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Il discorso di Mario Draghi oggi in Senato ha toccato alcuni temi di cruciale importanza per quel vero cambio di paradigma su cui Slow Food da tempo ormai insiste. Il momento storico che stiamo vivendo, l’autorevolezza e l’esperienza del nuovo Primo ministro, l’orizzonte temporale cui ha accennato – cosa faremo nel 2050 – e i confini politici oltre ai quali ha lanciato lo sguardo – Europa, Mediterraneo, Balcani, Africa – ci fanno guardare ai prossimi giorni e alle prime proposte con attesa e fiducia.

 

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Ambiente e biodiversità: la strada è giusta

 

Draghi ha evidenziato l’importanza della biodiversità, tema sul quale, da oltre trent’anni, Slow Food lavora con progetti concreti, come i Presìdi e l’Alleanza Slow Food dei cuochi, e ha riconosciuto che «lo spazio […] sottratto alla natura potrebbe essere stata una delle cause della trasmissione del virus dagli animali all’uomo». Ha ricordato ancora le parole di Papa Francesco secondo cui «le tragedie naturali sono la risposta della Terra al nostro maltrattamento». Ha accennato al dissesto idrogeologico, a cui Slow Food avrebbe aggiunto anche la drammatica perdita di suolo (e di fertilità dei suoli) cui è soggetto il nostro Paese.

La consapevolezza della necessità di articolare il Piano nazionale di ripresa e resilienza attorno al tema della tutela ambientale espressa dal Presidente del Consiglio rappresenta, secondo Slow Food, il punto di partenza del processo di ripresa economica. Promettente, in questo senso, il richiamo di Mario Draghi all’agricoltura, alla bellezza dell’Italia basata su arte e paesaggio, all’importanza delle aree interne e di un turismo che non devasti il territorio.

 

Agricoltura e alimentazione: sì, ma quali?

 

Ci piacerebbe vedere tra i primi interventi del governo Draghi il tema che secondo Slow Food permette di leggere a 360° il sistema produttivo, economico, culturale e sociale in cui viviamo, una delle principali cause delle crisi climatica e ambientale, ma anche tra le prime soluzioni per risolverle. In questo primo discorso avremmo voluto sentir parlare anche di cibo e di chi il cibo lo produce e lo trasforma, di quelle migliaia di piccole aziende agricole che curano i territori e i paesaggi, che costituiscono il tessuto delle comunità italiane, dei piccoli borghi che quel turismo rispettoso non devasta ma nutre.

Si tratta di un argomento al centro degli ultimi impegni intrapresi dall’Unione europea con le Strategie sulla Biodiversità e Farm to Fork, che può permettere di lavorare da una prospettiva univoca sui 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che riunisce l’impegno dei giovani e delle donne, la tutela del paesaggio e il sostegno alle piccole economie.

Se è vero che «ogni spreco oggi è un torto che facciamo alle prossime generazioni, una sottrazione dei loro diritti», allora è dal cibo che ogni giorno consumiamo, dall’armonia con le risorse naturali con cui viene prodotto, dai diritti di chi lo produce e dalle garanzie per i consumatori che, secondo Slow Food, si deve partire.

Nell’augurare al Presidente Draghi buon lavoro, auguriamo anche a tutti noi che su questi pilastri accenda l’impegno proprio e dei ministri che compongono la nuova compagine di governo.

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