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Monumentale volume di Giuseppe Messina

La genialità e l’entusiasmo di Giuseppe Messina, un vero artista, sorprendono sempre. In distribuzione dal 31 dicembre 2021, stampato a cura del Movimento per la Divulgazione Culturale di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) il volume “IMBARCATO ALL’ALBA – ARTES MEAE PER UNUM VESTIGIUM” (Le mie arti per un unico progetto) che riproduce in formato normale un monumentale volume, formato da oltre 32 tele dipinte ciascuna di centimetri 56 × 76 e poi da testi poetici (tratti da 19 suoi poemi), l’insieme dei quali compongono un ulteriore poema di 655 versi. Volume che fra alcuni mesi, in occasione dei festeggiamenti per il 55° anniversario di attività artistica del Messina sarà posto su un leggio artistico, posizionato nella sua casa museo “Oikos Museion”, ove potrà essere visionato su prenotazione al numero telefonico 338 4969216.

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Si rimane subito sorpresi sin dalla copertina lignea ricoperta di pelle con incastonato un altorilievo bronzeo di cm 40 x 50 di 25 kg! (in rappresentanza della sua attività di scultore). Libro, comunque, che non conterrà tutte le sue arti.  Impossibile, infatti, includere anche il suo cinema, i suoi documentari, i suoi articoli giornalistici e di critica, tutte le sue opere teatrali ed altro ancora. Le opere pittoriche del monumentale volume hanno un impatto surreale simbolico in cui l’osservatore potrà sentirsi calamitare l’attenzione per scoprire i particolari a volte non subito evidenti, particolari che permettono di immergersi nel mito della classicità. In alcune di queste opere, come nei testi scritti, si sente addirittura prossima la presenza di Omero, il più classico dei poeti.  Dipinti e versi fanno parte dello stesso contesto che richiama la classicità dell’arte, quella classicità che sembra essere messa da parte da tanti addetti ai lavori. “Eppure è a tale espressività dell’ingegno umano (dice Messina) che derivano le radici della nostra cultura”.

Il volume non è un libro comune come abbiamo scritto sopra, e non soltanto per le pagine in tela, o per il suo pesante ingombro, ma soprattutto per il suo contenuto, per il messaggio che l’artista si augura, e anche noi, arrivi a chi è indirizzato. Un monumentale libro che, ne siamo convinti, affascinerà quanti avranno modo di visionarlo. E tutti sappiamo bene che quando la cultura affascina, raggiunge il suo scopo di divulgare idee positive in una società alcune volte trascinata dai tanti mezzi di distrazione, di confusione e di convinzione. L’artista ha realizzato quest’opera in anni di fatica sotto la spinta entusiastica del figlio Salvatore, un attento studioso di rispetto.  Biografa e vecchia amica del maestro Giuseppe Messina è sempre stata la prof.ssa Maria Torre, naturalmente sempre da lui informata in anteprima di ogni sua iniziativa, di ogni progetto, di ogni nuova opera a cui voleva dare vita, di qualsiasi “folle impresa artistica” in cui si imbarca. Da alcuni anni, invece, il silenzio più assoluto.  La biografa non sapeva cosa pensare. Che il coronavirus avesse ostacolato le sue varie attività artistiche? Che avesse bloccato la sua vena creativa? Che il maestro, appesantito dalla lunga barba bianca e dall’avanzare degli anni si fosse ritirato a vita privata e avesse deposto penna, pennello e scalpello? Naturalmente nulla di tutto ciò, come si rese conto in seguito all’improvviso invito (parliamo del 27 giugno 2021) di andare nella sua casa museo in quanto aveva qualcosa da mostrarle.

Maria Torre ha compreso subito che doveva trattarsi, certamente, di qualcosa di inaspettato e di veramente notevole. Appena arrivata, con l’entusiasmo di un adolescente il maestro le ha messo sotto gli occhi, una dopo l’altra, delle tele splendidamente dipinte con una pittura che sembrava tridimensionale, tanto che più che i soggetti dipinti appaiono come opere scolpite. Su otto di queste tele ha potuto leggere un collage di versi tratti dai suoi vari poemi, che pagina dopo pagina danno vita a qualcosa di nuovo, ad un poema, per certi versi autobiografico, che mostra di Giuseppe Messina tutto il suo percorso artistico e tutto il suo essere. Si è resa subito conto che Giuseppe Messina aveva avuto una meravigliosa idea che può essere considerata anche il suo testamento artistico.

Che dire di fronte a tanta maestria, entusiasmo e genialità?  “Complimenti maestro! (ha quasi gridato la prof.ssa Torre). Tu sei un vero artista perché la tua mano, la tua testa, il tuo cuore vanno insieme”. E chi non è d’accordo con lei?  Qui di seguito riportiamo anche alcune sue note biografiche.

Giuseppe Messina, è nato nella millenaria Gala, frazione del comune di Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina. Nella seconda metà degli anni 60, lasciata la Sicilia si è trasferito a Roma dove, entrato in contatto con il grande mondo della cultura, ha potuto aprirsi a più vaste conoscenze artistiche. Ha realizzato pregevoli opere che possono essere ammirate in esposizioni pubbliche e private in Italia, dove ha esposto assieme ad artisti come Salvatore Fiume, Ennio Calabria, Renato Guttuso, Remo Brindisi ed altri, ma anche all’estero (Russia, Argentina, Sud Africa, Australia, Canada, USA, Inghilterra, Malta ed altri Paesi). Nel 1981 ha fondato il Movimento per la Divulgazione Culturale. Nell’85 ha regalato alla sua città il periodico “La Molla” sul quale, oltre ai suoi articoli, hanno trovato spazio fatti e personaggi di rilievo (fra cui articoli dei giornalisti Melo Freni, Nino Bellinvia, Emilio Isgrò, Vincenzo Consolo, Marcello Crinò e tanti altri). Il mensile è nato dalla voglia di scuotere le coscienze, dalla convinzione del Messina che dalla periferia, dalla provincia, può e deve scattare la molla per sviluppare un discorso socio-culturale per mettere in risalto valori autentici, sconosciuti o sottovalutati. C’è da sottolineare che quella del giornalismo, quasi sempre trattante argomenti culturali artistici e sociali, è un’altra delle tante passioni che il Messina coltiva fin da giovane. Infatti, i suoi pregevoli articoli sono apparsi su diverse testate giornalistiche. Il Nostro manifesta un grande interesse per la letteratura e la mitologia classica in particolare ed è grazie a questa sua passione, che ha realizzato diversi poemi, tra cui: “Ulisse destino di se stesso”, “Penelope”, “Il testamento di Odisseo”, “La filosofia del saggio”, “Il tempo – Viaggio in ascesa verso il seno della terra” ed altri. Quella che gli ha dato grande notorietà resta, comunque,  la trilogia dedicata a Omero (per cui è stato insignito di medaglia d’oro del Senato della Repubblica), tre poemi endecasillabi, cioè “Odissea ultimo atto”, che continua “Odissea” di Omero (riprende infatti da dove il poeta cieco interrompe) e il Messina, con la sua fervida fantasia, che non conosce limiti, fa giungere Ulisse alla foce del Lugano e lo fa, poi, proseguire, fra querce ed uliveti, fino alla “Contrada del Latte” e Odisseo in persona, dietro suggerimento di Atena, chiamerà quel villaggio di pastori Gala); “Stirpi di Atlantide” che narra le ultime ore del mitico continente, prima di inabissarsi, e la fuga verso altre terre di una parte di quel popolo. Non contento ha completato la trilogia con “La leggenda di Omero” con cui ha reinventato e reso reale il più classico dei poeti, quasi a voler riaprire la questione omerica (e con la sua simpatica e travolgente creatività ci riporta in un mondo di miti, di eroi, di tradizioni, raccontando che il cieco cantore dell’Iliade e dell’Odissea, sia nato proprio nella Valle del Longano).

Perché ciò? Perché questo ritorno al mondo classico? Molto probabilmente, non solo perché vuole tenere saldo il legame tra passato e presente, ma perché vuole ricordare soprattutto ai nostri figli, alle nuove generazioni, che noi tutti discendiamo dalla grande millenaria civiltà mediterranea, vuole che si ritrovi l’orgoglio di essere siciliani, vuole che si acquisisca la consapevolezza che possiamo, anzi, dobbiamo dare il nostro personale contributo perché la nostra terra possa riscattarsi da un presente non certo esaltante e divenire grande e in grado di svolgere un ruolo genuino nel panorama nazionale e internazionale. Giuseppe Messina è anche autore di diverse opere teatrali. Nel 1999, per il bicentenario della nascita del musicista e patriota barcellonese Placido Mandanici, ha realizzato il testo teatrale “Lamento per Placido Mandanici, ovvero onore al maestro”. Il lavoro è stato messo in scena all’Arena “Michele Stilo” e al teatro dell’O.P.G. a Barcellona Pozzo di Gotto. Nell’intenzione dell’autore, oltre a rendere omaggio al grande musicista, pressoché dimenticato, l’opera teatrale doveva anche servire a sensibilizzare le istruzioni per il completamento del nuovo teatro (che è poi avvenuto).

Altre opere teatrali realizzate sono: “Nel mitico regno Eolo”, “Testamento teatrale” (dedicato a Giuseppe Fava, lo scrittore-giornalista ucciso dalla mafia), “Non sono “Cyrano di Bergerac” (messo in scena a Villa Piccolo di Capo d’Orlando), “Nel segno di Socrate” (messo in scena in diverse scuole a Milazzo e a Barcellona Pozzo di Gotto), “Il tormento di Penelope” e “La collera di Odisseo” (messi in scena all’Istituto Luigi Valli di Barcellona Pozzo di Gotto), “La disperazione di Cassandra” (messo in scena nel 2019 in occasione dell’evento “I giorni della Divulgazione della Cultura” nella stessa città) e “La solitudine di Laerte”.Come scultore ha realizzato diverse opere in legno, in granito, in ossidiana e anche in pietra arenaria di Lecce (“Ciclope nel vento”, “Elena”, “Omero” e “Circe”) e in bronzo (le 10 sculture realizzate per illustrare il suo primo poema “Odissea ultimo atto”, i monumenti dedicati allo storico barcellonese Nello Cassata, quello in onore dell’eroe della prima guerra mondiale Luigi Rizzo, sul porto di Milazzo; ed altri. L’artista ha lanciato l’idea, che ha poi portato all’istituzione del “Premio Città di Barcellona Pozzo di Gotto”, per cui ha creato e donato lo stesso trofeo bronzeo “Longano”, simbolo della città, con il quale sono stati insigniti: lo storico Santi Correnti; lo scienziato Antonino Zichichi; la conduttrice di “Linea blu” (Rai Uno) Donatella Bianchi e l’attrice Francesca Chillemi (“Miss Italia 2003”).

Il Messina ha tenuto seminari di aggiornamento per insegnanti (sui temi “Educazione all’immagine e Beni Culturali”), varie conferenze ed è stato correlatore sul tema “Archeologia tra passato e presente” assieme ai professori Tullio Maneri, esperto di archeologia, e Renato Petrone, titolare della cattedra di archeologia all’Università La Sapienza” di Roma. Tra l’altro è stato chiamato da diversi Istituti di Scuola Media Superiore, quale docente per i progetti di Storia della Sicilia, delle Tradizioni Popolari e del Folklore, per corsi di pittura e scultura, e anche per attività teatrale per la legalità con alunni di diverse scuole superiori, mettendo in scena alcune sue opere. Ha realizzato i documentari “Patrimonio archeologico culturale e realtà sociale di Barcellona pozzo di Gotto”, “Storia di Rodi Milici”, “Festa del Muzzuni” di Alcara Li Fusi; vari cortometraggi e i film “L’uomo che ritrovò se stesso”, “Socrate non può morire, ovvero un atto estremo contro il potere mafioso” e “Un estremo atto di giustizia”. Con questi film l’autore si prefigge uno scopo sociale, quello di denunciare i mali che affliggono la nostra società, convinto che il potere mafioso teme gli intellettuali, le loro denunce, le loro opere. Questa esigenza di denunciare i mali sociali del nostro tempo, questo cercare di scuoterci dal torpore tipico di noi siciliani, si avverte chiaramente in tutta la sua produzione artistica.

Egli auspica la rinascita sociale e culturale del mondo in cui vive, anche a costo di dover perseverare fino alla fine col rischio di essere profeta inascoltato. Questa è la sfida che Giuseppe Messina vuole vincere e ciò fa di lui un artista diverso da molti altri che creano arte per se stessi. Voglio altresì ricordare (continua la biografa) alcuni degli innumerevoli premi e riconoscimenti che negli anni ha ricevuto. Oltre la medaglia d’oro del Senato della Repubblica nel 2002 per la trilogia omerica a Palazzo Barberini di Roma, nello stesso anno ha ottenuto anche il primo premio per la scultura in bronzo “Ulisse arciere”.

Nel 2006, per il 40º anniversario della sua attività artistica e culturale, è stato insignito della targa d’argento del Presidente della Repubblica. Nel 2011, nell’ambito della manifestazione dedicata alla Settimana della Cultura, su iniziativa dell’Accademia “Amici della Sapienza” di Messina, il maestro Giuseppe Messina è stato insignito del “Premio alla Carriera” per i suoi 45 anni di attività artistica e culturale, consistente nel trofeo dell’Assemblea Regionale Siciliana. Nel 2017 alcune associazioni culturali di Barcellona pozzo di Gotto e di Milazzo, con il patrocinio dell’Università degli studi di Messina, e della sua stessa città natale Barcellona Pozzo di Gotto, gli hanno dedicato una mostra antologica di sue opere scultoree, pittoriche e grafiche nel teatro “Placido Mandanici” di Barcellona Pozzo di Gotto, dove è stato proiettato anche il suo ultimo film.  E la biografia del maestro Giuseppe Messina (sua e-mail. messina.giusep@tiscali.it) continua.

“Con questo volume monumentale “Artes meae per unum vestigium”, Giuseppe Messina ci consegna un’altra delle sue sorprese. Si guarda intorno, sceglie effetti e prospettive, poi, con trasporto zelante, degno di un frate conventuale, svolge la sua preghiera: è un insieme di forme che derivano direttamente dalla vocazione al fantastico. È un naturalista, non c’è dubbio, ma nelle sue nature trasfonde l’anima del sogno che lo guida; in tal modo le forme, i colori del sentimento assumono il carattere della motivazione che lo ispira”.

Lo ha scritto il giornalista, scrittore e poeta Melo Freni (barcellonese e amico del Messina), già redattore culturale per 35 anni alla RAI e poi redattore capo del TG1, autore di diversi romanzi, raccolte poetiche e saggi letterari (da ricordare che tra l’altro è inserito fra i 50 poeti del ’900 italiano scelti da Glauco Cambon e Antonio Illiano per il “Dizionario delle Biografie Letterarie”, edito dalle Università di Detroit e Londra).

Nelle foto 1) Copertina del libro edizione normale. 2) Altorilievo bronzeo del monumentale libro. 3) L’artista Giuseppe Messina. 4) Giuseppe Messina con la sua biografia Maria Torre. 5) Melo Freni e Giuseppe Messina.

Nino Bellinvia

 

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