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IL DOSSIER STATISTICO SULLE MIGRAZIONI ALL’UNIVERSITÀ MAGNA GRAECIA

 

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Le migrazioni non costituiscono soltanto una delle più impegnanti sfide giuridiche del nostro tempo, ma anche e soprattutto uno dei problemi sociali più dibattuti e agitati in senso troppo spesso propagandistico, superficiale e contraddittorio. Non v’è dubbio alcuno che la più evidente insoddisfazione diffusa riguardi le norme che ci sono e il modo in cui esse sono (mal) applicate, anche perché spessissimo non si comprende più chi sia il soggetto istituzionale chiamato a produrle e a farle rispettare. Nel cd. diritto migratorio, modo in realtà dogmaticamente inesatto di definire un ramo dell’ordinamento attraverso i suoi destinatari soggettivi e non il suo ambito applicativo oggettivo, convergono infatti disposizioni di diritto internazionale, statale, dell’Unione Europea. Troppo poco poi si dice sulle disposizioni regionali di implementazione territoriale che presentano invece enormi margini di oscillazione e creano un contesto mal collocato e approntato, di difficile leggibilità e di dubbia articolazione dei principi fondamentali e dei diritti umani.

Per normale che possa apparire, bisogna perciò tornare a investigare i concreti dati di realtà sulla sostanza delle cose: chi sono i migranti in Italia, quali situazioni motivano i loro movimenti, che estrazione sociale hanno, quali diritti sono puntualmente loro negati, a che tipo di sfruttamento vanno incontro e come sono ricattati dagli aguzzini che ne organizzano la tratta e il traffico.

È abbastanza evidente che sul fenomeno migratorio insistano due letture opposte e parimenti fuorvianti che si sostengono a vicenda determinando il blocco attuale. Da un lato si tende a confinare gli immigrati nel novero dell’extralegalità, associando la loro presenza al radicamento di forme allogene di micro e macrocriminalità: come se le vittime di uno sfruttamento incrociato di stranieri e residenti fossero contemporaneamente i sequestratori di un loro migliore destino. D’altra parte si dice che gli immigrati irregolari siano fonte di spesa per lo Stato, indebiti destinatari di prestazioni sociali invero universali e peraltro mai così esangui. Nessuno o quasi si premura di vedere in che condizioni vivano soprattutto nei livelli più bassi della divisione del lavoro: segnatamente, raccolta stagionale e cantieristica abusiva. E ancor meno si dice invece sulla realtà quotidiana e vissuta di chi a costo di enormi sacrifici personali, abbandonando la famiglia, patendo difficoltà interinali tutto fuorché brevi e agili, riesce a trovare lavoro, aprire attività ed educare la prole. Un silenzioso e pacifico esercito bianco con la pelle di tutti i colori, ormai di alcuni milioni di persone e che tuttavia sconta ancora diffuse difficoltà economiche, linguistiche e sociali, oltre che una non estirpata mentalità di esclusione culturale e civile.

Costruire ghetti e alzare muri è però persino peggio del procedere con superficialità e indifferenza, trincerandosi dietro soluzione tampone, atecniche, irregolari e irrazionali.

Per intervenire operativamente su questo contesto, nel corso di “Diritto e Religioni”, presso il Dipartimento di Giurisprudenza, Economia e Sociologia dell’Università di Catanzaro, verrà presentato, proprio nella prima lezione del corso stesso, giovedì 28 Ottobre a partire dalle 10:30, il Dossier Statistico sulle migrazioni in Italia per l’anno 2021. L’evento sarà aperto a tutti tramite connessione al link https://meet.google.com/ntc-yrnb-nxp, su piattaforma, appunto, Google Meet.

A organizzare annualmente il prestigioso report numerose istituzioni e realtà associative, come la Tavola Valdese, Idos, l’istituto di studi politici S. Pio V, la rivista network Confronti. Ai lavori prenderanno parte Roberta Saladino, referente per la regione Calabria del Centro Studi Idos, Antonino Mantineo, professore di Diritto Ecclesiastico presso l’Università Magna Graecia, il pastore valdese Jens Hansen, il sindaco del comune di Gasperina Gregorio Gallello.

Mi farà piacere tirare le conclusioni, certo che esse non saranno l’animosa astiosità dei pifferai magici o la consolante giaculatoria di chi non vede i problemi, quanto piuttosto nuove domande che a risposte parimenti nuove ci sollecitano.

 

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