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Sotto il nome di un noto quotidiano cattolico, si legge: “Fatti per la verità”.  Ed ecco il cappello di un pezzo dedicato ai due pastorelli di Fatima, Giacinta e Francesco Marto: “La Chiesa celebra oggi la memoria liturgica dei due pastorelli che il 13 maggio 1917, insieme alla cugina Lucia dos Santos, videro per la prima volta la Madonna. Che chiese loro: «Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà inviarvi, in atto di riparazione per i peccati da cui Lui è offeso e di supplica per la conversione dei peccatori?». La risposta fu: «Sì, lo vogliamo»”.
E dov’è la verità? Non mi soffermo sulla certezza dell’autore che i tre pastorelli videro la Madonna, ma vale la pena costatare quanta verità possa esserci nella domanda che viene attribuita a Maria.
Innanzi tutto possiamo osservare che solo in circostanze di assoluta necessità una madre potrebbe chiedere sacrifici a delle creature innocenti. Questa strana, cinica Signora chiede ai tre pastorelli (in realtà solo a Lucia) se vogliono sopportare tutte le sofferenze che Dio vorrà inviargli. E da dove è saltato fuori questo Dio crudele che manda sofferenze ai bambini? Forse per questo Gesù disse: “Lasciate che i fanciulli vengano a me”? Per elargirgli sofferenze? E lo scopo dei sacrifici? La riparazione dei peccati. Ora, sfido chiunque a trovare un solo versetto del vangelo che inviti i bambini a sacrificarsi in riparazione dei peccati altrui. Non esiste. E sfido chiunque a trovare un solo versetto che inviti i bambini a sacrificarsi per la conversione dei peccatori. Non esiste.
La domanda della bella Signora sull’elce, era assurda, sconcertante, giacché in contrasto e con la ragione e col vangelo.
Renato Pierri

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