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Ucraina, Garavini (IV): “Dalla guerra nuova consapevolezza politica: acceleriamo costruzione di Unione politica, della difesa e dell’energia”

Roma, 1 mar. – “L’aggressione voluta da Putin contro l’Ucraina è un’aggressione all’intera democrazia occidentale. E’ una guerra che sta cambiando gli scenari internazionali. Per la prima volta l’’Europa si spinge a fornire armi ed altri equipaggiamenti militari ad un paese a noi vicino. Addirittura la Svezia, la Germania, la Finnlandia, persino la Svizzera, paesi che tradizionalmente non hanno mai mandato armi a stati che fossero in guerra, inviano materiali militari”. Lo dichiara la senatrice Laura Garavini, Vicepresidente commissione Esteri e Vicecapogruppo vicaria Italia Viva-Psi, intervenendo in dichiarazione generale per le comunicazioni del premier Draghi sull’Ucraina in Senato.

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“Tutto questo é espressione di una consapevolezza politica nuova: non possiamo restare con le mani in mano di fronte a un atto di violenza esplicita. Come Unione Europea siamo chiamati a difendere il rispetto dei confini, della sovranità e della libertà di un popolo, nostro vicino, che si protegge da una aggressione. Una consapevolezza che è leva per accelerare contemporaneamente la costruzione di una Difesa comune europea, che doti l’Europa di una capacità di reazione rapida e dia concretezza alla nostra politica di sicurezza, in caso di aggressione”.

“Il conflitto in Ucraina rende evidente la necessità per l’Europa di dotarsi di una Unione politica di difesa comuni. Con mezzi adeguati, moderni e sufficienti, che ci consentano di potere operare per la pace e contro i conflitti. Solo così l’Europa può ambire a diventare artefice dei processi di pace. E sottrarsi dal subire passivamente le guerre altrui”.

“Siamo grati alle donne e uomini delle nostre Forze Armate. A partire da coloro che sono impegnati in queste ore nelle aree limitrofi all’Ucraina, in Lettonia ed in Romania, come forza di deterrenza della Nato alla crescente offensiva militare russa. Sento come mie le preoccupazioni dei familiari dei 1400 giovani militari, e dei successivi 2000  in procinto di partire per presidiare i confini Nato. E’ una decisione che non stiamo prendendo a cuor leggero. Così come non prendiamo con leggerezza la scelta dell’invio di armi”.

 

 

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