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Mi restava un’ultima ibridazione, una necessità personale e romanzesca: introdurre nel giallo l’inquietudine e gli stati d’animo tipici degli autori noir francesi: Izzo e Manchette, Malet e naturalmente il padre di tutti, Simenon. Mi ci voleva cioè un personaggio adatto a farsi osservare intimamente, ma con pudore.
Valerio Varesi

Il commissario Soneri di Valerio Varesi

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È l’estate del 1989 quando il commissario Soneri inizia la sua prima indagine a Parma. Schivo, taciturno, segnato dalla vita: così lo descrive il suo creatore, Valerio Varesi. Quando ha iniziato a raccontare le avventure di Soneri non immaginava che il suo detective sarebbe diventato un personaggio seriale. Invece, a oggi sono più di vent’anni che questo investigatore appassiona lettrici e lettori, conquistando anche la tv con la serie Nebbie e delitti, interpretata da Luca Barbareschi. La sua fama ha superato i confini italiani, tanto da rendere Varesi – secondo Le figaro- il Simenon italiano. Merito dello stile asciutto ed essenziale dello scrittore e giornalista parmigiano, che ci guida in intrighi, ricatti e verità nascoste.

La sua nuova indagine si intitola Reo confesso ed arriva in libreria nella collana Il Giallo Mondadori, dopo il successo de Gli invisibili. Un intricato caso, molto più complesso del solito: Soneri dovrà trovare il vero colpevole quando qualcuno sembra essersi costituito al suo posto.
Ma qual è il segreto del successo del commissario Soneri?
Il protagonista nato dalla penna di Valerio Varesi non è solo il detective che svela il mistero. E’ soprattutto un uomo, segnato dalla morte della moglie e del figlio durante il parto. Un personaggio vero, che matura durante le sue indagini e non rimane indifferente al passare del tempo. Ecco come ce ne ha parlato l’autore.
Da più di vent’anni convivo con il commissario Soneri e mi sembra quasi un matrimonio. All’inizio, mica avevo intenzione di legarmi a un personaggio seriale. Sono un gatto randagio della scrittura che va dietro le storie lasciandosi affascinare. Ma sempre più spesso erano proprio le storie di morti e misteri ad attirarmi.

Sarà stato per il mestiere di giornalista, sarà stato per la curiosità, sta di fatto che vicenda dopo vicenda scoprivo come i delitti (anche quelli di corruzione e ambientali) nascondessero scenari che mi apparivano come la spia dei cambiamenti sociali  e dei conflitti interni del mondo d’oggi.

Se Dio si nasconde nei dettagli, il diavolo fa lo stesso. Dunque per me l’indagine non si sarebbe fermata alla scoperta del colpevole, ma poteva (e doveva) essere dilatata al contesto svelandone le contraddizioni e le potenzialità criminogene. In fondo si trattava di recuperare una grande tradizione italiana, quella di Scerbanenco, di Gadda e di Sciascia, per intenderci, grandi scrittori che hanno saputo raccontare anche meglio di altri questo Paese a partire da un delitto.

Il mio maestro Raffaele Crovi sosteneva che il giallo è incluso in molti capolavori della grande letteratura. Fra quelli che citava più spesso, Edipo re (il più grande giallo della storia), Delitto e castigo e persino la parabola biblica di Caino e Abele.

Ai miei occhi, la modalità narrativa del giallo ha così gradatamente acquisito un peso che andava ben oltre il semplice, rassicurante schema delitto-indagine-soluzione, per assumere le sembianze di quello che alcuni definiscono “romanzo sociale”. Un genere destinato a riempire il vuoto narrativo lasciato dalla fine della formidabile stagione neorealista.

Mi restava un’ultima ibridazione, una necessità personale e romanzesca: introdurre nel giallo l’inquietudine e gli stati d’animo tipici degli autori noir francesi: Izzo e Manchette, Malet e naturalmente il padre di tutti, Simenon.

Mi ci voleva cioè un personaggio adatto a farsi osservare intimamente, ma con pudore.

E così è nato Franco Soneri, un uomo poco appariscente, schivo, taciturno, politicamente incazzato e segnato da una doppia tragedia: la morte della moglie e del figlio durante il parto, metafora sia della rottura della continuità, sia dell’assenza di futuro che connotano la nostra epoca.

Un personaggio in evoluzione, che invecchia e muta con il passare del tempo.

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