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Prosegue con successo la seconda edizione

del Festival del Tempo

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Un focus sulle installazioni

Fino al 25 ottobre 2021

 

Sono visitabili fino al 16 e 25 ottobre 2021, a Sermoneta, le opere partecipanti alla II edizione del Festival del Tempo, il primo Festival in Italia dedicato al Tempo, con la direzione artistica di Roberta Melasecca, promosso dall’Associazione ONLUS “Centro d’Arte e Cultura di Sermoneta”, con il patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Sermoneta e di Cittadellarte – Fondazione Pistoletto ONLUS.

 

Il Festival del Tempo propone, per questa seconda edizione, una mostra (fino al 16 ottobre) sul tema dell’effimero nella chiesa romanica di S. Michele Arcangelo che ospita opere di scultura, pittura, disegno, fotografia, grafica, video art e mixed media di Alice Bertolasi, Valeria Cassol, Davide Coluzzi Daz, Antonella Cuzzocrea, Pasquale D’Amico, Fortuna De Nardo e Lorenzo Peluffo, Stefania Di Filippo, Marco Emmanuele, Fernando Falconi, Manuela Flamigni, Paolo Garau, Selene Ghiglieri, Cinzia Li Volsi, Damiano Petrucci, Claudia Quintieri, Floriana Savino, Silvia Stucky, Paolo Vitale.

 

Inoltre, fino al 25 ottobre disseminate nel borgo di Sermoneta si possono ammirare installazioni artistiche che riflettono sulle tematiche del rapporto tra tempo e ambiente e su quelle del tempo effimero e precario: Daniela Frongia con il progetto Flows in Via Riccelli, Camilla Tinti e Gianmarco Dolfi con il progetto acqua+oro+luce al Lavatoio, Anna Maria Tanzi con il progetto Punto Erba al Piazzale del Belvedere, Roberto De Luca con il progetto Cielo e Memoria al Giardino degli Aranci, Saba Najafi con il progetto Tempo al Giardino degli Aranci, Emanuela Lena e Silvia Stucky con l’installazione e la performance Tutto è interconnesso / Non abbiamo la stoffa delle tartarughe nel giardino della Chiesa di S. Michele Arcangelo, Sara Zarrinchang con l’installazione ContAgio – Il Tempo della Cura e del Contatto nella Sala di Piazza S. Lorenzo, Biagio Castilletti con le installazioni Ghiacciaio e Cent’anni al Giardino degli Aranci.

Veduta interna della chiesa di San Michele Arcangelo con le installazioni
Durante l’inaugurazione del 25 settembre si sono svolte anche le performance “Il filo del tempo” di Isabella Corda con Daniele Casolino e Tiziana Cesarini e la performance “Non abbiamo la stoffa delle tartarughe” di Silvia Stucky e Emanuela Lena.

 

Biagio Castilletti: Tutto è interconnesso – Ghiacciaio | Cent’anni
Ghiacciaio: Installazione al cui interno è una bottiglia di plastica che si ricarica con acqua o cubetti di ghiaccio: attraverso un forellino nel tappo l’acqua sgocciola nel recipiente posto al di sotto rappresentando l’innalzamento del livello del mare.
Cent’anni: un’opera con plastica riciclata che indica il tempo che mediamente impiega la plastica a biodegradarsi. L’installazione è realizzata con fili di spago ed alcuni elementi recuperati nelle varie spiagge.

 

Roberto De Luca: Cielo e Memoria
L’installazione si propone di trasformare esteticamente il paesaggio quotidiano ed identitario del territorio, utilizzando un materiale effimero come la polvere, di colore bianco e nero, ricavata da fonti naturali, biocompatibili ed ecocompatibili, utilizzata con una logica immersiva attenta sia all’inserimento fisico nell’ambiente sia alle relazioni con la memoria. L’installazione è costituita da figurazioni, ad esempio schemi di costellazioni, che rievocano le memorie ancestrali del ragionamento umano e di come l’uomo del neolitico indagasse il tempo attraverso il moto apparente degli astri: un processo ibrido tra la memoria, la narrazione e l’azione che faccia parlare direttamente gli abitanti e i visitatori dei territori fisici ed interiori.

 

Daniela Frongia, Flows, installazione
Daniela Frongia: Flows
L’opera prevede l’utilizzo del materiale utilizzato dall’artista per installazioni tessute precedentemente in altri spazi e territori. Infatti l’artista ha l’abitudine, durante i suoi spostamenti di piacere, di portare sempre con sé molto materiale: una necessità dettata dall’urgenza di trasporre le emozioni, soprattutto quelle legate alla spensieratezza, e alla necessità di una sperimentazione libera e non vincolata da richieste progettuali lavorative. Nascono così Paesaggi tessili, opere libere di vivere il tempo in distensione, dilatate dalla calma e accompagnate dalla natura dei paesaggi ospitanti – dalle onde del mare, dal vento, dalle rocce – per assorbirne la memoria e trasformarla prima di essere rimosse nel momento di andare via. Flows è costituita dalle tessiture rimosse di queste installazioni, che non potranno mai più essere installate nello stesso modo su un altro ambiente: tale atto rappresenta il fluire continuo della vita, mai stabile e continuamente in divenire.
Emanuela Lena e Silvia Stucky: Tutto è interconnesso – Non abbiamo la stoffa delle tartarughe
Natura e scienza insegnano che tutto è interconnesso. In particolar modo, la neurobiologia vegetale ricorda che l’uomo è strettamente legato alle piante da cui dipende per la propria vita. Nonostante questo, stiamo continuando a devastare ciecamente l’intero pianeta. L’installazione ambientale unisce la trama di fili di Emanuela Lena, i testi poetici di Giovanna Iorio, le immagini di Silvia Stucky, i brani eseguiti da Pierluigi Puglisi (fruibili tramite codici QR), che si intersecano tra i rami degli alberi, invitando a riflettere sui legami di armonia ed equilibrio che permettono la vita.

 

Saba Najafi: Uroboro
Il simbolo del tempo ciclico è un simbolo molto antico, presente in molti popoli e in diverse epoche: un serpente o un drago che si morde la coda, un cerchio senza inizio né fine. Apparentemente immobile, ma in eterno movimento, rappresenta il potere che divora e rigenera se stesso, l’energia universale che si consuma e si rinnova di continuo, l’unità, la totalità del mondo. L’installazione riprende tale simbolo, l’Uroboro, a formare quattro cerchi rivestiti da una tessitura circolare di foglie: i quattro cerchi rappresentano le quattro età del mondo e le foglie sono simbolo del ciclo della natura e di rinnovamento.

 

Anna Maria Tanzi: PUNTO ERBA
‘’PUNTO ERBA’’ nasce da una ricerca sui punti di ricamo. Il punto erba è uno dei più semplici da fare e anche da disfare. Il PUNTO, come segno grafico circolare, e l’ERBA, come materia vivente che forma un prato, sono posti a formare la scritta PUNTO ERBA, a riassumere l’aspetto formale e il valore semantico di ciascuna parola e del loro insieme. L’opera è costituita da 141 punti di erba viva, ognuno del diametro di 15 cm: la scelta del diametro è dettata sia dalle dimensioni del telaio da ricamo che dall’esigenza di evitare inutili sprechi in quanto i rotoli di prato che si trovano in commercio hanno misure ben divisibili per quindici. L’intera scritta misura dunque 10.20×1.40 m ed è distesa in modo da poter leggere distintamente sia da vicino che da lontano.

 

Camilla Tinti e Gianmarco Dolfi: acqua+oro+luce
“acqua+oro+luce” è un esperimento temporaneo contestualizzato che nasce dalla provocante curiosità di risemantizzare sensorialmente e simbolicamente un luogo storico di Sermoneta attraverso l’applicazione di un semplice rivestimento. “acqua+oro+luce”, infatti, è un sottile strato di rivestimento che rimodula la percezione di uno spazio attraverso un’atmosfera fortemente simbolica in grado di avvolgere l’osservatore. “acqua+oro+luce” è un vuoto immerso sotto pelo dell’acqua: all’interno di questo spazio dorato i riflessi del lavatoio mutano raggiungendo cromie e toni che influenzano a loro volta il lavatoio e chi vi si riflette. Effimero è ciò che è transitorio, inconsistente, momentaneo. Cosa quindi più effimero di un riflesso nell’acqua? È così che l’opera prende vita grazie alla partecipazione delle persone che si affacciano sulla vasca dorata.

Camilla Tinti e Gianmarco Dolfi, acqua+oro+luce, installazione
Sara Zarrinchang: ContAgio – Il tempo della cura
Dopo un lungo periodo di restrizioni al contatto con i nostri simili è tempo di scoprire quanto esso avrebbe potuto essere preservato attraverso molte modalità creative e sicure. Il nostro corpo è il nostro primo strumento. Attraverso di esso ci comportiamo come ricetrasmettitori di frequenze e compiamo la magia della musica della nostra vita. ContAgio è uno spazio-tempo di cura e contatto contagiosi: cura per sé, cura per l’altro, cura come terapia e cura come premura. Di con-tatto come esperienza di scambio con se stessi, con i materiali e con gli altri, di con-t-atto come atto di comunione e scambio, con se stessi e con gli altri. Attraverso midi-controllers e Raspberry Pi, oggetti artistici, materiali e relazioni umane, il ContAgio da Con-T-Atto avverrà in tutti coloro che vorranno fare di sé dei compositori ricetrasmettitori.

 

Il Festival del Tempo aderisce all’Agenda 2030 e ai 17 obiettivi ONU. Il Festival del Tempo è una idea originale di Roberta Melasecca, architetto e curatrice, ambasciatrice Rebirth Project/Terzo Paradiso Cittadellarte – Fondazione Pistoletto. Il marchio del Festival del Tempo è depositato presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Il Festival del Tempo si avvale della collaborazione di: BSP Pharmaceuticals, Interno 14 next, A.S.D. e Culturale Clandestina. Media partner: Culturalia, Hidalgo, The Parallel Vision, Zarabazà.

 

 

Tutte le foto sono su: www.festivaldeltempo.it
INFO

Mostra Felice Effimero Indeterminato
Dal giorno 25 settembre al giorno 16 ottobre 2021
Orari: lunedì – giovedì – venerdì – sabato 16.00 – 20.00
domenica 10.30 – 14.00 / 15.30 – 20.00

Installazioni Serendip
Dal giorno 25 settembre al giorno 25 ottobre 2021

FESTIVAL DEL TEMPO
Il Primo Festival dedicato al Tempo – II edizione

Direttore artistico: Roberta Melasecca
Promosso da: Associazione ONLUS Centro d’Arte e Cultura di Sermoneta
Assistenza curatoriale: Michela Becchis
Assistenza tecnica: Daniele Casolino, Fernando Falconi
Graphic design: Alessandro Arrigo
Sviluppo sito web: Alessandro Lanciotti
Patrocini: Regione Lazio, Comune di Sermoneta, Cittadellarte Fondazione Pistoletto ONLUS
Partner: Cittadellarte Fondazione Pistoletto ONLUS, Interno 14 next, A.S.D. e Culturale Clandestina, BSP Pharmaceuticals.

Media Partner: Culturalia, Hidalgo Arte, The Parallel Vision, Zabarazà

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