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Talk

Con Archivio Dalisi, Ugo La Pietra, Gianni Pettena,
Umberto Panarella, Luca Beatrice, Kuno Prey, Pietro Ambrosini

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Modera Manuel Canelles
28 maggio 2021 ore 17.30 | Centro Trevi – Sala + 1
Via dei Cappuccini, 28 – Bolzano
All’interno del progetto Riccardo Dalisi – Forma Intervallo Spazio, il 28 maggio alle ore 17.30 presso la Sala+1 di TreviLab, Centro culturale Trevi, Spazio5 artecontemporanea promuove una rountable con alcuni dei rappresentanti della Global Tools, programma sperimentale di didattica del design fondato dai membri dell’Architettura Radicale, evento più unico che raro, vista la caratura dei partecipanti, da Ugo La Pietra ad Andrea Branzi, da Gianni Pettena a Umberto Panarella, con la partecipazione di Archivio Dalisi, Kuno Prey, già Preside della Facoltà di Design e arti di Unibz e di Pietro Ambrosini, dell’associazione CampoMarzio di Trento e con la moderazione del curatore e artista Manuel Canelles.

L’evento, che sarà anche visibile sulle piattaforme digitali, si propone di omaggiare i 50 anni dell’esperienza radicale. ll sistema diffuso di laboratori (a Firenze, Milano e Napoli) per la “propagazione dell’uso di materie, tecniche naturali e relativi comportamenti”, noto col nome di Global Tools, fu un programma sperimentale e multidisciplinare di didattica del design fondato nel 1973 in Italia dai membri dell’Architettura Radicale (tra cui Riccardo Dalisi, Ettore Sottsass Jr. e Andrea Branzi) e dell’Arte Povera (Germano Celant e Luciano Fabro). Pensato per stimolare il libero sviluppo della creatitivtà individuale e collettiva, i laboratori Global Tools (solo in parte realizzati prima del prematuro fallimento) mirarono a stabilire un rapporto alternativo con l’Industria italiana, avvalendosi inoltre dello strumento di diffusione mediatica dei propri risultati. La Global Tools può essere considerata un’autentica rivoluzione che parte dai moti del ’68 quando si diceva: «Occorre uscire dalle università, dalla scuola e attingere alla fonte originaria della cultura, delle idee, di ciò che spontaneamente vien fuori dai luoghi più inaspettati della società». Ciò al di là di ogni specialistica competenza che rimane un valore ma non esclusivo e dominante. Le competenze hanno un valore solo quando riescono a calamitare intorno a sé altre forze creative, quando riescono a suscitarle, ad accompagnarle, ad organizzarle. In alcuni casi la creatività suscitata, scovata, fomentata diviene patrimonio comune e fonte di lavoro e di sussistenza. Gli artigiani in questa visione avrebbero messo a sevizio le loro competenze in rapporto dinamico con i designer e con altri soggetti: ragazzi, bambini, sottoproletari ecc.

L’esperienza partecipativa condotta al Rione Traiano negli anni ’70 ha messo a misura la nostra cultura accademica con la cultura del luogo impregnata di sentire popolare. Ne nacque una sorta di cultura mista che curiosamente spinse i bambini del luogo a creare oggetti e decori del tutto sperimentali. Quello che si sarà poi detto «unione di arte e design che si pone in atto spontaneamente». I bambini, in competizione con gli studenti di architettura, cominciarono a disegnare in maniera sorprendente, in bilico tra sensi e segni totemici popolareschi ed arte d’avanguardia (Kandinskij, Klee ecc.). Anche gli oggetti, le sedioline, le borse, le magliette contenevano segni del tutto insoliti. Ad esempio, una lampada era del tutto fuori dalle righe: in legno, nera con un lato aperto zigzagato in fil di ferro. Altre cose erano al di là di ogni ragionevole proposito. Ancora oggi spingono a riflessione. Quel lavoro durò vari anni (1971-’74) ed è stato il punto di partenza per quello che è venuto negli anni successivi a partire dal corso «Progettazione e compassione» alla Sanità, sempre con bambini e giovani del quartiere e studenti del mio corso universitario, fino al lavoro a Scampia e nel carcere di Nisida. Il senso profondo di ciò che ne è derivato è che occorre puntare all’arte, provocare la sensibilità artistica innata e nascosta in ognuno (il bambino più diseredato disegnava meglio di tutti). L’arte riscatta, sana, è una grande valvola, la valvola della Global Tools.

La mostra Riccardo Dalisi – Forma Intervallo Spazio sarà visitabile al Centro Trevi fino al 28 maggio 2021, mentre sarà sempre fruibile in visita virtuale sulla piattaforma dedicata al progetto ), che verrà arricchita giorno dopo giorno di contenuti, al fine di venire incontro alle esigenze di varie tipologie di visitatori, permettere l’incontro e il dialogo con le nuove tecnologie e rimanere aderente alle normative vigenti.
INFO

Riccardo Dalisi
Forma Intervallo Spazio
Progetto promosso da: Spazio5 artecontemporanea / Archivio Riccardo Dalisi
Curatela: Manuel Canelles
Curatela archivio : Martina Ferraretto
Consulenza e supervisione scientifica: Archivio Riccardo Dalisi, Ira Palmieri , Fulvio Cutolo, Massimiliano Tinnirello
Organizzazione: Lucia Andergassen, Manuel Canelles, Martina Ferraretto
Laboratori: Liceo Artistico Pascoli di Bolzano, Gruppo Immagine – Laboratorio di ricerca per lo sviluppo del pensiero divergente, Officine Vispa , Meta, Macello

Centro Culturale Trevi

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