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Con i colleghi senatori Angrisani, Granato e Lannutti, ho presentato una interrogazione a risposta scritta, pubblicata il 20 maggio (Atto Senato n. 4-05511) e diretta ai Ministri Cingolani, Franceschini e Garavaglia, che affronta l’annoso problema del dissalatore in costruzione all’Elba, in località Pian di Mola di Capoliveri (LI), per sapere se “siano finalmente disposti a riconoscere inopportuna, oltre che basata su illiceità di ordine paesaggistico-ambientale e tecnico-amministrativo, la scelta, caldeggiata dalla Regione Toscana ma contestata da gran parte della popolazione dell’Elba, di costruire un mega-dissalatore alle spalle di una delle più belle spiagge dell’Isola, compromettendo il turismo stagionale che è la risorsa economica e occupazionale primaria degli Elbani, l’agricoltura e l’ecosistema della limitrofa zona umida protetta e dei fondali di Cala di Mola”. Al Ministro della Transizione ecologica, in specie, ho chiesto se “non voglia, di concerto con la Regione, rivedere la strategia in atto per far fronte alle carenze idriche dell’Isola, ripensando la rinuncia ad imbrigliare il cospicuo volume annuo di acqua piovana… e/o valutando l’ipotesi di noleggiare (nei soli mesi estivi) una nave provvista di dissalatore” e “se, in rapporto al costruendo dissalatore, evidentemente un ‘ecomostro’ ingombrante, rumoroso, costosissimo e tuttavia mal concepito, perché del tipo a permeazione (o osmosi inversa) oggi superato da tecnologie più raffinate, non ritenga di volere sollecitare l’accertamento della paventata violazione del principio di precauzione e dei compiti di tutela del patrimonio ambientale in capo alle Istituzioni nel territorio dell’Isola d’Elba.” Occorre intelligenza e onestà intellettuale per riconoscere di avere commesso un errore, di avere fatto una scelta sbagliata; occorre, in breve, che i decisori si assumano per tempo le proprie responsabilità, altrimenti l’esperienza delle 21 vasche di raccolta progettate e mai realizzate, o meglio di quell’unica costruita malamente e dunque inutilizzabile, non basterà a scongiurare l’ennesimo danno erariale e un impatto gravissimo sull’integrità dell’ecosistema terrestre e marino di un territorio unico che ha nella qualità paesaggio la propria carta vincente.

 

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