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BUON NATALE! E SIA RINASCITA

Non si capisce perché, in un mondo che sbandiera giustizia e uguaglianza senza riuscire ancora a metterle in atto, come anche gli ultimi eventi relativi agli stessi vaccini protettori dal Covid 19 dimostrano, sia stato, ormai da tempo, messo da parte il messaggio di Cristo (a dire il vero poco attuato anche quando lo si annunciava), basato sulla solidarietà e sul riconoscimento di pari dignità fra tutti gli esseri umani di qualsivoglia genere e razza, di ogni provenienza.                                                                Un messaggio da non lasciare in teoria, da attuarsi nella vita quotidiana, al di là di quanto fece poi la Chiesa, a partire dagli stessi apostoli Paolo e Pietro che presero la decisione di accettare lo stato di cose esistente accentuando per tutti coloro che subiscono ingiustizie e patiscono sofferenze la ricompensa nei cieli.                                                                                                                                          Non era il messaggio di Cristo individualismo, né quel singolarismo tanto in voga oggi, il quale mostra poi il suo punto debole nella necessità di un riconoscimento da parte dei naviganti il Web, ponendosi, sotto certi aspetti, in contrasto con l’uguaglianza e la giustizia sociale. Quello di Cristo è un messaggio che chiede a ciascuno di mettere in discussione la propria mentalità e vita, obiettivi e valori, un messaggio anticonformista, contro ogni esteriorità religiosa, unico nell’invito ad amare anche il nemico.                                                                                                                                  E’ stato da sempre difficile accogliere il Verbum fattosi Caro, lo è ancor di più in questo tempo di nichilismo, in un mondo in cui il valore è posto esclusivamente in ta chrémata, già presente nell’Odissea col significato di ricchezze e tale rifluito nelle opere di Platone, e quelle si possono acquisire, insieme a tanto altro voluto come possesso, con pecunia, vale a dire con il denaro che ogni cosa può dare. E’pertanto il denaro la misura di tutte le cose, quindi dell’essere umano in questo tempo a tal punto preso da ta chremata da non essere più in grado neppure di vivere la nostalgia del mondo perduto, pur continuando a soffrire “la nostalgia di qualsiasi cielo stellato”, come affermava già nei primi decenni del Novecento György Lùkacs, avverso a ogni forma di guerra.                                                                                                                               Un crescendo di valore per ta chremata, accentuato dal grande sviluppo tecnologico, con invisibili flussi finanziari che corrono in rete, inattingibili alla massa che resta con in sorte sempre la stessa sorte lontana da verità e giustizia.                                                               E, a maggiore incertezza, umana e universale, per quanto sta coi nuovi sistemi di vita sul pianeta accadendo, il Covid 19 ancora presente, anche quest’anno preoccupa, potrebbe nuovamente negare il sorriso, l’abbraccio. Il Natale, pur non giungendo ad essere, come diceva San Pio da Pietrelcina “stella a guidarci lungo il deserto della vita presente”, resta pur sempre per tutti pausa agognata.                                                                                                                 Quello, però, cui abbiamo lo scorso anno rinunciato a causa della pandemia, e speriamo di non dover anche quest’anno rinunciare, è il Natale di una gioia collettiva apparente, riflesso del vuoto che abita tutti noi con l’assenza della spiritualità autentica. Abita l’Occidente, debole e rinunciatario della sua identità, un Occidente che vive male la fase che alcuni filosofi, tra cui Dilthey e Rorty, definiscono di transizione o di post-modernità.                                                                                                                                       L’augurio è che i reggitori, laici e religiosi, riflettano sulla identità gettata ai rovi, la recuperino, anche facendosi male: possono le ferite guarire e intanto anche l’esistenza può ridimensionarsi nei suoi valori correnti, essere portata a volgersi a quella natura spirituale che, se sradicata, ci lascia in una libertà solo apparente.                                                 L’augurio è anche che ciascuno di noi non si comporti più come i segatori di Bertolt Brecht: “E segavano i rami sui quali stavano seduti, gridandosi l’un l’altro le loro esperienze per segare con maggiore vigore. E crollarono nell’abisso. E quelli che li guardavano scossero la testa e continuarono a segare con forza”.                                                  Per millenni siamo andati avanti così, possiamo noi mutare la nostra sorte, fare del Natale la rinascita.

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Antonietta Benagiano

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