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ACS: il nuovo calvario della Siria si chiama “Sanzioni”

 

Secondo mons. Samir Nassar, arcivescovo maronita di Damasco, la crisi economica siriana ha condotto al caos totale. «Giorno e notte le famiglie devono mettersi in coda in una serie di file interminabili» per procurarsi il cibo. «Questa scena caotica è diventata la norma», racconta il prelato alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS). Per mons. Nassar le sanzioni internazionali sono uno dei principali fattori che hanno determinato l’attuale crisi. «Le leggi estere che penalizzano gli Stati e le persone che osano inviare aiuti in Siria si aggiungono alle ingiuste sanzioni e moltiplicano la carenza di beni».

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Una combinazione di fattori, tra cui sanzioni internazionali e il crollo finanziario del Libano, principale partner commerciale, ha portato a un’impennata dei prezzi alimentari. Prima dell’inizio del conflitto nel 2011, una pagnotta da 2 kg costava circa 15 lire siriane; oggi una pagnotta da 1 kg costa tra le 100 e le 500 lire siriane. Nel febbraio 2020 il governo siriano ha introdotto le “smart card” che consentono alle famiglie l’accesso, a prezzi agevolati, a quantità razionate di beni di prima necessità, tra i quali pane, riso e tè. Per ottenere questi beni devono tuttavia aspettare in lunghe file, spesso per diverse ore. Per tutti questi motivi, prosegue il prelato, la comunità internazionale deve assumersi la sua parte di responsabilità per la situazione attuale. Mons. Samir ha spiegato anche che l’attuale situazione non consente ai siriani di iniziare a superare la guerra civile, conflitto che l’Inviato delle Nazioni Unite e della Lega Araba ha stimato abbia ucciso 400.000 persone. I commenti dell’arcivescovo maronita fanno eco a quelli condivisi recentemente con ACS dall’arcivescovo cattolico greco-melchita di Aleppo mons. Jean-Clément Jeanbart: «Le sanzioni non hanno altro risultato che far soffrire le persone e renderle povere e miserabili. Non avranno alcun effetto sul governo e sulle sue politiche, perché il governo è lontano dagli effetti delle sanzioni».

Dall’inizio del conflitto in Siria ACS ha assicurato aiuti di emergenza offrendo pacchi viveri, latte e medicine, e ha sostenuto costi di prima necessità, inclusi riscaldamento e illuminazione, dando la priorità ai più poveri, ai malati e agli anziani.

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