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In risposta alle discussioni odierne a Vienna sul programma nucleare del regime iraniano, Mohammad Mohaddessin, presidente della Commissione Affari Esteri del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran (CNRI), ha affermato quanto segue.

La Resistenza iraniana accoglie con favore ogni tentativo di impedire al regime dei mullah di ottenere una bomba nucleare. Il programma nucleare del regime va a scapito del popolo iraniano. Procurarsi o ottenere armi nucleari è un pilastro vitale della strategia di sopravvivenza del regime iraniano.

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Il regime persegue l’obiettivo di ottenere armi nucleari per esercitare i suoi disegni egemonici sui Paesi vicini e ricattare gli interlocutori stranieri per assicurarsi concessioni economiche e politiche e fare accettare il suo comportamento criminale e la continuazione della repressione del popolo iraniano.

A seguito della firma del Piano d’Azione Globale Congiunto (PACG) nel 2015, la presidente-eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza dell’Iran, Maryam Rajavi, ribadì che “l’aggirare le sei Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e un accordo non firmato, che non ha i requisiti di un trattato internazionale ufficiale, non bloccheranno né i percorsi dei mullah verso l’inganno né il loro accesso a una bomba nucleare”.

Dopo sei anni, è universalmente accettato che il PACG non ha dissuaso il regime dall’ottenere una bomba nucleare. I mullah hanno speso gli improvvisi profitti finanziari derivanti dalla revoca delle sanzioni per armare, addestrare e finanziare i loro delegati in Medio Oriente, rinnovare i loro complotti terroristici sul suolo europeo, far avanzare ed espandere il programma di missili balistici, continuare il programma nucleare e reprimere il popolo iraniano. Se il passato è un prologo, nessuna quantità di concessioni politiche o economiche con alcun pretesto modererà il comportamento di questo regime. Negazione, inganno e doppiezza fanno parte del suo DNA.

Dal 2015 il regime iraniano non solo ha intensificato la repressione all’interno, ma ha anche aumentato il suo terrorismo in Europa. Nel febbraio 2021, dopo due anni e mezzo di indagini, un tribunale belga ha condannato un diplomatico del regime e tre dei suoi complici per aver tentato di attaccare con una bomba nel giugno 2018 il raduno annuale del CNRI in un sobborgo di Parigi, dove erano presenti decine di migliaia di persone. Il “diplomatico” ha agito per conto del Ministero dell’Intelligence e della Sicurezza con la piena collaborazione del Ministero degli Affari Esteri del regime. Il silenzio e l’inazione dell’UE di fronte a questo sfacciato atto di terrorismo sono inaccettabili e incoraggiano solo il regime a continuare tale comportamento.

In realtà, non c’è stato un singolo sito o progetto di ricerca di cui il regime abbia volontariamente informato l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Ha semplicemente ammesso l’esistenza di tali siti o progetti solo dopo che l’AIEA l’aveva confrontato con prove inconfutabili e aveva forzato le mani di Teheran.

Pertanto, in qualsiasi negoziato con Teheran, il rispetto dei diritti umani e la cessazione del terrorismo devono essere in primo piano.

La rivelazione da parte della Resistenza Iraniana del sito di arricchimento dell’uranio di Natanz e dell’impianto di produzione di acqua pesante di Arak nell’agosto 2002 e le successive rivelazioni hanno svelato fino a che punto il lavoro clandestino del regime sulle armi nucleari era avanzato e hanno innescato le ispezioni dell’AIEA e le conseguenti misure da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Senza di esse, ormai i mullah avrebbero avuto la bomba.

Siamo orgogliosi di essere la principale fonte di rivelazioni sul programma segreto di armi nucleari del regime. Resta il fatto innegabile che il regime dei mullah non ha dichiarato l’intera portata del suo programma nucleare e ha lasciato molte domande senza risposta.

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