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Quasi 20 milioni di euro saranno distribuiti dal Ministero della Cultura (MiC) nel triennio 2021-2023 ai 210 istituti culturali privati ma di interesse pubblico che, ex l. 17 ottobre 1996 n. 534, hanno diritto al contributo annuale dello Stato per il 2021-2023. ‘Vincitori’, su 283 partecipanti, sono gli istituti ai quali la Commissione preposta, non avendo riscontrato irregolarità formali né ritardi nell’invio della domanda, com’è invece accaduto in 11 casi, ha attribuito un punteggio almeno pari a 35/100. Sono rimasti fuori in 62 ma, poiché l’elenco degli esclusi non è pubblico, risulta arduo valutare se sia fondata la polemica sulla disomogeneità geografica nella distribuzione delle risorse che vede il Nord fare la parte del leone a discapito del Centro-Sud. Impossibile dire se ciò dipenda dal numero limitato di istituti centro-meridionali che si sono candidati o dal possesso di requisiti insufficienti a consentire loro di raggiungere la soglia minima di 35 punti.

Ben più scabrose, però, sono a mio avviso le conseguenze dell’incremento dei contributi erogati, che non solo ha consentito di accogliere 210 richieste contro le 150 del triennio precedente, ma, per gli istituti già presenti nella tabella 2018-2020, è spesso ben superiore al 100% e spinto fino al picco, in un caso, del 920%. Da qui i 130.000 euro annui (con incremento del 160%) alla “Fondazione Bettino Craxi”, ad esempio, che i più attenti non hanno mancato di stigmatizzare. Personalmente considero ugualmente preoccupanti altre anomalie: esclusioni eccellenti e fin qui non spiegate come la Fondazione “Giuseppe Emanuele e Vera Modigliani” di Roma, ad esempio, ma anche premialità ingiustificate ad istituti che, pur rispondenti ai criteri valutati dalla Commissione, per ragioni di opportunità avrebbero dovuto essere considerati con maggiore prudenza, se non censurati. È quanto chiederò in Commissione “Cultura”, martedì 4 maggio, durante la discussione dell’Atto Governo 251: il parere al quale è assoggettata la tabella dei contributi triennali elaborata dalla direzione generale Educazione, Ricerca e Istituti culturali del MiC.

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Come ho scritto in una interrogazione a Franceschini pubblicata dal Senato il 28 aprile u.s. (http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/18/Sindisp/0/1295437/index.html), mi riferisco a casi gravi come quello della “Accademia Nazionale di San Luca”, beneficiaria di 164.000 euro annui (con incremento del 56,2%), che “nonostante lo scandalo della dispersione del fondo bibliografico di Palma Bucarelli (cfr. Atto Senato n. 3-01511) non si è costituita parte civile nel giudizio contro i vertici dell’Istituto stesso, accusati di avere avuto responsabilità dirette nella vicenda”, giudizio tuttora in corso ma rigorosamente silenziato dai media, “né ha dato decorosa sistemazione al materiale residuo”, e soprattutto al contributo di 413.000 euro l’anno (con incremento del 33,2%) concesso allo “Istituto Luigi Sturzo”, nonostante “la grave crisi gestionale in cui versa e che si riverbera sulle attività previste e finanziate con soldi pubblici”. Proprio alla luce della situazione del “Luigi Sturzo”, illustrata puntualmente nella suddetta interrogazione n. 3-02477, ho chiesto al Ministro della cultura “se non intenda attivarsi, per quanto di competenza, ai fini di una verifica esaustiva del corretto funzionamento almeno per gli istituti beneficiari di contributi pubblici particolarmente cospicui, esaminandone lo ‘stato di salute’ non solo in rapporto allo svolgimento dei compiti istituzionali ma sotto ogni aspetto, per non rischiare di farsi complice e vittima di una gestione finanziaria poco o nulla oculata”.

 

Sen. Margherita Corrado (Misto Senato – Commissione Cultura)

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