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Con l’interrogazione n. 3-02958 del 30 novembre (https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/18/Sindisp/0/1321203/index.html), si chiede al ministro Franceschini se, davanti all’evidente fallimento delle riforme da lui promosse: “che hanno portato il sistema della tutela sull’orlo del baratro e svilito la valorizzazione a mercificazione, non avverta la necessità e l’urgenza di ripristinare il rapporto tra soprintendenze e musei e di tornare, quanto alle prime, ad un numero congruo di uffici specialistici”. L’interpello pubblicato dal Ministero della Cultura il 23-24 settembre scorso ha infatti assegnato temporaneamente 18 posti da dirigente in altrettante soprintendenze Archeologia Belle Arti e Paesaggio (il 42% del totale) ad altrettanti funzionari interni non abilitati dal superamento di un concorso pubblico. In Calabria, gli uffici di Reggio e di Catanzaro-Crotone, cioè 2 soprintendenze su 3, sono stati attribuiti con tale sistema, molto contestato perché quasi ovunque ha selezionato, su 256 funzionari ministeriali concorrenti, “i meno titolati, quelli con meno esperienza amministrativa e di tutela sul territorio, più giovani (anagraficamente o per servizio) della generazione cresciuta nelle soprintendenze specialistiche ante riforma”, e, tra costoro, anche soggetti che non soddisfano i criteri di scelta asseriti dal MiC nel bando ma sembra abbiano beneficiato di sponsorizzazioni dei vertici politico e amministrativo del dicastero; pochissime sedi sono state invece assegnate a funzionari di provata esperienza e affidabilità. La Calabria è oggi specchio fedele del Paese, perché conta sia uno dei neo-dirigenti meno titolati per ricoprire quel ruolo sia una delle felici eccezioni. Il fresco titolare dell’ufficio di Reggio e Vibo ha altresì avuto “in dote”, con la formula (inconsueta ma prevista nei contratti dei dirigenti) dell’incarico aggiuntivo, anche l’ufficio di Cosenza, sobbarcandosi, gratis, in impegno quasi disumano, dato che l’ufficio “aggiuntivo” ha competenza sul capoluogo bruzio e su altri 154 Comuni. Com’è noto, la nascita delle soprintendenze uniche ha diviso il territorio calabrese prima in due parti e poi in tre solo per soddisfare beceri campanilismi, dal momento che la perifericità degli uffici di tutela della Calabria, causa di oggettive difficoltà logistiche per i dirigenti non residenti in regione, e l’assenza di incentivi (economici e di carriera) come quelli loro riconosciuti per le sedi disagiate, manda puntualmente deserti gli interpelli pubblicati per dare un titolare alle tre sedi. È soprattutto la carenza di personale, però, a mettere ormai a rischio, ovunque, la sopravvivenza stessa del MiC: come altrove, il residuo personale ministeriale calabrese è stato giocoforza distribuito negli istituti inutilmente moltiplicati, in modo che nessuno possa funzionare a dovere. Esemplare, al riguardo, è il caso del Museo Archeologico Nazionale di Capo Colonna, che oggi fa capo alla Direzione regionale Musei: “chiuso fin dal 2019 (nell’indifferenza di tutte le amministrazioni) e mai riaperto non tanto per le conseguenze della pandemia o per sempre nuove deficienze strutturali invocate ad hoc, ma perché sguarnito dei pochissimi dipendenti ministeriali, utilizzati per assicurare l’apertura estiva della fortezza di Le Castella, pochi chilometri più a sud: una guerra tra poveri, e della peggior specie”. Se poi può sembrare un progresso che oggi la Soprintendenza ABAP di Catanzaro e Crotone, con sede a Crotone, abbia per la prima volta un proprio dirigente, è però “preoccupante che la Direzione generale da un lato catapulti un architetto digiuno sia di tutela sia di gestione nel cuore della Magna Grecia (dove peraltro un progetto da 60 milioni di euro, “Antica Kroton”, interviene su tutto il patrimonio culturale pitagorico), dall’altro che sembri ignorare che, degli 8 dipendenti in servizio al momento della divisione da Cosenza, oggi ne restano 5, che ai primi dell’anno prossimo (2022) si ridurranno a 2”. Da qui la richiesta al Ministro, da parte dei 4 senatori interroganti, di recedere dalla pessima riforma da lui stesso promossa, causa di esiti ferali per il sistema della tutela in tutto il Paese, ricomporre l’unità soprintendenze-musei e ripristinare gli uffici specialistici.

 

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Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto – Commissione Cultura)

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