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L’Organizzazione chiede un cessate il fuoco immediato a tutte le parti e a Israele che il blocco su Gaza venga revocato con urgenza e che venga consentito agli operatori umanitari di raggiungere i bambini con aiuti salvavita e l’ingresso senza ostacoli di rifornimenti essenziali e carburante.

 

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Nell’ultima settimana sono stati uccisi 58 bambini a Gaza e due nel sud di Israele e più di mille persone, compresi 366 minori[1], sono rimaste ferite a Gaza, l’equivalente di quasi tre bambini feriti ogni ora, da quando è iniziata l’escalation del 14 maggio tra Israele e gruppi armati nella Striscia. Decine di persone sono state ferite anche nel sud di Israele. Lo denuncia Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, che chiede un cessate il fuoco immediato a tutte le parti.

“Ogni volta che c’è un attacco aereo ci spaventiamo. Appena proviamo a uscire e arriviamo alla porta principale, ne arriva un altro e torniamo dentro il più velocemente possibile. Ogni volta che metto la testa sul cuscino, c’è un altro attacco aereo e mi sveglio terrorizzato” ha detto Khaled *, 10 anni, a Gaza.

I servizi salvavita sono al punto di rottura poiché le linee elettriche sono state danneggiate nei bombardamenti. Le forniture di carburante, che sono le uniche fonti di energia e elettricità nella Striscia di Gaza, sono esigue e Israele ha chiuso il confine attraverso il quale entrano i rifornimenti.

Save the Children lancia un avvertimento su un triplo shock a Gaza. Se da un lato i bombardamenti continuano incessabilmente, dall’altro le strutture sanitarie e le infrastrutture civili potrebbero presto essere lasciate senza l’energia necessaria per erogare forniture cruciali e cure di emergenza. Infine, i bambini gravemente malati e feriti non possono lasciare Gaza per essere curati.

Molti di questi servizi erano già sull’orlo del baratro, alle prese con una seconda ondata mortale di COVID-19 e con scorte mediche limitate a causa del blocco. Secondo le Nazioni Unite, gli ultimi danni alle infrastrutture hanno lasciato 480.000 persone a Gaza con accesso limitato o nullo all’acqua[2].

“Quasi 60 bambini sono stati uccisi a Gaza in una settimana. Quante altre famiglie devono perdere i propri cari prima che la comunità internazionale agisca? Dove possono correre i più piccoli quando gli attacchi aerei piovono sulle loro case? Le famiglie a Gaza e il nostro staff ci dicono che sono al punto di rottura: vivono all’inferno senza un posto dove trovare rifugio e apparentemente senza fine in vista. Le forniture di base e l’energia si stanno esaurendo, aggravando e alimentando ulteriormente questa catastrofe umanitaria” ha dichiarato Jason Lee, Direttore di Save the Children per i territori palestinesi occupati.

Save the Children chiede che il blocco su Gaza venga revocato con urgenza mentre le vite dei bambini sono in bilico. Il governo di Israele e tutte le parti devono consentire agli operatori umanitari di raggiungere i minori con aiuti salvavita e l’ingresso senza ostacoli di rifornimenti essenziali e carburante.

I membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il resto della comunità internazionale dovrebbero collaborare con tutte le parti per facilitare un cessate il fuoco immediato.

È fondamentale cercare una soluzione giusta che affronti le cause alla base di questa violenza, che sostenga la parità di diritti sia per i bambini palestinesi che per quelli israeliani e che ponga fine all’occupazione decennale come unica soluzione sostenibile al conflitto. Ciò garantirà a tutti i bambini della regione di potere vivere in pace.

Save the Children è una delle più grandi organizzazioni non governative che operano nei territori palestinesi occupati (oPt), in Cisgiordania, a Gerusalemme est e nella Striscia di Gaza, che si occupa delle esigenze umanitarie immediate e di sviluppo a lungo termine di bambini e adulti. Con oltre 30 anni di esperienza sul campo, l’Organizzazione attualmente sta implementando programmi nei settori dell’istruzione, della protezione dei bambini, dei mezzi di sussistenza, delle opportunità economiche e della salute psicosociale, oltre a fornire servizi idrici, igienico-sanitari, sanitari e nutrizionali a donne e bambini.

 

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