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E IL TEMPO SCORRENDO…

Mezzanotte a breve, e ancora una volta festeggeremo l’arrivo del nuovo anno con un brindisi distanziato e dubbioso: cin cin al mondo, vada avanti con la sua zoppia, ma vada comunque avanti! Il Covid 19 può colpire a tradimento, le munizioni di cui siamo forniti non risultano a 360° efficaci, inoltre la situazione mondiale è sotto tanti altri aspetti difficile, con pericolosi interrogativi.

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Al nuovo brindisi tutti noi terricoli ci augureremo il coraggio di procedere con perseveranza e buon senso perché da ciò dipenderà il futuro, consci pure che le opportunità possono venire fuori anche dalle difficoltà, che si possa mutare rotta.

Abbiamo dal 2020 iniziato a vivere una situazione ancor più anormale nella anormalità che ha da sempre caratterizzato l’esistenza, soggetta a infinite difficoltà.

E c’è stato chi è andato a riprendere la profezia dei Maya (già ripresa all’approssimarsi del 2012 quando la situazione mondiale era di minore allarme) secondo la quale, alla fine del tredicesimo ciclo del calendario maya, corrispondente per il calendario gregoriano al 21 dicembre 2021, si sarebbe verificato l’evento di trasformazione planetaria che avrebbe portato la fine del mondo o la radicale trasformazione dell’umanità.

Di tale profezia non c’è, ovviamente, un fondamento scientifico, solo l’attenzione del movimento New Age, di qualche filosofo come Terence Mackenna e di scrittori come Adrian Gilbert e Maurice M. Cotterell.                                                                                       Quel passaggio dal tredicesimo ciclo (detto D’ak’tun) al quattordicesimo è, secondo gli studiosi degli antichi Maya, solo occasione per celebrare ancor più solennemente il passaggio a una nuova epoca, non soltanto a un nuovo anno.

Del resto da remotissime ere capodanno è festeggiare il ritorno della Terra alla vita e con essa a quella speranza che ciascuno cerca di tenere stretta a sé.

L’aveva pure il cavernicolo… e il tempo scorrendo riportava lunga luce ed essi liberavano dalle pelli il corpo  nuovamente si lasciavano baciare dal tepore dell’astro…

E iniziarono neanderthalenses e sapientes a inneggiare al miracolo della primavera.

Così anche in età storica presso tutti i popoli del pianeta. Quel festeggiare il ritorno della luce che dava calore divenne anche speranza di pace, di solidarietà, di convivenza pacifica, e gli islamici facevano durare il capodanno un mese, detto Muharram, durante il quale era proibita la guerra. Solo gli Ebrei, pur avendo una festa in primavera, celebravano il capodanno in autunno ed era una sollecitazione alla introspezione.                                                                                                                     Comunque, in tutte le ere e presso tutte le genti dei vari continenti, il capodanno è la festa della rinascita della Terra.  Era così per Babilonesi e popoli mesopotamici, per gli Egizi che solevano accendere fuochi nuovi nei templi, per i Greci che molto onoravano Dioniso con grandi libagioni e con quanto poteva dare piacere.

I Romani passarono poi dall’onorare il fuoco di Vesta il 1° marzo a celebrare il 1° gennaio Giano, divinità autoctona bifronte a simboleggiare lo sguardo al passato e al futuro nel mentre il presente è sfuggente, pur essendo quello da vivere. Veniva a Giano, da cui prese nome il mese, sacrificato un ariete, auspicio di pace, come lo era anche lo scambio di ramoscelli di alloro e di olivo, di fichi e miele, quasi ad allontanare l’amaro della discordia.

E Giulio Cesare, riformando il calendario, fissò per sempre il 1° gennaio come inizio dell’anno, riconfermato poi il 1582 da Papa Gregorio XIII, nuovo riformatore.

E’ rimasto così sino a noi, sino a questo tempo che, di certo, non è dei migliori, ma è il nostro tempo, il solo che abbiamo, c’è quindi da porsi all’opera con massimo impegno per allontanare discordie, ridimensionare brame ponendo in atto quei principi di uguaglianza e giustizia che dovrebbero essere il segno di appartenenza al genere umano. Siamo pronti ad accogliere come radicale trasformazione la profezia dei Maya, a brindare a tutti gli esseri della Terra volti alfine (lo speriamo con forza!) all’alba di solidarietà, di pace.

Antonietta Benagiano

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