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Giulio Cesare Vanini, consegnato alla storia della filosofia come il “grande scettico” – così scrive Sosio Giametta nella Prefazione –, in realtà fu molto di più: grande filosofo, apostolo della ragione, martire della fede laica.

Con le sue opere e la sua testimonianza ha segnato un punto di svolta nella storia della filosofia occidentale contribuendo, insieme a pensatori del calibro di Giordano Bruno e Spinoza, alla nascita dell’Europa laica e moderna. Eppure Vanini, ribattezzato dai suoi contemporanei “aquila degli atei” per gli esiti antiteologici e antimetafisici del suo razionalismo radicale, nonostante negli ultimi anni sia stato oggetto di una vera e propria riscoperta, resta ancora poco conosciuto in Italia.

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Cerca di porre rimedio a tale mancanza il volume in uscita in questi giorni intitolato Giulio Cesare Vanini: il filosofo, l’empio, il rogo, che vuole rappresentare una prima introduzione alla sua figura e al suo pensiero. L’autore Mario Carparelli, vicepresidente del Centro Internazionale di Studi Vaniniani e curatore insieme a Francesco Paolo Raimondi dell’edizione critica con traduzione italiana delle opere di Vanini per Bompiani, raccoglie in queste pagine gli eventi fondamentali della sua appassionante vicenda umana e intellettuale, una vita avventurosa fatta di fughe e vagabondaggi in giro per l’Europa.

Vanini demoliva superstizioni e credenze in maniera spregiudicata e irriverente, avversava qualsiasi fede e qualsiasi finzione politica, smascherava l’uso subdolo della religione a fini di potere, confutava il sapere sistematico, gli schemi metafisici, il platonismo, l’aristotelismo, il materialismo epicureo-lucreziano e il neoplatonismo. Negava una finalità trascendente del mondo e adorava soltanto la dea natura, da cui l’umanità dipende in tutto e per tutto: nel bene e nel male, nella felicità e nel dolore, nella vita e nella morte.

Le sue due uniche opere giunte sino a noi sono l’Amphitheatrum aeternae providentiae del 1615 e il De admirandis naturae reginae deaeque mortalium arcanis del 1616, titoli che hanno avuto ampia circolazione in Europa dal Seicento in avanti, con numerosi esemplari conservati nelle maggiori biblioteche pubbliche europee. Ma il 9 febbraio 1619, all’età di soli trentaquattro anni, questo ex frate carmelitano viene condannato al rogo per «ateismo, bestemmia, empietà e altri eccessi» e bruciato vivo a Tolosa in una piazza che oggi porta il suo nome. Prima di essere consegnato alle fiamme gli viene strappata la lingua, l’organo con cui aveva “offeso” Dio.

Il libro, che si apre con la Prefazione di Sossio Giametta, uno dei più autorevoli curatori e traduttori di Nietzsche e Schopenhauer, si chiude con un’Appendice di Dario Acquaviva su “Vanini e la bibliofilia”.

Mario Carparelli, Giulio Cesare Vanini: il filosofo, l’empio, il rogo, Prefazione di Sossio Giametta, con uno scritto di Dario Acquaviva, Liberilibri 2021, collana Altrove, pagg. XVI-114, euro 15.00, ISBN 987-88-98094-94-3

 

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