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Il gelo dei poveri.
Un freddo senza precedenti in Medio Oriente ha costretto gli ultimi a subire gravi conseguenze.
Qui trovate i racconti dai nostri project manager in Palestina, Siria e Libano sul gelo fortissimo che ha provocato intemperie e rovesci nevosi su gran parte del Medio Oriente. In un contesto poverissimo, provato dalla pandemia e dai conflitti, la neve è stata una notizia pessima. I più poveri si sono trovati a fronteggiare temperature da record privi di mezzi di riscaldamento, alcuni hanno dovuto bruciare le proprie scarpe, per riscaldarsi. I nostri progetti hanno risposto come hanno potuto.
 

Gentili colleghi,

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negli scorsi giorni, il Medio Oriente è stato travolto da un’ondata di freddo senza precedenti. Al di là degli scatti artistici (come quello che vedete nella prima foto, che rappresenta la Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme), la situazione è grave, soprattutto per i più poveri.

 

Fin dai primi di gennaio, il freddo in tutto il Medio Oriente è stato intenso: già il 18 gennaio 2022, i termometri a Gerusalemme segnavano la temperatura eccezionale di -2 gradi C. Un freddo simile si è verificato in Palestina, in Libano e in Siria. A seguire, i racconti dai nostri collaboratori in queste aree.

 

In Palestina

 

Vincenzo Bellomo, project manager di Pro Terra Sancta per l’area palestinese ci ha raccontato: “Quest’anno il freddo è stato straordinario; più ancora della neve, che ogni tanto arriva, e che io stesso ho visto più volte. Il gelo che c’è stato nelle scorse settimane è davvero inedito.

 

Betlemme, dove lavoro io, è particolarmente esposta al rigore dell’inverno: si trova ad un’altitudine di 800 m.s.l.m. e la gente è quasi del tutto sprovvista di impianti di riscaldamento. Il gas e i combustibili costano parecchio, e sono decisamente fuori portata per i portafogli della stragrande maggioranza delle famiglie di Betlemme.

 

Non dimentichiamoci che Betlemme, che vive di turismo, è paralizzata da due anni a causa della pandemia. Le famiglie sono letteralmente ridotte sul lastrico: al centro d’ascolto riceviamo storie che suscitano grande commozione e che chiedono che sia fatto qualcosa al più presto. Guide turistiche, albergatori, negozianti, artigiani devono chiudere le loro attività, si chiedono come mandare avanti le proprie famiglie, vedono impedito il futuro per i figli. Una ragazza, una mamma giovanissima è passata qualche giorno fa a chiedere aiuto per mandare a scuola i suoi figli, già assistiti nei progetti di scolarizzazione di Pro Terra Sancta. Anche l’aiuto che veniva fornito precedentemente per pagare la retta e il materiale scolastico non le basta più.

 

In questo contesto, il freddo ha costretto a spese straordinarie per il riscaldamento. Capita di vedere gente costretta a riscaldarsi con dei piccoli fuochi accesi davanti alla porta di casa, con il rischio che vada a fuoco tutto. La gran parte delle stufe funzionano a gas liquido in bombola, e sono a rischio perenne di conflagrazione.

 

I progetti di Pro Terra Sancta hanno provato a rispondere all’emergenza, ma non si può far molto. Noi cerchiamo soprattutto di garantire alla gente lavoro, assistenza medica, una casa. Poi, certo, finanziamo anche le parrocchie per l’emergenza freddo; ma si può intervenire fino ad un certo punto”.

 

In Siria

 

Ayham Khouly, project manager di Pro Terra Sancta in Siria, è più duro ancora: “Le temperature a Damasco hanno fatto registrare spesso valori sotto i -5 gradi C, nelle ultime settimane.

 

Non abbiamo benzina né gasolio per scaldarci, e non abbiamo carburante per far funzionare i generatori elettrici. Il governo è stato costretto a dare 10 giorni di ferie ufficiali per cercare di preservare un poco di gasolio, per usarlo come fonte di alimentazione per i generatori elettrici. Non c’è modo di scaldarci che utilizzando l’elettricità, ma è disponibile solo 4 ore al giorno.

 

Il governo vuole distribuire 50 litri di gasolio per ogni famiglia per l’inverno, ma si stima che ciascun nucleo familiare abbia bisogno di circa 600 litri per riscaldarsi. Non c’è modo di acquistare carburante sul mercato nero: il prezzo è sei volte più alto che su quello legale.

 

Soltanto martedì (01/02/2022, n.d.r.), il governo ha dovuto sospendere la distribuzione a milioni di famiglie di beni di base come pane, riso, zucchero, olio… e tra questi beni anche i combustibili per il riscaldamento che aveva fino ad allora fornito. Questo ha portato la popolazione un passo più vicino all’esplosione di rabbia: si stima che i bisogni familiari di un nucleo di cinque abitanti siano coperti da un reddito di 600 dollari al mese. Qui i salari medi si aggirano tra i 50 e i 100 dollari al mese. La situazione è davvero molto, molto complicata.

 

Noi cerchiamo di distribuire beni di base attraverso i nostri progetti d’emergenza, e per qualche famiglia copriamo parte del fabbisogno di combustibile per il riscaldamento. Ad alcune famiglie siamo costretti a dare soldi in contanti per permettere loro di acquistare gasolio o benzina sul mercato nero”.

 

Sulla catastrofe in atto in Siria per il freddo è intervenuto anche Mark Cutts, collaboratore ONU, deputato per la crisi umanitaria nel Paese, che ha dichiarato di aver assistito a “scene orrorifiche negli scorsi giorni”.

 

In Libano

 

Fadi Bejani, project manager di Pro Terra Sancta in Libano traccia un quadro simile: “è stato davvero molto difficile: ci sono state due settimane di freddo veramente intenso; adesso ha ceduto per qualche giorno, ma nel fine settimana dicono che riprenderà. E ci saranno altre due settimane di gelo.

 

La gente ha dovuto cominciare a bruciare i vestiti o le scarpe per avere una stanza calda per qualche ora. C’era neve dappertutto, non c’è modo di riscaldarsi, perché molte famiglie non sono in grado di pagare le tariffe – altissime – per i generatori. Anche in Libano, infatti, come in Siria, l’elettricità c’è per poche ore al giorno.

 

La gente non ha più niente per scaldarsi; bisogna bruciare quel che si ha… Anche la gente che i soldi li ha, ha dovuto fare i conti con grosse difficoltà, perché spesso i generatori non funzionavano.

 

Anche noi abbiamo fatto fatica ad organizzarci per l’emergenza; è tutto accaduto troppo in fretta. Ma qualcosa abbiamo fatto. In tempi rapidi, abbiamo fatto arrivare alcune stufe elettriche, che possono essere utilizzate quando c’è l’elettricità fornita dal governo. Abbiamo anche ricevuto grosse donazioni di coperte, e le abbiamo distribuite in varie occasioni.

 

Venerdì faremo un’altra distribuzione di coperte, per prepararci alle nuove intemperie in arrivo. È l’unico modo che abbiamo per aiutare i più poveri a mantenersi al caldo, in assenza di tutto: benzina, gas, elettricità”.

 

A questo link sono disponibili foto della neve su Gerusalemme e a questo foto dalla Siria, liberamente utilizzabili.

 

Per ogni dubbio o necessità, non esitate a contattarci attraverso i recapiti presenti in calce a questa mail.

 

Con preghiera di diffusione,

 

Andrea Avveduto

Ufficio stampa Pro Terra Sancta – 026572453

a.avveduto@proterrasancta.org

 

Giovanni Maria Caccialanza

Ufficio stampa Pro Terra Sancta – 026572453

g.caccialanza@proterrasancta.org

Informazione equidistante ed imparziale, che offre voce a tutte le fonti di informazione

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