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Somalia: Save the Children, quasi mezzo milione di persone costrette ad abbandonare le proprie case a causa della siccità nelle prime 10 settimane del 2022.

Aumento vertiginoso della malnutrizione infantile L’Organizzazione sottolinea che, nel solo l’ospedale regionale di Kismayo, il numero di bambini ricoverati è triplicato rispetto a un anno fa.

1,4 milioni di bambini potrebbero versare in uno stato di grave malnutrizione entro la metà dell’anno, con un aumento del 64% rispetto a due anni fa


La peggiore siccità degli ultimi decenni in Somalia ha costretto più di 450.000 persone ad abbandonare le proprie case in cerca di cibo e acqua nelle prime 10 settimane di quest’anno. Lo afferma Save the Children. l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini in pericolo e per garantire loro un futuro.

Poiché queste cifre continuano a crescere rapidamente e l’accesso al cibo e all’acqua è sempre più al di fuori della portata delle comunità, anche la malnutrizione infantile è in aumento, causando tragiche perdite di vite umane. La Somalia, uno dei luoghi più vulnerabili del mondo a causa dell’impatto della crisi climatica, sta combattendo la sua terza grande siccità in un decennio, che ha colpito circa il 90% del paese e un quarto dei 16 milioni di abitanti.

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Alcune aree sono aride come mai negli ultimi 40 anni e si teme il ripetersi della mortale carestia del 2011 che ha ucciso circa 260.000 persone, metà dei quali erano bambini di età inferiore ai cinque anni. Oltre all’appello umanitario internazionale delle Nazioni Unite per un finanziamento che finora ha raccolto solo il 2% di 1,46 miliardi di dollari necessari per rispondere a quest’emergenza, Save the Children chiede alla comunità internazionale di intensificare urgentemente gli sforzi di finanziamento per evitare che il ripetersi degli stessi errori commessi dieci anni fa facciano precipitare la Somalia in un’ulteriore catastrofe.

L’Organizzazione sottolinea come la siccità e il conseguente trasferimento di tante famiglie in campi profughi costruiti frettolosamente stiano causando un picco di malnutrizione e altre malattie. Se non si mette un freno a questa situazione, secondo le stime delle Nazioni Unite, 1,4 milioni di bambini potrebbero versare in uno stato di grave malnutrizione entro la metà dell’anno, con un aumento del 64% rispetto a due anni fa. Di questi, 330.000 potrebbero essere gravemente malnutriti. Intanto i team sanitari locali stanno continuando la conta delle vite perse a causa della malnutrizione.

Aamina*, una contadina di 50 anni, ha raccontato che la morte di tutto il suo bestiame e i timori per la salute dei suoi nove figli e quattro nipoti l’hanno spinta a trasferirsi in un campo vicino al porto meridionale di Kismayo, dove è più facile avere accesso a cibo, acqua, salute e servizi di nutrizione.

Aamina* ora è una delle circa 30.000 persone che vivono nei due campi costruiti a Luglow nello scorso ottobre mentre la siccità si estendeva a macchia d’olio a sud nello stato di Jubaland. I nuovi arrivati nei campi aumentano ogni giorno, rileva Save the Children, dopo aver percorso un lungo viaggio attraverso la strada polverosa da Kismayo a Luglow, dove carcasse di bovini morti e asini giacciono in decomposizione sulle aride pianure.

Un’unità sanitaria mobile supportata da Save the Children, che lavora nel campo, ha riportato la morte di otto bambini per malnutrizione nell’ultimo mese. “Questa è una delle peggiori siccità che abbia mai visto. Siamo abituati a vedere la siccità in Somalia, ma questa è diversa. Sta peggiorando e abbiamo perso tutto. Per tre anni non abbiamo visto una bella pioggia”, ha raccontato Aamina*, seduta fuori da uno dei centinaia di rifugi, a forma di cupola fatti di rami e ricoperti di teloni e stoffa, nel campo.

“Non posso prevedere cosa accadrà dopo, ma non credo – ha aggiunto – che potremo mai tornare indietro perché non abbiamo nulla. Se ci ammaliamo, non possiamo fare nulla. Ora serve un riparo migliore e se avremo un sostegno potremmo provare a ricominciare in città. Questo è il mio più grande desiderio ora”.

Il numero di persone costrette a lasciare le proprie case per l’aggravarsi della siccità potrebbe raggiungere 1,4 milioni quest’anno. Save the Children è preoccupata per le difficoltà di accesso all’acqua pulita, ai servizi igienici e per la salute in molti dei 5.000 campi profughi attualmente presenti in tutta la Somalia. Secondo il personale medico impiegato dall’Organizzazione presso l’ospedale regionale di Kismayo, il numero di bambini ricoverati è triplicato rispetto a un anno fa e si rileva un aumento casi di malnutrizione, polmonite e diarrea.

Fatima*, 28 anni, è appena arrivata in ospedale con il figlio Yusuf* di un anno affetto da una serie di problemi di salute tra cui malnutrizione ed edema. Ha percorso 160 km fino all’ospedale, lasciando dietro di sé altri quattro figli, per accedere alle cure. “Non avevo nessun altro posto dove andare e c’è voluto un lungo viaggio per arrivare qui ma è così malato e non ho niente da dargli. Mi sento così impotente. Sto pregando che si riprenda”, ha detto.

Si stima che circa 4,3 milioni di persone – un quarto della popolazione – siano ormai state colpite dalla siccità che arriva dopo tre mancate stagioni delle piogge. Le prossime precipitazioni sono previste per aprile, ma le previsioni al momento stimano che saranno al di sotto della media.

Il peggioramento della situazione potrebbe essere anche ulteriormente influenzato dalla guerra in Ucraina che ha fatto aumentare i prezzi dei generi alimentari e i costi dei trasporti per le importazioni chiave come farina di frumento, zucchero e olio da cucina. Save the Children ritiene urgentemente i finanziamenti necessari per fornire un sostegno salvavita alle famiglie in tutta la Somalia, per evitare che, come nel 2011, la siccità diventati una carestia mortale.

L’Organizzazione sostiene che, se i bambini accedono in tempo ai servizi sanitari, possono essere curati per malnutrizione e diarrea. I team medici possono anche concentrarsi sull’assistenza sanitaria alle madri e incoraggiare l’allattamento al seno come ausilio per la salute dei bambini.

“Siamo testimoni di un disastro climatico che si sta svolgendo davanti ai nostri occhi. La Somalia ha sempre avuto periodi di siccità ciclici ogni 10 anni circa ma, quando diventano degli episodi consecutivi, le persone non hanno il tempo di riprendersi così come non lo ha il bestiame, e non si riescono ad avere più raccolti. Questo è il motivo per cui questa situazione ha ora raggiunto livelli di crisi e quasi l’intero Paese è colpito da questa aridità. Dobbiamo agire ora per scongiurare la carestia che abbiamo visto nel 2011 e che ha causato 260.000 vittime, metà delle quali erano bambini piccoli”, dichiara il direttore di Save the Children per la Somalia, Mohamud Mohamed Hassan.

“Abbiamo assistito – ha aggiunto – a un forte declino nel modo in cui il governo e la comunità internazionale stanno rispondendo a questa crisi. Sappiamo che ci sono molte crisi a cui dare una risposta sullo scacchiere globale ed è probabile che l’Ucraina travolga l’agenda e le priorità dei donatori ma i bambini qui devono affrontare una grave malnutrizione, ed il rischio di morte si fa sempre più alto. Non possiamo abbandonarli, possiamo salvarli solo se agiamo ora”.

Save the Children opera in Somalia da oltre 70 anni, dal 1951, ed è leader nella risposta umanitaria e nello sviluppo di progetti di salute, nutrizione, istruzione, protezione dell’infanzia e tutela dei diritti dell’infanzia. Nel 2021, Save the Children ha raggiunto 3.334.525 persone in Somalia, di cui oltre 1.877.671 bambini.

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