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Il giorno 11 aprile si festeggia santa Gemma Galgani (Lucca 1878 – 1903). Tormentata in vita dal suo Gesù immaginario, e dal suo diavolo immaginario, non fu lasciata in pace neppure dopo la morte. Molto malata, aveva detto al passionista, padre Germano Ruoppolo: “Badi bene, sa padre, dove mi mette. Non lasci Lucca, prima di aver bene assicurato il mio cadavere. Il mio corpo non vo’ che sia da alcuno veduto né tocco, perché è di Gesù”. Il passionista promise; e l’ingannò. Dopo 14 giorni dalla sepoltura, dietro suo invito la salma della sventurata ragazza fu riesumata. Le carni immacolate, “tempio dello Spirito Santo”, come tante volte le era stato ripetuto, furono tagliate dal signor Angelo Grotta: ne estrasse il cuore e ne fece due parti, per vedere se vi fossero segni “speciali e straordinari”. Erano presenti, oltre al sezionatore, il cavalier Matteo Giannini, un avvocato, due medici e due monache di San Camillo de Lellis. Fu trovato solo sangue fluido. Niente di prodigioso, poiché è possibile trovare sangue fluido in un cadavere anche un paio di settimane dopo il decesso (J.F. Villepelé, La follia della croce, Città Nuova; Renato Pierri, La Sposa di Gesù Crocifisso, Kaos Edizioni).
Renato Pierri

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1 commento

  1. Vent’anni uscì questo libro. Oggi lo scriverei in maniera diversa. Sarei un po’ meno ironico, più distaccato, e mostrei maggior comprensione per la povera Gemma, vittima di un cristianesimo malato e di persone che, come lei, del vangelo non avevano capito molto.
    Renato Pierri

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