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Tutti coloro che si sono interessati al caso Ciro Grillo, conoscono il racconto della notte da incubo di Silvia, la ragazza italo-norvegese di 19 anni che ha denunciato il figlio di Beppe Grillo e altri tre giovani di stupro di gruppo. Che bisogno c’è quindi di farne sentire la ricostruzione innumerevoli volte ai telespettatori? E’ ciò che avviene in certe trasmissioni televisive cosiddette di approfondimento. Io capisco che si voglia per l’appunto approfondire un argomento, chiarire, far conoscere elementi nuovi, se ci sono, della tristissima vicenda, ma trovo abbastanza schifoso ripetere in ogni trasmissione il racconto poco piacevole sulla violenza che la ragazza ritiene d’aver subito. E’ ciò che è già avvenuto credo per terza volta durante la trasmissione “Non è l’Arena”, di Massimo Giletti. Quante volte ancora il conduttore ha intenzione di mandare in onda il racconto? Pensa che qualcuno non lo conosca abbastanza? Gli invitati, i soliti opinionisti, ovviamente non glielo dicono che lo hanno già sentito, che lo conoscono già, come sicuramente lo conoscono già i teleascoltatori. Nessuno glielo dice, neppure la tranquilla sorridente  psicoterapeuta Stefania Andreoli. Nessuno dice al conduttore che ripetere il racconto tante volte, oltre ad essere una cosa noiosa e un po’ schifosa, è anche irrispettosa verso la ragazza.
Renato Pierri

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