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Mi torna in mente il dubbio atroce (sul quale ancora mi interrogo) di cosa volesse dire Giulia Maria Crespi quando nel 2006 affermò che “Tutela del patrimonio e sviluppo dell’economia non sono in antitesi, come spesso si percepisce”. La  ex presidente  del Fai, il Fondo per l’ambiente italiano, (deceduta il 19 luglio dello scorso anno) lo disse nella sede di Confindustria, durante la convention nazionale per lanciare la “riscossa del patrimonio”.

Si trattava di mettere d’accordo il diavolo (lo sviluppo economico) con l’acqua santa (la tutela dell’ambiente), non penso proprio che  la Crespi sia riuscita nell’intento (malgrado la presenza alchemica del verdastro Rutelli e del rosatello Veltroni), ed  i fatti degli ultimi anni  lo hanno dimostrato…

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Ma ora, del filone a volte ritornano, ci riprova, il “piccolo chimico” del ministero della transizione  ecologica, (MiTE), un dicastero del governissimo Draghi,   istituito nel 2021 in sostituzione del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, cui è stata altresì attribuita competenza in materia energetica, precedentemente assegnata al Ministero dello sviluppo economico.  Tocca adesso  a Roberto Cingolani tentare l’esperimento trasmutativo, teso anche a “rivalutare” l’alquanto svalutata immagine dell’ecologia di “mercato”.

E dopo la  visione delle iniziative per la “transizione ecologica” messe in atto dal solerte ministro (trivelle a mare, appestamenti delle campagne con nuovi mostri energetici, veleni a gogò, implemento dell’elettromagnetismo,  perdita di suoli, aumento della burocrazia e  contemporanea  diminuzione dei controlli di valutazione impatto ambientale, ecc. ecc.) sembra che  il “piccolo chimico” stia  più preoccupandosi dello sviluppo industriale che di quello ambientale.  Insomma  pare che,  in disaccordo con gli impegni sottoscritti  al COP21  per l’abbassamento dell’inquinamento (causa prima  dell’effetto serra) al di là dei proclami  ad effetto l’azione ministeriale non conduca ad  una reale trasmutazione ecologica, per la quale  il nostro Paese, a dirla tutta, ha fatto davvero molto poco fino ad oggi.

Questa confusione tra le parole ed i fatti  e questa ignoranza non è casuale. Nulla è casuale nella società contemporanea. Il progetto di “transizione ecologica” del governissimo Draghi  è troppo funzionale agli interessi esclusivamente economici dell’industria e  del traffico multinazionale.

Lo vediamo anche nella gestione sanitaria in corso in cui vengono privilegiate soluzioni chimiche  (vedasi i neo-vaccini ogm  resi pressoché obbligatori con varie forme impositive collegate). Già da molto tempo le facoltà di medicina sottovalutano le conoscenze di base della chimica biologica, per cui, informazioni anche elementari sui vari processi che riguardano gli organismi viventi (biochimica, fisiologia, farmaceutica nelle sue varie e molteplici forme di conoscenza, patologia vegetale, naturopatia, fitoterapia, etc. etc..) cadono nel vuoto assoluto. Aggravato dal fatto che nessuno, o quasi nessuno, rinuncia ad una posizione di convenienza a favore  delle grandi industrie farmaceutiche, anche se non ne ha la competenza.

La perdita di credibilità  del Ministero della Salute non è un caso. Le competenze di tale ministero essendo per lo più incompatibili con quelle del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. E’ banale considerare che, in un momento di crisi (peraltro artefatta) il ministero del welfare dovrà mettere tutta la propria energia nella soluzione di problemi sociali impellenti, dimenticandosi della salute fisica e  psichica, messa a rischio dalle continue limitazioni sociali messe in atto dal governissimo.

“Tant’è vero che… -afferma il dr. Giorgio Vitali-  stanno andando per le loro strade attività fondamentali del ministero della salute, come quella della valutazione dell’efficacia, dell’innovatività e del costo dei farmaci, che dovrebbero essere prese in considerazione contemporaneamente… Insomma si stanno accorciando i tempi per la registrazione dei medicinali, con l’aumento del rischio, già ora molto alto, con l’immissione sul mercato di farmaci non solo inutili ed inefficaci, ma anche pericolosi. E qui ci fermiamo, per il momento”

In conclusione: “Di un drago o di una tigre puoi conoscere la pelle e non le ossa… di una persona puoi conoscere il volto e non il cuore”. Ecco un celeberrimo detto cinese. Si sa che i cinesi furono e tutt’ora sono dei perfetti “pragmatici”. E lo dimostrano in mille modi, ad esempio non preoccupandosi dell’immagine che danno di sé all’opinione pubblica mondiale quando devono difendere le loro posizioni. Potremmo dire che hanno la faccia “tosta” ma almeno non è “imbellettata” come quella di certi nostri finti moralisti, ecologisti, benefattori della società, etc.

Ben vengano critiche…

 

Paolo D’Arpini – Portavoce della Rete Bioregionale Italiana

Fonte: https://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2021/08/restando-dalla-parte-del.html

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