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Da un lato la presenza femminile negli organi esecutivi e legislativi dei paesi Ue è aumentata negli anni. Dall’altro, l’accesso alle posizioni chiave del potere politico risulta ancora limitato per le donne, in alcuni stati membri più che in altri.

Dal 26 gennaio 2021 l’Estonia ha per la prima volta nella sua storia una prima ministra, Kaja Kallas. Un evento che porta a 5 su 27 le donne a capo degli attuali esecutivi dei paesi dell’Unione europea. Una quota residuale, pari al 22%, che non migliora osservando altri ruoli chiave, sia del potere esecutivo che di quello legislativo. Se infatti da un lato la presenza femminile nei governi e nei parlamenti è aumentata negli anni, dall’altro l’accesso alle key positions risulta ancora limitato. Con grandi divari soprattutto tra gli stati membri del nord e del nord-est e il resto d’Europa

34,5% le donne tra tutti i ministri degli interni dei paesi Ue, considerando anche l’esecutivo del Regno Unito e la commissione europea.

È la quota più alta di presenza femminile tra le posizioni chiave di governo individuate (presidente della repubblica, del consiglio, ministro dell’economia, degli esteri, degli interni, della sanità). Mentre il ruolo meno ricoperto è quello di ministro dell’economia, affidato a una donna solo in 4 dei 29 esecutivi considerati (13,8%). Osservando poi in particolare l’Italia, questa key position non è mai stata affidata a una donna, così come quella di presidente del consiglio e di presidente della repubblica. Dal 2001 a oggi nel nostro paese, solo 3 delle 6 posizioni considerate sono state occupate da donne: quella di ministro degli esteri, degli interni e della sanità.

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