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Assenza delle istituzioni ma anche dei cittadini su una vicenda annunciata

            ” Negli ultimi tempi è nata una sorta di nuova moda: quella di addebitare tutti gli accadimenti negativi alla pandemia, generata dal Covid-19 – esordisce Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, già presidente della Circoscrizione del Vomero, che nei giorni scorsi ha lanciato, per primo, l’allarme per la scomparsa del cinema Arcobaleno, in via Carelli, a pochi passi dello stadio Collana, mentre erano in corso i lavori da parte dell’impresa incaricata -. E la stessa prassi adottata per tante persone che muoiono ogni giorno, molte delle quali affette da precedenti gravi patologie, il cui decesso presumibilmente avviene dunque   “con il Covid-19” ma non solo “per il Covid-19” “.

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            ”  Adesso -sottolinea Capodanno – si vorrebbe far credere cha la scomparsa del cinema Arcobaleno, nato nel lontano 1958 come cinema Stadio, dunque con oltre 60 anni di vita, tranne la breve parentesi tra il 2014 e il 2015 durante la quale rimase chiuso, sia figlia del Covid-19, che, al massimo ha rappresentato la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso già pieno, e non dalla totale assenza di normative e di valide iniziative per sostenere, anche economicamente, un settore, quello delle sale cinematografiche, in crisi da tempo, sia a livello nazionale che a livello locale “.

            ” Che la crisi riguardasse, tra gli altri, pure il cinema Arcobaleno – ricorda Capodanno – era ben noto a tutti già da quando la sera del 26 gennaio 2014, una domenica d’inverno, davanti a una platea mesta per la chiusura annunciata, si abbassarono le saracinesche in via Carelli dopo l’ultima proiezione. Solo dopo una petizione popolare da me promossa e una serie d’iniziative, tra le quali un flash mob, e dopo ben oltre un anno e mezzo di chiusura, scongiurata la possibilità di un cambio di destinazione d’uso, alla fine del mese di agosto dell’anno seguente, il cinema riaprì “.

            ” Ma oggi – puntualizza Capodanno -i, quando oramai anche gli arredi sono stati smontati e portati via, come testimoniamo le quattro poltroncine rosse abbandonate temporaneamente sulle strisce blu, dinanzi al locale, immortalate nella foto da me scattata e pubblicata, la quale è diventata in questi giorni virale, comparendo su tutti gli organi d’informazione, che senso ha promuovere iniziative, come la petizione della quale si legge su alcuni organi d’informazione, tese a far tornare quello che non potrà più tornare, dal momento che notoriamente è stata già definita la nuova destinazione d’uso e sono in fase avanzata i lavori in corso per trasformare quei locali in un centro commerciale cinese, del quale non si avvertiva alcuna necessità, visto peraltro che ne sono sorti già diversi da quando, nel novembre del 2013, la prima attività di questo genere sbarcò nella centralissima via Luca Giordano ? “.

            ” Si tratta, come purtroppo capita di frequente – aggiunge Capodanno- d’iniziative di mera facciata, per conquistare un poco di spazio sugli organi d’informazione, senza che in questi anni si sia mosso un sol dito, con iniziative concrete, per evitare l’ennesima chiusura di un importante punto di riferimento, storico, culturale e sociale del quartiere e della città. Le istituzioni competenti, amministrazione comunale in testa, avrebbero potuto varare, nel frattempo, anche a Napoli, le norme “salva-cinema” che in altre città, come Bologna e Firenze, hanno salvato altrettante sale cinematografiche storiche. Si sarebbero potute  utilizzare le norme della legge della regione Campania sui locali storici, per vincolare la destinazione d’uso di una sala con oltre mezzo secolo di vita “.

            ” Ma tutto questo purtroppo non è avvenuto – conclude amareggiato Capodanno- . Si è fatto come lo struzzo nascondendo la testa nella sabbia mentre oggi si piangono inutili quanto tardiv lacrime di coccodrillo per la scomparsa ampiamente prevedibile e prevista di un altro luogo simbolo della storia del quartiere e dell’intera città. Complice la latitanza delle istituzioni ma anche della cittadinanza, a partire dalla cosiddetta intellighenzia, artisti, scrittori, intellettuali,  uomini  di spettacolo che, di fronte a tanto scempio, hanno continuato a stare silenti alla finestra “.

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