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Nella seduta odierna della Commissione “Cultura” del Senato ha trovato risposta una interrogazione a mia prima firma che non è stata evasa dal MiC a distanza di 2/3 settimane (come si dovrebbe) ma, presentata a dicembre 2019 per l’aula, ha ‘dormito’ ben 18 mesi sulle scrivanie ministeriali prima che, trasferita intanto in commissione, potesse essere richiamata in vita e svolta. È la quattordicesima risposta su 83 interrogazioni dirette a Franceschini: un primato negativo che ormai da tempo vede il MiC, settimana dopo settimana, confrontarsi con il proprio record precedente e toccare vette sempre più sublimi. A giudicare dai contenuti della risposta, poi, la saggezza popolare direbbe che la montagna ha partorito un topolino ma, nel merito, la situazione è così anomala che quel paradosso non basta: bisognerebbe precisare che si tratta di un topolino dal naso lungo o dalle gambe corte, perché, in poche righe, il meditatissimo testo predisposto dall’Ufficio Legislativo riesce ad inanellare una serie di non-verità una più clamorosa dell’altra e a dimostrare tutta la compiaciuta insipienza dell’attuale vertice politico-amministrativo del Collegio Romano.

È inaccettabile, infatti, che il MiC si ostini a voler scacciare l’associazione Fannius da Villa Adriana e Villa d’Este con il pretesto “di riutilizzare i locali per la valorizzazione dei siti previa idonea procedura di gara”: significa voler fare tabula rasa di un’offerta didattica quarantennale di altissima qualità che sarebbe tuttora a disposizione del pubblico, alludo a quella del museo del libro antico e del laboratorio del papiro (musei veri e propri, dunque, non servizi aggiuntivi, che espongono beni tutelati dallo stesso MiC), se non fosse stata fatta oggetto di persecuzione dal 2018 senza avere in progetto alcuna reale alternativa, né offrirne alla Fannius, ma solo per riavviare l’orologio della storia facendolo partire da quell’anno fatidico: quando le due ville tivoline furono associate in un solo organismo.

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L’autonomia speciale dell’Istituto di Villa Adriana e Villa d’Este non significa arbitrio, però, e il direttore Bruciati decisamente non è Qin Shi Huang, non può ascrivere a proprio merito l’unificazione né distruggere la memoria di ciò che ha preceduto il suo avvento per farsi chiamare Primo Direttore! Eppure, lo sfratto della Fannius dai locali che aveva ricevuto in convenzione molti anni fa per farne, come ha fatto, con soldi pubblici (soprattutto della Regione e del MIUR) ma anche capitali privati, la sede del museo e del laboratorio citati, sfratto ingiustificato e ingiustificabile trattandosi di un servizio svolto da un privato ma di interesse pubblico e offerto gratuitamente a migliaia di studenti in anni in cui i musei didattici erano una rarità e quell’utenza costituiva la massima parte dei visitatori annuali delle due ville, è stato liquidato, oggi, in Commissione, con la sciatteria e il livore di certe controversie condominiali.

Una vergogna per la quale mi sento di chiedere scusa all’Associazione, unendo la mia firma alle migliaia già raccolte nell’ultimo triennio per scongiurare la cancellazione di un’offerta culturale ormai tradizionalmente se non storicamente legata a Villa Adriana e Villa d’Este, e per la quale uno Stato che non fosse tentato dalla megalomania dei sovrani assoluti dovrebbe se mai dimostrare gratitudine e rispetto.

 

Margherita Corrado (Senato, L’alternativa c’è – Commissione Cultura)

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