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La pandemia, le restrizioni e la banalità del male
Da un medico, soprattutto da un medico, mi sarei aspettato suppergiù un discorso del genere: “Mi rendo conto che discriminare una persona non vaccinata, al punto da impedirle di entrare in un negozio, come si fa per i cani, impedire ad un padre di famiglia di lavorare, sono cose assai brutte, moralmente cattive, ma è stata una necessità, una sorta di legittima difesa”. Questo, come minimo, mi sarei aspettato. Ed invece un medico ha dichiarato con evidente soddisfazione: “I non vaccinati, col nuovo decreto non potranno fare più niente”. Qualche altro medico addirittura ci ride sopra. Malvagi? Oppure semplicemente la pandemia li ha privati della capacità di giudizio? Non parliamo dell’indifferenza o, purtroppo, della soddisfazione di quasi tutti gli uomini politici, e della maggior parte della gente. E’ il caso di parlare di banalità del male? Il discorso sulla legittima difesa, che avrà fatto piacere a qualche lettore che segue la corrente, in realtà è sbagliato, giacché alle restrizioni è sottoposta anche una persona perfettamente sana e non contagiosa. E’ come dare una bastonata ad un innocente, presumendo che si tratti di un ingiusto aggressore. Riguardo alla “necessità”, bisognerebbe dimostrare che sia reale, assoluta. Io però sono del parere che anche se le persone non vaccinate costituissero un grande, reale pericolo, ugualmente sarebbe ingiusto discriminarle. Ci sono cose che non si possono fare mai. Mi stupisce e mi rattrista il silenzio della Chiesa, che sembra aver dimenticato il vangelo. Mi stupisce e mi rattrista il silenzio di papa Francesco che sembra aver dimenticato san Francesco, che scese da cavallo per abbracciare e baciare un lebbroso, Cristo stesso secondo alcuni.
Renato Pierri
Scrittore

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