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“Dopo questi fatti, Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?» Questo lo diceva per metterlo alla prova; lui infatti ben sapeva quello che stava per fare” (Gv 6, 1 – 6). Così, Giovanni, nel racconto della moltiplicazione dei pani. Le parole di Gesù, secondo il racconto dell’evangelista, sortivano il loro effetto, grazie ai segni che Gesù faceva sugli infermi.
Stavo pensando a quale effetto possano sortire le sagge, importanti parole pronunciate dal Papa durante il suo pellegrinaggio in Iraq. Ha chiesto perdono, il Papa, “al cielo e ai fratelli per tante distruzioni e crudeltà”. Ha detto basta con le armi e con chi le produce, giacché è necessario dar “voce al grido degli oppressi e degli scartati perché nel pianeta troppi sono privi di pane, medicine, istruzione, diritti e dignità”. Ha ricordato la profezia di Isaia: “I popoli spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci”, e ha detto che non si è realizzata, giacché  “spade e lance sono diventate missili e bombe”.
Parole importanti, che ovviamente è un bene siano state pronunciate, ma quale l’effetto? Su chi? Le persone buone e oneste, forse potranno diventare ancora più buone e più oneste, ma gli appassionati delle armi e della guerra, i potenti crudeli della terra, potranno essere minimamente sfiorati da quelle parole? Potranno quelle parole cambiare il loro cuore? Papa Francesco non fa segni sugli infermi.
Renato Pierri

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