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Il Teatro del Buratto dedica la sua prossima stagione teatrale 2021-22 alla figura e alla creatività di Tinin Mantegazza. A dare il via alla programmazione sarà infatti una grande mostra allestita al Teatro Bruno Munari di Milano, dal titolo TININ MANTEGAZZA. Le sette vite di un creativo irriverente (16 ottobre – 21 novembre 2021).

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L’esposizione ricostruisce tutte le principali tappe del suo lavoro attraverso un allestimento, diviso in 9 sezioni, a cura del Teatro del Buratto, che coinvolgerà diversi spazi, su due piani, del Teatro Munari.

Più di 250 disegni originali dipinti, pupazzi, fotografie, oggetti di scena, filmati e documenti, ordinate in 9 sezioni, occuperanno gran parte del teatro milanese con il compito non facile di restituire al grande pubblico la fantasia e complessità del grande illustratore, autore televisivo, giornalista, animatore culturale e regista teatrale.

  1. Disegno e all’Illustrazione

Nel 1950 crea le sue prime illustrazioni per il Corriere dei Piccoli e nel 1957 inizia a lavorare come disegnatore e giornalista per i quotidiani La Notte e Il Giorno. Da allora il disegno diventa l’anima segreta della sua creazione, sia nel privato, sia quando produce per il teatro o la televisione pupazzi come gli ‘Animatti’, dalla Fata Muccona, al Cavalier Stampella, al Bruco Galileo o al Brontolosauro e molti altri ancora.

  1. Pittura

Dalle mostre alla Galleria San Fedele negli anni Cinquanta in contatto con personaggi di primo piano della cultura artistica italiana come Enrico Baj, Joe Colombo, Sergio D’Angelo, Nando Pierluca, con cui realizza la decorazione del locale esistenzialista Santa Tecla, del quale poi assumerà la direzione artistica.

Jacqueline Perrotin, Cochi Ponzoni, Velia Mantegazza, Lino Toffolo, Renato Pozzetto e Tinin Mantegazza insieme al proprietario del Cab 64, Milano, 1965 c.
  1. Tra Arte e Cabaret

La Galleria la Muffola  e il Cab 64 con Lucio Fontana, Aligi Sassu, Emanuele Luzzati, Roberto Crippa, Asger Jorn, Agenore Fabbri, Emilio Scanavino, Capogrossi, Carlo Cardazzo, Milena Milani, Emanuele Luzzati e la sera  con improvvisazioni musicali e teatrali di giovani attori e cantanti come Bruno Lauzi, Cochi e Renato, Gino Negri, Giorgio Gaber, Enzo Jannacci.

 

  1. I Pupazzi e il Teatro per ragazzi

Tinin Mantegazza è stato uno dei fondatori di un nuovo genere teatrale dedicato ai ragazzi, realizzato da veri artisti, con linguaggi e poetiche propri, autonomi e differenti dagli stili di tutto il panorama teatrale.

Oggi, grazie anche al lavoro del Teatro del Buratto, il Teatro per Ragazzi italiano è indubbiamente una delle esperienze più valide e culturalmente qualificate in Europa

 

  1. Tinin e la televisione

Sin dagli anni Sessanta il suo impegno nel campo dell’animazione lo avvicina anche al mondo della televisione e alla Rai: sono infatti più di una settantina le telefiabe per le quali Tinin concepisce e realizza, insieme alla moglie Velia, numerosi pupazzi animati.  Tra le serie più fortunate vi sono certamente “Gli Animatti”, o il pupazzo pellerossa che accompagna Giorgio Gaber nel programma dal titolo “Fort Alamo”, dedicato alla storia del West, ma probabilmente il più famoso pupazzo da lui ideato è Dodò, che dal 1990 è il protagonista della nota trasmissione per bambini “L’Albero Azzurro”.  Sempre in ambito televisivo Tinin inventa il Signor Toto, un omino dall’aria ingenua e simpatica alle prese con questioni di ordinaria vita quotidiana, che diverrà anche un breve cartone animato all’interno del programma “Il Fatto” di Enzo Biagi.

 

  1. Racconti e filastrocche

Le sue filastrocche in rima, le storie illustrate e i racconti sono espressione di una vena creativa sempre giovane e vivace, capace di cogliere in pochi tratti e in poche parole un personaggio, una vita, un mondo.

 

  1. Manifesti

Realizzati da Tinin per “La settimana della micizia”, festival di burattini e clown o sue mostre

 

  1. Amici pittori

Incontrati a partire dagli Anni Cinquanta alle gallerie milanesi e ad Albissola e in seguito frequentatori della Muffola e del Cab 64 – il cui legame continuò negli anni fino alla sua scomparsa il 1° giugno del 2020. 25 opere tra dipinti e disegni – in parte donati a Tinin e Velia e mai esposti – di Bruno Munari, Alik Cavaliere Mino Ceretti, Lucio Fontana, Lele Luzzati, Tullio Pericoli e molti altri.

 

  1. Il legame di Tinin e Velia con il Teatro del Buratto e il Teatro Verdi di Milano

L’ultima sezione e del percorso di visita è dedicata al Teatro e ripropone attraverso scenografie, pupazzi, disegni e video, il lavoro e il legame di Tinin e Velia con il Teatro del Buratto e il Teatro Verdi di Milano.

Nel novembre del 1975 il cammino artistico del Buratto ha preso avvio al Teatro Verdi di Milano con una storica edizione de “L’histoire du soldat” (scelta poi anche dal Teatro alla Scala per il suo circuito di decentramento) per la regia di Velia, la voce recitante di Paolo Poli, il soldato/mimo di Jolanda Cappi e con il segno di Tinin per scene e pupazzi.

Oltre all’Historie la mostra presenta oggetti di scena e pupazzi di molti altri spettacoli per la regia di Velia e Tinin, come: “Cipì”, da Mario Lodi o “I quattro musicanti di Brema”, con le voci di Ornella Vanoni/Anna Identici/Nicola Arigliano/Lucio Dalla/Daniele Formica.

“Quello Stolfo da Ferrara” – rivisitazione di Raffaele Crovi all’Ariosto con le bellissime musiche di Franco Battiato e Giusto Pio – vincitore della prima edizione del premio Stregatto nel 1983.  E ancora “Barbablù” con la consulenza scenografica di Alik Cavaliere, Mauro Staccioli e Mauro Giuntini.

Infine “Il cornetto acustico” del 1986 di scritto da Umberto Simonetta dal testo di Leonora Carrington, costumi di Luca Crippa e musiche di Jaqueline Perrotin.

 

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