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Francobollo dedicato a Grazia Deledda (all’anagrafe Maria Cosima Damiana Deledda), o, in lingua sarda, Gràssia o Gràtzia Deledda.

Scrittrice nata a Nuoro il 27 settembre 1871 (morì a Roma, il15 agosto 1936), che nel 1926 ha vinto il Premio Nobel per la letteratura.

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Poste Italiane comunica che l’emissione (avvenuta il 27 settembre) dal Ministero dello Sviluppo                                         Economico di un francobollo commemorativo di Grazia Deledda, nel 150° anniversario della nascita, al valore della tariffa B pari a 1,10€.

Tiratura: ottocentomila esemplari.

Fogli da quarantacinque esemplari.

 

Il francobollo è stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva non fluorescente.

 

Bozzetto a cura del Centro Filatelico della Direzione Operativa dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A.

 

La vignetta raffigura un ritratto di Grazia Deledda delimitato in basso da una banda in cui è riprodotta la firma autografa della scrittrice italiana.

 

Completano il francobollo la leggenda “GRAZIA DELEDDA”, le date “1871 – 1936”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.

 

L’annullo primo giorno di emissione sarà disponibile presso lo sportello filatelico dell’ufficio postale di Nuoro.

 

Il francobollo e i prodotti filatelici correlati, cartoline, tessere e bollettini illustrativi saranno disponibili presso gli Uffici Postali con sportello filatelico, gli Spazio Filatelia di Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Roma1, Torino, Trieste, Venezia, Verona e sul sito poste.it.

 

Per l’occasione è stata realizzata una cartella filatelica, in formato A4 a tre ante, contenente il francobollo singolo, la quartina di francobolli, una cartolina annullata ed affrancata e una busta primo giorno di emissione, al prezzo di 15€.

 

Rossana Dedola (Scrittrice e Docente dell’Istituto C.G. Jung International School Psychology di Zurigo) e Edoardo Alberto Madesani Deledda (Pronipote della scrittrice) sono gli autori del testo del Bollettino di Poste Italiane.

 

Testo che riportiamo.

Prima e unica scrittrice italiana ad aver vinto il premio Nobel per la letteratura. Grazia Deledda dopo un viaggio in treno durato tre giorni ritirò il premio a Stoccolma nel 1927 per il 1926 anno in cui non era stato assegnato. Portò nuovamente alla ribalta l’Italia e ancor di più la Sardegna, una terra che era pressoché sconosciuta al resto del mondo. “Per la sua potenza di scrittrice, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano”. Questa fu la motivazione dell’Accademia svedese. Accettando con grande onore il prestigioso premio salutò il re di Svezia e il re d’Italia con le poche semplici parole dei pastori sardi: ”Salude e trigu”.  Qualche anno dopo con Gavino Gabriel, nell’unico sonoro esistente, registrò un breve discorso che ben la rappresenta: “Sono nata in Sardegna. La mia famiglia, composta di gente savia ma anche di violenti e di artisti primitivi, aveva autorità e aveva anche una biblioteca. Ma quando cominciai a scrivere, a tredici anni, fui contrariata dai miei. Il filosofo ammonisce: se tuo figlio scrive versi, correggilo e mandalo per la strada dei monti; se lo trovi nella poesia la seconda volta, puniscilo ancora; se va per la terza volta, lascialo in pace perché è poeta. Senza vanità anche a me è capitato così. Avevo un irresistibile miraggio del mondo, e soprattutto di Roma. E a Roma, dopo il fulgore della giovinezza, mi costruii una casa mia dove vivo tranquilla col mio compagno di vita ad ascoltare le ardenti parole dei miei figli giovani. Ho avuto tutto quello che una donna può chiedere al suo destino ma in grande sopra ogni fortuna la fede nella vita e in Dio”.

Nata il 27 settembre del 1871 a Nuoro, in una famiglia benestante di possidenti, come le altre bambine nuoresi dovette fermarsi alla quarta elementare, ma scoprì ben presto il piacere della lettura grazie alla biblioteca paterna attraverso i grandi classici come Omero, Manzoni, Shakespeare, Balzac e soprattutto i narratori russi Tolstoj e Dostoevskij che fra tutti formeranno la sua base culturale. Per uscire dall’isolamento in cui si sentiva costretta iniziò a scrivere su alcune riviste femminili e instaurò una serie di contatti epistolari con intellettuali e studiosi e ben presto avviò un’importante collaborazione con il linguista Angelo De Gubernatis. Nel 1899 durante un soggiorno a Cagliari incontrò Palmiro Madesani con il quale l’anno successivo si sposò e trasferì a Roma dove poté finalmente realizzare il suo sogno di avere una propria famiglia. Ben presto il marito cominciò a collaborare con la scrittrice diventando, in anticipo coi tempi, una sorta di agente letterario permettendole così di concentrarsi sulla sua grande passione e dedizione per la scrittura. Al primo grande romanzo sardo, La via del male, seguirono Elias PortoluL’edera e Canne al vento, forse il suo titolo più famoso.

A Roma conobbe molti scrittori, pittori e artisti, da Giovanni Cena, a Sibilla Aleramo, Maria Montessori e più avanti Marino Moretti e Filippo de Pisis. La Deledda fu molto amata dai suoi lettori tanto che alcuni romanzi trovarono anche una trasposizione cinematografica come Cenere interpretato dalla grande Eleonora Duse o Proibito diretto da Mario Monicelli nel 1954. La critica italiana invece non fu benevola nei suoi confronti rimproverando in fondo la sua formazione da autodidatta e il contesto politico in cui visse, ma lei non si fece mai scoraggiare e anzi continuò a scrivere indefessamente. La collaborazione con la prestigiosa rivista tedesca Deutsche Rundschau la lanciò sul piano internazionale spingendo così le traduzioni delle sue opere più importanti tra cui la versione inglese del romanzo La madre che portava la firma introduttiva di D.H. Lawrence. Morì a Roma nel 1936 dopo aver scritto trentadue romanzi compreso l’autobiografico Cosima che uscì postumo nel 1937.

Grazia Deledda è stata una figura rivoluzionaria per l’epoca in cui ha vissuto lottando contro le imposizioni e i pregiudizi di una società patriarcale. Ha saputo trasporre nella narrazione tradizioni, rituali, cerimonie e danze sacre di un antico lembo del Mediterraneo, ha dato la parola all’anima dei suoi abitanti. “Ho vissuto coi venti, coi boschi, con le montagne; ho guardato per giorni, mesi, anni il lento svolgersi delle nubi sul cielo sardo; ho mille volte appoggiato la testa ai tronchi degli alberi, alle pietre, alle rocce per ascoltare la voce delle foglie; ho ascoltato le musiche tradizionali, le fiabe e i discorsi del popolo e così si è formata la mia arte, come una canzone, un motivo che sgorga spontaneo dalle labbra di un poeta primitivo”.  Sulla Sardegna scrisse pagine cariche di poesia e di un sentimento religioso che entra in consonanza con l’anima dei luoghi, ma seppe comunicare anche il fascino dei nuovi paesaggi che veniva conoscendo come la Bassa Padana, il Mantovano, e soprattutto Cervia, e il mare Adriatico. Lo straordinario rapporto con la natura intesa come dimensione sacra che emerge dai suoi romanzi svela una dimensione etica ed ecologista che si protende verso il futuro e che sempre più lettori e intellettuali stanno riscoprendo.

 

Nelle foto. 1) Il francobollo dedicato a Grazia Deledda. 2) Una delle tante copertine di “Canne al Vento” (romanzo scritto a puntate su L’Illustrazione Italiana, dal 12 gennaio al 27 aprile 1913 e dopo qualche mese pubblicato in volume presso l’editore Treves di Milano).

 

N.B.

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