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Roma. «La parola ha un suono e un ritmo ed è importante legarla alla parte musicale. Faccio musica cercando di ascoltare, di lasciarmi indirizzare e condurre dalle suggestioni che raccolgo».

È l’ammissione fatta da Joe Barbieri alla presentazione del suo nuovo album “Tratto da una storia vera” disponibile in digitale e in cd negli stores dal 16 aprile in Italia e in Europa e dal 22 anche in Giappone.

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«In questi tempi il nuovo disco potrebbe apparire poco ricettivo invece è possibile – ha precisato – La canzone mi ha rivelato la fede e la sete dell’arte. Questo lavoro nasce da tanto del mio vissuto e ho la percezione che si tratti di un disco totale: c’è davvero il trapassato, il passato, il momento attuale, il futuro, gli artisti che ho incontrato nella mia via, c’è un pezzettino di alcuni di loro, ci sono le mie passioni, i cibi che mangio, c’è veramente tutto; la pandemia ha avuto il merito di farli venire a galla, ho anche avuto il tempo di studiare mentre prima ho lasciato da parte il mio aspetto creativo».

Joe Barbieri non si è fatto sopraffare da questa pandemia.

«Mi ha dato l’opportunità di fermarmi e di recuperare un ritmo adatto e di studiare molto – ha riflettuto – Alla fine è arrivato un disco che non avrei mai pensato di fare, si è quasi autodeterminato: ho sperimentato una volontà famelica di disponibilità, dovuto al fatto che si sia suonato poco, trovando una grande disponibilità da parte di colleghi e musicisti».

Joe Barbieri ha confezionando un album palpitante, cinematico, generoso, in cui ogni canzone “vibra” con passione e luminosa onestà, un album pervaso da una spina dorsale sinfonica con sonorità brasiliane e jazz.

«L’amore per la musica brasiliana nasce in epoca recente – ha fatto notare – 15 anni sono stati una folgorazione con Joao Gilberto, Chico Buarque, gli arieti che hanno scatenato questi interessi: comunque la realtà della musica brasiliana interagisce con quella napoletana in maniera inconsapevole con Roberto Murolo al centro».

Al fianco del musicista in questo disco c’è una schiera di amici, da Sergio Cammariere, a Fabrizio Bosso, da Tosca a Jaques Morelenbaum; nel brano “In buone mani” c’è Carmen Consoli.

«Gli incontri sono frutto dell’istinto e ci credo molto nell’istinto – ha osservato – Anche con Camena è accaduto così: è la voce che poteva raccontare le mie storie in un brano scritto in tonalità maschile, di difficile condivisione e difficile per lei da aggredire; Carmen è stata brava e intelligente da consegnarmi un risultato meraviglioso, superiore a quello che avevo sperato, nonostante le complicanze dei tempi non mi ha permesso di lavorare con lei direttamente: mi ha fatto avere una serie di registrazioni di questo brano affrontato in diverse maniere e ha fatto scegliere a me, un comportamento da persona che ama il proprio lavoro. Tosca mi ha aiutato, entrambi condividiamo la scoperta, da lei ho imparato non soltanto il rigore ma anche l’empatia e il suo modo di fare il suo lavoro».

In “Tu, io e domani” sono presenti Fabrizio Bosso, Luca Bulgarelli, Sergio Cammariere e Tosca.

«Ho scritto questa canzone all’inizio della pandemia – ha rivelato – È stato come oggetto di stupore di lontananza e reclusione forzata, quasi un gesto di guardare al domani: non poteva bastare, e così ho chiamato questi amici a vestire questa canzone e di conseguenza a trasformarla in una donazione di 40 mila euro da devolvere alla Protezione Civile».

“Vedi Napoli e poi canta” e “Lazzari felici” non tradiscono le origini napoletane dell’artista.

«Napoli è nel mio dna – ha confermato – Sono fermamente convinto che quando un italiano va all’estero venga fuori tutta la sua napoletanità: ho capito che non era necessario esibirla o celebrarla o mostrarla ma raccontarla attraverso altri canali. Questo disco ha una valenza totale con Napoli, ed è importante avere avuto in “Lazzari felici” una scintilla da Pino Daniele che non potevo lasciare fuori anche se il brano è nato senza pensare a questo arrangiamento: la scelta è stata casuale, ero da solo in casa e sono passato senza pensare ad altro a darle questo vestito, una scelta molto istintiva».

In “Niente di grave” suona Jaques Morelenbaum, lo strumentista, arrangiatore, direttore d’orchestra, compositore e produttore musicale brasiliano.

«È stato un regalo che speravo di potermi fare prima o poi – ha sottolineato – Era logico poter condividere con lui la musica brasiliana: avevo questo brano che mi apparteneva ma che ben si potesse inserirlo per creare un ponte con lui».

A chiudere l’album è la strumentale “Mentre ridi”.

«Questo disco ha necessità di essere osservato nella sua interezza – ha confessato – Questa strumentale mi fa pensare ed è un ponte tra quello che sto facendo e quello che potrei fare in futuro: scegliere la parola con maggiore accuratezza in favore della musica strumentale, e magari scrivere per il cinema. Mi avvicino ai 50 anni e penso che sia importante saper tacere: le mie parole possono essere sottoposte a una scelta attenta, e anche tacendo si parla, scegliendo cose da non dire. Mi considero un grandissimo ignorante in musica, mi piace il jazz, la classica, mi arrivano suggestioni da Giacomo Puccini e da Ennio Morricone».

Il disco arriverà dal 22 aprile anche in Giappone.

«Il Giappone è una storia d’amore che affonda le radici da tanti anni – ha confidato – È stato il primo Paese che ha pubblicato un mio ‘best of’, ma comunque sento che abbia una cultura molto affine alla nostra».

“Tratto da una storia vera” si sviluppa sulla distanza di undici brani, dieci dei quali sono a firma dello stesso Joe Barbieri.

Franco Gigante

 

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