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Bocciare le richieste di nuovi impianti in terreni agricoli in Sicilia, favorendo invece l’installazione sui tetti e in altre aree già urbanizzate a beneficio di famiglie e piccole e medie imprese. È quanto chiede Attiva Sicilia al governo regionale attraverso una mozione presentata all’Ars.

“Con meno del 10 per cento delle superfici impermeabilizzate – afferma Valentina Palmeri, deputata regionale di Attiva Sicilia e portavoce dei Verdi all’Ars – anzi, con i soli tetti dei palazzi, si può produrre l’energia che serve alla Sicilia, come evidenziano tecnici qualificati ma anche il responsabile della Strategia di Terna in una recente intervista. Nella nostra regione, fra l’altro, il 60 per cento del suolo è già in fase di compromissione, nel resto sono presenti colture di pregio. Ecco perché bisogna agire per evitare l’ulteriore aggressione dei terreni destinati all’agricoltura”.

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Palmeri rileva che “sempre più spesso si assiste a proposte, da parte delle imprese di settore, direttamente a proprietari di terreni agricoli per acquisire aree per gli impianti. Contemporaneamente, il ministro per la Transizione ecologica, ha recentemente annunciato una semplificazione delle procedure per la realizzazione di nuovi impianti anche in area agricola, mostrando preoccupanti limiti nella visione ambientale ed economica. Perorare la causa dei grandi gruppi finanziari che continuano ad accumulare ricchezza alimentando sperequazione ed estremismi è profondamente ed eticamente inaccettabile a fronte di un modello distributivo che, integrato nel tessuto urbano, industriale e rurale, garantirebbe anche la redistribuzione della ricchezza prodotta dall’energia a cittadini, imprenditori, condomini che possono utilizzare i propri tetti, tettoie e superfici. Una valenza economica che supera ampiamente i 10 miliardi di euro con conseguente incremento della forza lavoro per migliaia di piccole e medie aziende installatrici e la nascita di nuove imprese”.

Non secondari sono le conseguenze negative della proliferazione di impianti fotovoltaici in terreni agricoli: “Anche in presenza di parere positivo VIA – spiega Palmeri – le ricadute negative sono molteplici: abbandono colturale, riduzione dei valori fondiari, modifica degli habitat con perdita di biodiversità e riflessi sugli equilibri ecologici, modifiche della permeabilità dei suoli e delle dinamiche idrauliche dei suoli, incremento del rischio di desertificazione”. Palmeri conclude evidenziando che “tali impianti, nel caso in cui apportassero, come praticamente sempre, danno al suolo ed alla biodiversità, potrebbero non essere finanziati dal mercato, ai sensi del Regolamento Tassonomia, e potrebbero compromettere il programma siciliano di ripresa e resilienza da finanziare con i fondi europei che vietano azioni a sostegno di opere o azioni che danneggiano l’ambiente. Fra l’altro la bozza del PNRR inviata a Bruxelles è già inciampata proprio su questo Regolamento e deve essere revisionata”.

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