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Una mera richiesta di accesso agli atti rivolta, l’8 febbraio u.s., all’Istituto Italiano di Cultura al Cairo per conoscere alcuni dati contenuti nei documenti del Centro Archeologico Italiano ivi allocato, sembra avere innescato una sorte di rivoluzione. Il Direttore dell’Istituto, dott. Davide Scalmani, accordandomi l’accesso, mi ha inviato una tabella che riporta i nomi dei direttori di missione archeologica che chiedono/ottengono le concessioni di scavo dal Ministero della Cultura e dal Consiglio Supremo delle Antichità egiziani, il periodo di validità delle stesse ricavato dai documenti e i nomi dei titolari delle richieste di contributi al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione economica (MAECI). Non è stato affatto facile ottenere queste informazioni. L’istanza di febbraio, infatti, non era la prima. Con nota del 29 novembre 2021, avevo richiesto copia delle singole Licences rilasciate ad italiani tra il 2015 e il 2021 e le Relazioni di spesa circa le conferenze archeologiche “Italian Arcaheology in Egypt and MENA Countries (IAM)”, organizzate dall’Istituto Italiano di Cultura e dall’Ambasciata Italiana del Cairo negli anni 2017, 2018 e 2019. Tempestivamente, il 15 dicembre 2021, il Direttore mi aveva inviato la documentazione relativa alle conferenze e ai relativi costi (700 euro nel 2017; 1.037.733,33 lire egiziane nel 2018 e 317.498, 400 lire egiziane nel 2019). A proposito delle concessioni di scavo, invece, mi informava dell’assenza, presso il Centro Archeologico Italiano, di ben 9 delle Licences da me richieste. Da qui la riformulazione dell’istanza, l’8 febbraio, limitata alla sola comunicazione dei dati ricavabili da quanto già posseduto e da quanto il dott. Scalmani avrebbe raccolto sollecitando i direttori di missione archeologica a consegnare i documenti al Centro, informandoli contestualmente (insieme alle autorità egiziane), in qualità di controinteressati, dell’intenzione di fornirmi i dati. Sono venuta poi a sapere da altri canali, che molti direttori di missione si sono rifiutati di consegnare copia delle concessioni e si sono opposti all’accesso, adducendo l’argomento che, trattandosi di scritture private, il Centro Archeologico dell’Istituto Italiano di Cultura non avrebbe titolo a chiederne il deposito presso di sé. Così prestigiose Università e accreditati Enti pubblici italiani hanno cercato di sottrarsi alle richieste dell’Istituto italiano al Cairo e di un parlamentare della Repubblica. La solita mancanza di trasparenza! Nonostante ciò, il fatto stesso che qualcuno abbia osato l’inaudito, cioè chiedere informazioni sulle concessioni di scavo italiane in Egitto e sui contributi elargiti dal MAECI sulla base di quelle, ha generato una ‘tempesta di sabbia’ quale non si era mai vista in Egitto dai tempi di Cambise. Durerà, o la sabbia sollevata finirà per depositarsi lentamente al suolo e inghiottire di nuovo ogni cosa? La diffidenza non sarà una virtù ma coltivarne i germogli può, a volte, riservare qualche soddisfazione. Vediamo, il passaporto ce l’ho; non mi resta che preparare le valigie. Destinazione Il Cairo.

Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto – Commissione Cultura)

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