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La naturale conseguenza della notizia che qui si commenta, e che dovrebbe lasciare stupefatto anche il ministro Franceschini, sarebbero le dimissioni dell’ex direttore del Parco Archeologico di Pompei e oggi Direttore generale Musei, Massimo Osanna, oltre che del suo fresco sostituto (ed erede perenne) Gabriel Zuchtriegel. Dimissioni dignitosamente offerte dagli interessati o imposte dal titolare del Ministero della Cultura.

La notizia della scoperta di una vera e propria piantagione di marijuana in un’area di proprietà (e quindi nella gestione diretta) del Parco Archeologico di Pompei, ha infatti dell’inverosimile. Nell’ambito di un servizio di controllo, i Carabinieri hanno sequestrato ben 18.000 piante di canapa indiana, per un totale, udite udite, di 9 tonnellate di sostanza stupefacente. Il tutto ben organizzato, con un efficiente impianto di irrigazione che prelevava l’acqua dal vicino fiume Sarno. La coltivazione era presente nell’area della “Unità di ricerca per le Colture Alternative al Tabacco CRA-CAT” (ex Istituto Sperimentale per il Tabacco) di Scafati, di proprietà del Parco Archeologico di Pompei dal tempo della sua perimetrazione come istituto d’interesse nazionale con autonomia speciale. Il luogo ha una storia molto antica, legata al Regio Polverificio Militare ed al Regio Decreto del 1895 che trasformò l’area circostante la ex polveriera per dar vita all’Istituto Sperimentale per la Coltivazione dei Tabacchi, che conta alcuni immobili di manifattura ed epoche diverse accomunati dallo stato di abbandono e degrado totale, da più di un decennio.

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Mi chiedo come sia stato possibile impiantare la fruttuosa attività illecita, che si estendeva su oltre 2.000 metri quadrati, senza che alcuno se ne accorgesse. O meglio, come mai la direzione del Parco non si è resa conto di quanto accadeva in un bene di sua proprietà? Chi controlla ciò che avviene in uno dei siti archeologici più importanti del mondo? Dovrebbe farlo chi ne ha la titolarità e, grazie all’autonomia speciale, gode di ingenti risorse umane e finanziarie, ma a quanto pare così non è. Infatti i curatori della piantagione ne entravano e ne uscivano a piacere, senza essere notati. Ciò contrasta con ogni basilare regola di corretta conduzione di un sito archeologico che, per la sua oggettiva eccezionalità, come e più degli altri andrebbe tutelato e valorizzato in senso culturale ma, nonostante, da ultimo, la candidatura al premio internazionale per le più straordinarie scoperte archeologiche dell’anno (grazie alle vere e false novità del 2020, come l’origine etrusca di Pompei), è invece l’emblema del carattere in sé fallimentare e della intrinseca dannosità delle riforme Franceschini.

Ci hanno pensato i militari dell’Arma, con l’utilizzo dei droni, a scoprire il misfatto. A loro va il mio ringraziamento. All’ex direttore del Parco, Osanna, che a suo tempo si preoccupò solo di fare incetta di quanti più siti possibili da includere nella perimetrazione del Parco (anche assegnandosi i terreni e gli edifici dell’ex Istituto Sperimentale dei Tabacchi), al punto che l’espressione ‘a macchia di leopardo’ non rende a sufficienza l’idea della disomogeneità che lo affligge, mi permetto di rivolgere l’invito a meditare su quanto accaduto e poi, ovviamente, ad assumere l’unica determinazione dignitosa possibile: dimettersi!!! Come dirigente, a mio giudizio, ha fallito. Non ha esercitato e non ha disposto i dovuti controlli sul bene che amministra per conto dello Stato (cioè della comunità), lasciandolo in assoluto abbandono e consentendo così che ignoti facessero indisturbati i propri comodi. Eppure, all’atto della nomina alla Direzione generale Musei (01.09.2020), Osanna dichiarò: “Sono onorato della scelta del Ministro Franceschini… della stima manifestatami e soprattutto del riconoscimento per l’attività svolta in questi anni a Pompei”. I fatti gli danno torto ad entrambi ogni giorno che passa.

Margherita Corrado (Senato, AC) – Commissione Cultura

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