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9 nuovi miliardari, tra cui gli AD di Moderna e BionTech, hanno accumulato una fortuna pari a 19,3 miliardi di dollari.

Una cifra sufficiente a vaccinare più di una volta l’intera popolazione dei Paesi a basso reddito che, ad ora, hanno ricevuto appena lo 0,2% della fornitura globale di dosi.

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In occasione del Global Health Summit, in programma domani a Roma, appello perché attraverso il ripensamento del sistema di tutela della proprietà intellettuale, si arrivi in futuro ad un vaccino bene comune.

 

Roma, 20 maggio 2021 – Dall’inizio della pandemia gli extra profitti realizzati grazie al regime di monopolio sui brevetti hanno reso miliardari ben 9 manager e investitori dei colossi farmaceutici, tra cui anche gli amministratori delegati di Moderna e BionTech. Questi nuovi super ricchi assieme detengono una ricchezza netta di 19,3 miliardi di dollari, sufficienti a vaccinare 1,3 volte l’intera popolazione dei Paesi a basso reddito. Ad oggi questi Paesi hanno ricevuto appena lo 0,2% della fornitura globale di vaccini, mentre nazioni come India e Nepal sono devastate dalla diffusione del virus.

È la denuncia lanciata da Oxfam e EMERGENCY – membri della People’s Vaccine Alliance – alla vigilia del Global Health Summit, in programma domani a Roma e in forma virtuale, che vedrà la partecipazione dei leader del G20.

 

“I numeri sulla diffusione del virus nei Paesi poveri stridono se comparati ai miliardi accumulati da chi ha tratto profitto dalla pandemia e sono la diretta conseguenza del fallimento della gestione globale dell’emergenza.hanno detto Sara Albiani, policy advisor per la salute globale di Oxfam Italia e Rossella Miccio, Presidente di EMERGENCYNonostante gli enormi finanziamenti pubblici stanziati dai Governi, il sistema di produzione e distribuzione dei vaccini sta anteponendo gli interessi di pochi alla sopravvivenza di miliardi di persone. Non ci stancheremo mai di ripeterlo: dobbiamo porre fine ai monopoli sui brevetti e aumentare la produzione di vaccini per renderli accessibili a tutti prima che sia troppo tardi”.

 

Come avvertono le due organizzazioni, i monopoli sono un limite all’aumento della produzione dei vaccini e consentono alle aziende farmaceutiche di mantenerne alti i prezzi, garantendo così enormi profitti a fronte di una drammatica carenza mondiale di dosi. In cima alla lista dei nuovi miliardari ci sono gli amministratori delegati di Moderna e BioNTech – ciascuno con un patrimonio superiore a 4 miliardi di dollari – due investitori fondatori di Moderna e l’AD di un’azienda addetta al packaging del vaccino Moderna. E proprio Moderna è tra le aziende che hanno usufruito in gran parte di contributi pubblici per lo sviluppo del vaccino. Alla lista si sommano infine altri 3 nuovi miliardari, tutti co-fondatori dell’azienda cinese CanSino Biologics. Oltre a loro, altri otto individui il cui patrimonio individuale pre-Covid superava già il miliardo e che detengono cospicui investimenti in imprese farmaceutiche impegnate nella produzione di vaccini hanno visto aumentare complessivamente le loro fortune di ben 32,2 miliardi di dollari, una somma sufficiente a vaccinare ogni abitante dell’India.

 

La battaglia per la sospensione dei brevetti e l’indecisione del Governo italiano

All’inizio di maggio l’amministrazione Biden ha appoggiato la proposta di India e Sud Africa presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio per la sospensione della proprietà intellettuale sui vaccini da parte delle Big Pharma. Insieme agli Stati Uniti, la proposta ha incassato già il sostegno di oltre 100 Paesi in via di sviluppo, a cui negli ultimi giorni si sono aggiunti anche la Spagna e la Santa Sede, attraverso l’appello lanciato da Papa Francesco. D’altro canto, però, Paesi come Regno Unito e Germania continuano a difendere gli interessi dell’industria farmaceutica, bloccando un’iniziativa che potrebbe aumentare l’offerta mondiale di vaccini e porre fine al controllo monopolistico sulla produzione. 

 

La dichiarazione di Roma che uscirà dal summit includa l’indicazione per la sospensione dei brevetti

Da qui l’appello affinché la dichiarazione di Roma, che uscirà dal summit di domani, integri, tra i principi per affrontare e superare le prossime pandemie, il tema della revisione dell’attuale sistema che tutela la proprietà intellettuale su vaccini, terapie e diagnostica.

“L’innovazione scientifica in campo sanitario non può essere scollegata dall’accesso equo a farmaci e tecnologie. – aggiungono Albiani e Miccio –  Non abbiamo bisogno di nuovi vaccini, a cui solo pochi possano accedere, serve invece che a tutti sia garantita l’immunizzazione, perché l’epidemia possa essere veramente controllata. Sospendere i brevetti è una condizione essenziale, ma non basta e per questo ci deve essere un impegno globale per il trasferimento di tecnologie e know-how e per il rafforzamento della capacità di produzione esistente”.

 

Paesi come India, Sud Africa, Bangladesh, Egitto, Tunisia, Etiopia ed altri hanno già la capacità di produrre vaccini

In molti paesi in via di sviluppo ci sono già aziende farmaceutiche in grado di produrre vaccini, come chiarito nell’incontro con esperti italiani e internazionali, organizzato ieri da PVA, Oxfam Italia, EMERGENCY e C20 in vista del summit di domani.

“Sebbene i detrattori dell’iniziativa di India e Sud Africa, sostengano che la sospensione dei brevetti non serve, perché nessuna impresa nel Sud del Mondo sarebbe in grado di produrre i vaccini sviluppati contro il Covid – concludono Albiani e Miccio –  Padmashree Gehl Sampath, economista della salute dell’Università di Harvard ha chiarito molto bene che numerosi paesi, tra cui India, Sud Africa, Bangladesh, Egitto, Tunisia e Etiopia avrebbero capacità produttiva se i brevetti e la tecnologia fossero condivisi”.

 

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