita, realtà che ti faceva assaporare il senso dell’amicizia, della comunità, della semplicità che univa, che dava un senso di gioia al punto da inserirla anche in qualche libro; al contrario, quando oggi apri la cassetta delle lettere, trovi solo bollette salate (di altro sale rispetto a quello appena citato) da pagare e contravvenzioni per aver superato di soli 10 km la velocità consentita, realtà quest’ultima, per quanto istituzionalmente  necessaria, che finisce per esacerbare gli animi e frustrarci dentro. Se questo esempio viene  considerato in chiave estensiva, è chiaro che la luce continuerà ad essere sempre quella del treno che entra nel tunnel…

 

Arnaldo De Porti

Belluno Feltre

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