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Ho scritto, nei giorni scorsi, in merito ai lavori di presunta riqualificazione del Teatro “G. Verdi” di Terni, una dura lettera alla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio (ABAP) dell’Umbria, mettendo in indirizzo per conoscenza anche la Direzione generale romana e i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Perugia, competenti sull’intera regione. Ne ho scritta una anche al Sindaco, simile ma non identica alla prima. Nell’imminenza dell’apertura del contestatissimo cantiere per l’esecuzione del primo lotto funzionale dei lavori, dal momento che in mancanza della somma totale necessaria a realizzare l’intervento si procede per step, mi premeva richiamare l’attenzione dell’Ufficio di tutela territoriale del Ministero della Cultura e dei tecnici dei LL.PP. dell’Ente locale su cosa significhi l’attestazione di alto rischio archeologico, agli atti fin dal 2019, per l’area dov’è allocato l’edificio per spettacoli costruito negli anni 1840-1848 su progetto dell’architetto pontificio Luigi Poletti. Danneggiato durante la seconda guerra mondiale e subito dopo trasformato in cinema-teatro, tale rimase per mezzo secolo. Oggi, dopo un decennio di abbandono, si vorrebbe recuperarlo (proposito meritorio) trasformandolo, però, in un teatro con capienza molto più ridotta dell’originale, incapace e inadatto ad ospitare opere liriche, e, peggio, potenziale strumento della distruzione di un importante lembo del centro storico ternano rimasto finora sepolto. Fingono di ignorare, infatti, Soprintendente e Sindaco, che il Teatro è sorto su Corso Vecchio, cioè lungo l’asse che replica l’antica Via Flaminia, il che lascia intuire, nelle adiacenze, un elevato potenziale archeologico di epoca romana, del resto verificato in varie occasioni. Prima di raggiungere le stratigrafie romane, però, lo scavo (perché è previsto uno scavo archeologico in estensione sotto la platea del “Verdi”, per realizzare ex novo il piano interrato di quello che i progettisti chiamano impropriamente “teatro ridotto”), dovrà fare i conti con le vestigia del forno che, dopo il terremoto d’inizio ‘700, sostituì la destinazione pubblica dell’edificio preesistente: la Casa del Priore, attestata fin dal Quattrocento e rappresentata graficamente anche nella mappa della città della Biblioteca Apostolica Vaticana (2° metà XVII sec.). Del complesso in questione, cuore della città bassomedievale e moderna, potrebbero permanere ruderi considerevoli, fonte di una messe di dati inediti sulla storia della Città. Il progetto comunale, tuttavia, assentito dalla Soprintendenza benché ‘dissolva’ le parti superstiti del cinema-teatro che invece il vincolo del 2015, il parere del Comitato Tecnico Scientifico del Ministero e persino il bando del concorso internazionale di progettazione imponevano di conservare, prevede di rinunciare a qualunque preesistenza. Non è scritto espressamente che ogni rudere sarà demolito, perché è intuitivo che non si può prendere una decisione così grave prima di sapere cosa si dovrà sacrificare, ma il “teatro ridotto” già prevede 200 posti solo a parole (ca. 150 su carta) e ben difficilmente potranno essere di meno ‘solo’ per tutelare pur preziosi tasselli originali di storia ternana. Non è neppure certo che le risorse disponibili basteranno ad eseguire uno scavo lungo e complesso come sempre sono quelli di archeologia urbana, soprattutto quando s’interviene su edifici di alto rango gerarchico – e dopo lo scavo occorrerà il restauro, sia che si decida di lasciare in situ quanto emergerà, sia che si decida di delocalizzare, scelta dolorosa e da adottare solo in casi estremi –, tanto più quando sarà chiaro a tutti, e prima o poi lo sarà, che il progetto del “teatro ridotto”, a meno di non violare espressamente il Codice dei Beni Culturali, dovrà essere adattato alle preesistenze o addirittura abbandonato. Si prospetta, in altri termini, uno scenario molto scabroso: la Soprintendenza non ha opposto a quella parte del progetto comunale il NO che sarebbe stato ragionevole e doveroso opporre fin dall’inizio. Compito costituzionale di detto ufficio e del MiC è infatti la tutela del patrimonio culturale per conto della comunità dei cittadini, ternani in specie e italiani in genere. Suppone, evidentemente, di poter dettare le proprie condizioni in qualsiasi momento, come la normativa in effetti le consente, quando lo scrigno sarà stato aperto e il tesoro messo in piena luce. Ma se per qualsiasi ragione verranno a mancare le risorse a disposizione del Comune, la conservazione di detto tesoro potrebbe essere a rischio, senza che in tutto ciò alcuno si preoccupi della valorizzazione, cioè di dare ai cittadini l’opportunità di conoscere e fruire di quel patrimonio. Ignavia, pressappochismo e inconsapevolezza del proprio ruolo rischiano di produrre un danno irreparabile alla città di Terni, di cui sarebbero parimenti responsabili la Giunta in carica, che è facile prevedere si dirà ‘ingannata’ dallo Stato, e quest’ultimo, nelle vesti dell’ufficio territoriale del MiC. Un ripensamento è ancora possibile, così com’è ancora possibile subordinare la decisione di aprire uno scavo che potrebbe essere metaforicamente ‘senza fondo’ solo dopo avere eseguito, rimosse pavimentazioni e massetti, tutte le indagini geognostiche oggi possibili per valutare a monte l’entità e la qualità delle vestigia antiche sottostanti l’area di sedime del “Verdi” e dei nuovi volumi in progetto. Soprattutto, è possibile stimare con la dovuta accortezza, quella del buon padre di famiglia, il rischio al quale si espongono le casse della Città e dello Stato, prima di produrre danni erariali (colmabili) e danni culturali (irrimediabili). Si guardi invece al caso del Teatro “Amintore Galli” di Rimini, anch’esso polettiano, dov’è già accaduto ciò che verosimilmente accadrà a Terni ma i risultati di anni di scavi non solo hanno richiesto la valorizzazione delle testimonianze della storia cittadina (dalla fondazione al XIX secolo) all’interno dell’edificio teatrale ma sono diventati fonte di conoscenza e motivo di orgoglio per tutta la comunità (Gli scavi archeologici al Teatro Galli: uno spettacolo di storia | Comune di Rimini; Gli scavi archeologici al Teatro Galli: uno spettacolo di storia – YouTube).

 

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Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto – Commissione Cultura)

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