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Vito Coviello Socio AIDR e Responsabile Osservatorio Tecnologie Digitali nel settore dei Trasporti e della Logistica.

No, non è un gioco di parole come potrebbe apparire,  ma  reale necessità  in tempi di pandemia.

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Lo scorso anno è stato l’anno cui le aziende di ogni settore  hanno  dovuto  mettere rapidamente in campo  ogni misura idonea per fronteggiare l’emergenza Covid per  non  chiudere, per continuare  in qualche modo a restare a galla: resistenza e resilienza sono state le parole d’ordine  prima  ancora che  un   piano che porta lo stesso nome  prendesse forma per sostenerle.

Sono sorprendenti i dati dell’accelerazione della trasformazione digitale: le aziende sono diventate più agili ed efficienti.

Uno studio McKinsey evidenzia che in sole otto settimane molte aziende hanno realizzato un cambiamento tecnologico  che in tempi normali sarebbe avvenuto in 5 anni.

Anche Microsoft ha dato proiezioni analoghe  stimando   che in 2 mesi  si è verificata una trasformazione digitale che in tempi normali sarebbe stata realizzata in 2 anni.

L’istinto di sopravvivenza  ha obbligato le aziende a superare le paure del cambiamento e a introdurre le nuove  tecnologie  per restare sul mercato affidandosi  alla tecnologia digitale e modificando rapidamente anche il modello di Business.

Questa  incredibile accelerazione la chiamerei Covid Digital Disruption!

Il termine  digital disruption  è utilizzato normalmente per indicare l’inizio  di un cambiamento profondo  grazie a  una nuova tecnologia  in grado di modificare completamente il modello di business precedente.

In sintesi   si ha una digital disruption quando le nuove tecnologie digitali  introdotte e i relativi modelli di business sviluppati   influenzano il valore aggiunto,  la “value proposition”  di prodotti o servizi esistenti.

Gli esempi più eclatanti   sono  le aziende di commercio elettronico come Amazon e Alibaba che in tempi di pandemia hanno portato nelle case dei clienti  prodotti di ogni genere,  consentendo nella situazione contingente di superare i limiti imposti dal lockdown ma, di fatto,  modificando per sempre le esperienze di acquisto dei consumatori.

La pandemia  è stata per molte aziende un banco di prova per misurare  la  loro capacità  di  far evolvere rapidamente  il modello organizzativo, i processi e la tecnologia pena il rischio di non  sopravvivere.

Potremmo chiamare questa capacità di adattamento come una sorta di “darwinismo digitale”  delle  aziende più  rapide nella ricerca dei digital skills necessari per  accelerare la trasformazione  digitale.

Le aziende hanno modificato rapidamente anche le strategie di marketing e di comunicazione per poter raggiungere un bacino di clienti  non più totalmente libero di muoversi  fisicamente  per  selezionare i prodotti nei punti vendita tradizionali.

Ma le aziende hanno dovuto accelerare anche riguardo all’uso dello smart working   per consentire ai propri dipendenti di proseguire la collaborazione da remoto in tempi di distanziamento sociale.

C’è stata una grande attenzione delle aziende  sul  tema dell’employer branding ossia nelle capacità di attrarre  e di conservare la forza lavoro e, soprattutto i talenti,  in una fase pandemica  così complessa.

Molte aziende hanno saputo trarre profitto   durante il COVID  grazie alla rapidità di  adattamento ma tante altre hanno subito una pesantissima crisi pur vantando solide leadership di mercato.

Come si può  spiegare   quanto sopra?

Molto dipende dalla capacità di  adattamento e di trasformazione delle aziende nell’adozione delle nuove tecnologie digitali, di un modello organizzativo  e di processi dinamici e flessibili  ma, soprattutto,  di costante attenzione  dell’evoluzione del proprio core business e nella predisposizione  di  adeguati piani di gestione dei rischi.

Riguardo al Covid Digital Disruption,   un esempio che viene dal passato ma che da chiara evidenza dei rischi  delle aziende che non sono capaci per tempo di attivare innovativi modelli digitali   è  quello di Blockbuster e di NETFLIX.

La prima vantava   una  solida  leadership di mercato  ma è stata   travolta  da NETFLIX   che ha oggi decine di milioni di abbonati ai suoi servizi in streaming.

Ma gli esempi sono tantissimi:   Amazon, Uber,  AirBnb   e molti altri che  hanno cambiato radicalmente i settori di riferimento.

Digital Disruption è, pertanto, la capacità di una azienda di  porsi  per tempo la domanda:  cosa farò da grande?

Possiamo chiamarla Digital Disruption ma potremmo  utilizzare anche altre  definizioni quali trasformazione digitale, aziende smart 4.0: tutte  sono riconducibili alla capacità di gestire il cambiamento attraverso una programmazione e una attenta gestione del piano dei rischi.

Nessuna azienda può sentirsi   al riparo anche se è leader del mercato perché i cambiamenti sono spesso repentini e, come per  il  COVID,   gestibili  solo se si ha una forte propensione al cambiamento, alla trasformazione  e una grande capacità di rapido adattamento.

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