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DIGITAL LEARNING DAY, GLI INSEGNANTI DIVENTANO “AVATEACHER” CHE RISPONDONO CON IL 97% DI ACCURATEZZA: ECCO LE 10 APPLICAZIONI PIÙ SORPRENDENTI DI QUESTA RIVOLUZIONE

 

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Lezioni su palchi virtuali, chat d’intelligenza artificiale e avatar fotorealistici di ultima generazione: sempre più professori abbracciano l’ascesa della VR reality nel mondo accademico per offrire insegnamenti all’avanguardia ai propri studenti. “Nuove tecnologie all’avanguardia sono a disposizione: utilizziamole anche per insegnare”, afferma Billy Berlusconi, founder di IgoodI. Condivide la teoria il professore dell’Università Cattolica di Milano Marco Lombardi: “Ogni avatar è un medium comunicativo: è ora di esplorare il nuovo ecosistema digitale”.

 

È l’arte suprema dell’insegnante: risvegliare la gioia della creatività e della conoscenza”: con queste parole Albert Einstein mette in risalto il ruolo rilevante dei professori nei confronti dei singoli studenti, i quali necessitano sempre più di stimoli e, soprattutto, di figure autorevoli a cui ispirarsi all’interno di uno scenario accademico in costante evoluzione. A tal proposito, emerge un nuovo trend globale abbracciato da sempre più professionisti del settore: si tratta dell’utilizzo della realtà virtuale e, in particolar modo, di avatar fotorealistici in grado di replicare il professore fisico in quanto tale, ovvero i cosiddetti “avateacher”. Le prime conferme in merito giungono dal magazine The Conversation: il portale australiano parla di un professore di economia dell’Università del Nord Carolina che, dopo aver preso posizione su un palco interamente virtuale, utilizza un avatar per insegnare ai propri studenti le nozioni del proprio corso. Ma non è tutto, in un altro ateneo statunitense i giovani di un corso di intelligenza artificiale hanno scoperto che uno dei propri insegnanti è un avveniristico avatar in grado di rispondere alle loro domande con un’accuratezza del 97%. E ancora, l’Università di Stanford organizza un corso ad hoc sulla realtà virtuale per i propri frequentanti mentre sono immersi in un universo virtuale: questi ragazzi, utilizzando degli appositi visori, possono partecipare alle lezioni sotto forma di avatar e interagire con i propri compagni, imparando le nozioni nella maniera più immediata ed efficace possibile. Restando sulla stessa lunghezza d’onda, ecco The Japan News che racconta dell’apprendimento incentrato sull’utilizzo dei gemelli digitali addirittura come di una normalità destinata a prendere sempre più piede in futuro.

 

È quanto emerge da un approfondimento condotto in occasione del Digital Learning Day su testate internazionali da Espresso Communication per IgoodI, la prima avatar factory italiana fondata da Billy Berlusconi, che sta ulteriormente perfezionando la propria offerta in modo tale da fornire autentici gemelli digitali in grado persino di parlare e di interagire con le persone reali grazie anche all’utilizzo della tecnologia di QuestIT basata sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Le applicazioni di questi avatar sono innumerevoli a partire dal campo accademico. Secondo lo startupper: “Il virtuale sarà sempre più parte della realtà circostante. Per questo motivo, abituarsi a questo trend richiede un approccio futuristico accompagnato dall’utilizzo di misure e tecnologie all’avanguardia. Così come l’universo fitness e sportivo, l’ambito medico e ludico, anche il mondo accademico necessita di restare al passo coi tempi. Partendo dal presupposto che, a causa dell’emergenza sanitaria, i cambiamenti sono stati innumerevoli, i professionisti del settore possono abbracciare la realtà virtuale con l’obiettivo di migliorare i propri metodi, anzi perfezionarli per fornire nozioni e consigli in forme più immediate ed efficaci. In diverse parti del globo si parla già addirittura di «avateacher» – conclude Billy Berlusconi – Noi di IgoodI, in quanto realtà di riferimento nel settore, siamo consapevoli dei benefici relazionati all’utilizzo dei gemelli digitali, poiché realizzati attraverso scansioni effettuate su persone fisiche riprodotte alla perfezione in una versione 100% virtual”.

L’applicazione della realtà virtuale e degli avatar in campo accademico viene ulteriormente supportata da Auganix, website di riferimento nel mondo dell’industria VR, che realizza un approfondimento incentrato sulla partnership strategica sviluppata dall’Università dell’Arizona. L’ateneo americano, infatti, ha deciso di dare seguito ad una vera e propria ricerca per capire quale tipologia di avatar virtuale occorre mettere a disposizione degli studenti per garantire loro una perfetta esperienza d’apprendimento. Inoltre, è importante ricordare anche l’Università di Saskatchewan, situata in Canada, dove una giovane professoressa, specializzata in immersive learning design, tiene lezioni e corsi d’approfondimento avatar centered, incontrando i propri frequentanti in tre diverse piattaforme VR in base al grado di formazione degli studenti stessi. Questa modalità d’insegnamento offre l’opportunità a giovani e professionisti non soltanto di apprendere nuove conoscenze, ma di sentirsi parti integranti di una community costruita sul pilastro della condivisione.

Lo scenario generale viene arricchito anche dall’opinione di un altro esperto del settore come Marco Lombardi, professore di Sociologia presso l’Università Cattolica di Milano e specializzato in comunicazione dei media, che focalizza la propria attenzione sull’innovazione e sulla rivoluzione tecnologica che sta coinvolgendo l’intero panorama accademico. “Il mondo dell’insegnamento sta cambiando molto velocemente – afferma Lombardi – Negli ultimi due anni c’è stato un vero e proprio capovolgimento, un cambio di prospettiva che quasi spaventa: in questo momento non dobbiamo cadere nella trappola di accettare una nuova normalità non scelta. Dobbiamo chiederci, adesso, come vogliamo che sia il futuro accademico, del professore e dello studente. L’insegnamento si è trasformato nell’immersione in un metaverso: il docente in questo caso deve scegliere un approccio tecnologico immersivo orientato ai più giovani perché sono proprio loro i destinatari dei processi educativi. Questi sono attratti dalle nuove tecnologie e, proprio per questo, la realtà virtuale risulta una strategia adeguata. La didattica del futuro è chiamata quindi ad entrare nel metaverso digitale. Il mio doppio digitale sarà un avatar docente? Certo! In fin dei conti ogni avatar è un medium comunicativo, prima che uno specchio di sé. Direi che è il momento di esplorare il nuovo ecosistema digitale, cercandone i confini che sono ancor ben lontani da quelli finora immaginati”.

Il viaggio nel nuovo ecosistema virtuale dell’insegnamento prosegue con Will, un avatar che insegna l’uso e le forme dell’energia rinnovabile ai bambini delle scuole primarie in Nuova Zelanda. Uno spunto ulteriore viene fornito dalla Florida International University, in cui viene introdotto il gemello digitale di una barista con l’obiettivo di esporre agli studenti un nuovo mondo di innovazioni legate all’ospitalità, al branding e, infine, alla combinazione di tecnologia e mixology. E che dire dell’avatar robot di Berlino? Il New York Post realizza un articolo impattante, poiché parla di un vero e proprio gemello in formato robot: questo strumento all’avanguardia regala l’opportunità ad un bambino malato di andare a scuola. Lo studente può interagire con insegnante e compagni attraverso questo avatar tecnologico, grazie a cui invia un segnale lampeggiante quando sente il bisogno di parlare. Ma non è tutto, infatti il Times of India mette in primo piano l’utilizzo degli ologrammi 3D da parte dei singoli docenti per aumentare il tasso d’interattività delle lezioni e coinvolgere maggiormente i ragazzi più in difficoltà. Proseguendo sulla stessa lunghezza d’onda, emergono le presentazioni Power Point arricchite da avatar incorporati con lo scopo d’insegnare i molteplici utilizzi della tecnologia 3D in ambito industriale e progettuale. Infine, da segnalare l’iniziativa dell’Università della Georgia: i frequentanti, che ambiscono a diventare futuri insegnanti, interagiscono con degli avatar per capire come gestire situazioni scomode e delicate all’interno dell’ambiente scolastico.

 

Ecco, infine, le 10 applicazioni più innovative degli “avateacher”:

  • In Nuova Zelanda, vengono utilizzati per insegnare l’uso e le forme dell’energia rinnovabile ai bambini;
  • In Nord Carolina, il docente in questione diffonde nozioni economiche e finanziarie, presentandosi su un palco interamente virtuale;
  • Aprire la mente degli studenti a un mondo d’innovazioni legate al branding e all’ospitalità: la Florida International University si affida al gemello digitale di una bartender per guardare al futuro;
  • In Germania, un “avatar robot” regala l’opportunità ad un bambino in gravi condizioni di salute di andare comunque a scuola;
  • In Canada, gli “avateacher” vengono applicati con l’obiettivo di creare vere e proprie community di condivisione all’interno di piattaforme virtuali;
  • In India, i gemelli digitali sono fondamentali per realizzare percorsi di apprendimento interattivi e migliorare il coinvolgimento scolastico;
  • L’Università della Georgia sfrutta gli effetti della realtà virtuale per dare forma e contenuto a scenari immersivi al fine di testare le capacità dei giovani;
  • A Singapore le nuove tecnologie vengono utilizzate per arricchire presentazioni professionali al fine d’insegnare i molteplici utilizzi della tecnologia 3D in ambito industriale e progettuale.
  • Nell’Università dell’Arizona, gli avatar vengono proprio studiati per capire quale gemello digitale risulta più in linea con le esigenze dei giovani frequentanti;
  • Restando negli USA, gli studenti di un corso d’intelligenza artificiale possono stare affidarsi ad un “avateacher” in grado di rispondere con un’accuratezza del 97%.

Giacomo Beretta

g.beretta@espressocommunication.it

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