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Corno d’Africa: Save the Children, dopo la quarta stagione delle piogge scarsa, più di 16 milioni di persone – compresi molti bambini – hanno già un estremo bisogno di aiuti alimentari in Somalia, Kenya ed Etiopia.

In Somalia quasi un terzo della popolazione (4,8 milioni di persone) e 3,5 milioni di persone in Kenya stanno affrontando una grave carenza di cibo, mentre circa 6,5 milioni di persone nell’Etiopia meridionale hanno bisogno di aiuto. Prezzi del cibo alle stelle in tutta l’area che importa la maggior parte del grano da Russia e Ucraina. Sempre più vicino lo spettro della carestia

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Un pessimo inizio della stagione delle piogge nel Corno d’Africa ha aumentato le preoccupazioni per le conseguenze della peggiore siccità degli ultimi decenni. La crisi è aggravata dalla guerra in Ucraina che sta facendo lievitare i prezzi del cibo e distoglie l’attenzione internazionale da una catastrofe umanitaria annunciata nell’area. Lo denuncia Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini in pericolo e per garantire loro un futuro.

Più di 16 milioni di persone – compresi molti bambini – hanno già un estremo bisogno di aiuti alimentari in Somalia, Kenya ed Etiopia. Una situazione senza precedenti, considerato che anche le precipitazioni avute finora sono state ben al di sotto della media al di sotto della media.

In Kenya e in Etiopia, dopo in sette settimane, ci sono state solo leggere piogge. Le previsioni del dipartimento meteorologico del Kenya e del Centro etiope di monitoraggio e allerta per le colture parlano di una stagione con precipitazioni scarse, avvertendo che ciò potrebbe spingere molte persone in una situazione disperata. Già 3,5 milioni di persone in Kenya sono a corto di cibo e circa 6,5 milioni di persone nell’Etiopia meridionale hanno bisogno di aiuto.

In Somalia quasi un terzo della popolazione (4,8 milioni di persone) sta affrontando una grave carenza di cibo. L’ONU prevede una carestia incombente nei prossimi tre mesi a causa della Niña, un fenomeno meteorologico che provoca siccità, nonché dell’inadeguata assistenza umanitaria e dell’aumento dei prezzi del cibo. Si teme che si ripeta quanto avvenuto nel 2011 quando la carestia causò la morte di 260.000 persone, la metà erano bambini sotto i cinque anni.

Secondo gli operatori di Save the Children in Somalia, dall’inizio della stagione si sono registrate lievi precipitazioni per appena per due settimane e solo in alcune zone del paese. Nella parte centrale e meridionale del paese, aree in cui milioni di pastori sono stati costretti ad abbandonare le loro case per vivere in campi profughi, secondo le previsioni, da aprile a giugno le piogge saranno scarse.

Contemporaneamente ad una delle peggiori siccità degli ultimi decenni e alle enormi carenze di fondi, l’escalation del conflitto in Ucraina iniziata sette settimane fa rischia di spingere bambini e famiglie del Corno d’Africa verso la miseria.

Il costo del cibo nella regione era già in aumento a causa degli shock climatici, delle invasioni di locuste, di conflitti e delle crisi economiche causate dalla pandemia COVID-19. L’escalation del conflitto in Ucraina ha creato onde d’urto nei mercati alimentari. Il pane è un alimento di base in Africa orientale, il grano e i prodotti a base di grano rappresentano un terzo del consumo medio di cereali nella regione. La domanda è soddisfatta principalmente dalle importazioni, pari all’84% del consumo. Il 90% delle importazioni di grano proviene dalla Russia e dall’Ucraina, che rappresentano rispettivamente il 72% e il 18% del totale, con prezzi in aumento nelle ultime sette settimane. I due paesi in guerra, inoltre, coprono quasi tre quarti delle esportazioni globali di olio di girasole, prodotto molto utilizzato nella regione.

Nello stato somalo del Puntland, il prezzo della farina di grano è balzato da 26 a 32 dollari per sacco da 50 kg, con picchi di 36 dollari nelle città di Garowe e Qardho. Nella capitale Mogadiscio, il prezzo di un contenitore da 3 litri di olio da cucina è triplicato, dai 3 dollari di gennaio ai 9 dollari nel marzo di quest’anno. I prezzi nelle zone rurali sono aumentati fino a 12 dollari a contenitore, per via dell’incremento dei costi di trasporto dovuti all’aumento dei prezzi del carburante.

In Etiopia, il prezzo del sorgo e del mais è cresciuto rispettivamente del 9% e del 4% a febbraio e marzo. Rilevanti anche gli aumenti del prezzo dell’olio di girasole.

Oltre all’accesso e alla disponibilità immediata di cibo, a preoccupare è l’impatto a lungo termine sulla produzione alimentare dell’aumento dei prezzi del carburante e dei fertilizzanti. La Russia è il più grande esportatore mondiale di fertilizzanti azotati e il conflitto ha fatto salire i prezzi proprio in un momento in cui in Africa è in corso la principale stagione di semina (da marzo a maggio).

In Kenya il prezzo di un sacco di fertilizzante è aumentato dai 60 dello scorso anno agli attuali 70 dollari. L’impatto di questa crisi sarà risentito sia dai piccoli agricoltori, che saranno costretti ad usare meno fertilizzanti con conseguente minore produttività, che da quelli più grandi, che dovranno affrontare l’aumento dei costi del carburante per i trattori e altri macchinari.

“La Somalia sta affrontando l’ennesimo ciclo di siccità e la situazione peggiora di giorno in giorno. La guerra in Ucraina ha inferto un duro colpo a quella che era già una situazione pericolosa. La Somalia dipende fortemente dalle importazioni di cibo per nutrire la sua gente”, afferma
il direttore di Save the Children in Somalia, Mohamud Mohamed Hassan. “Più del 90% delle importazioni di farina di grano del Paese – aggiunge – provengono dalla Russia e dall’Ucraina. Qualsiasi calo del commercio è destinato a spingere il paniere alimentare più lontano dalle famiglie e dai bambini e ad aggravare ulteriormente l’impatto della siccità. Con i prezzi del cibo e del carburante alle stelle, in Somalia e nel Corno d’Africa, il momento di agire e di evitare una catastrofe è ora”.

In Somalia, più di 720.000 persone – già duramente provate da decenni di conflitto, instabilità politica, shock climatici e COVID-19 – hanno abbandonato le loro case in cerca di cibo e acqua negli ultimi otto mesi. Secondo le stime delle Nazioni Unite, se non si affronta la situazione, 1,4 milioni di bambini potrebbero essere gravemente malnutriti entro la metà dell’anno – un aumento del 64% rispetto a due anni fa – e 330.000 gravemente malnutriti.

I casi di malnutrizione sono in aumento anche in Kenya, dove 755.000 bambini hanno bisogno di cure urgenti per far fronte alla malnutrizione acuta. 103.000 donne incinte e in allattamento sono malnutrite e hanno bisogno di cure urgenti.

“Nelle regioni aride e semi-aride del Kenya, la popolazione sta affrontando una situazione di emergenza alimentare. I bambini spesso riescono a fare un solo pasto al giorno. Senza un intervento urgente, ogni ora famiglie e bambini sono sempre più vicini alla fame. Chiediamo urgentemente alla comunità internazionale di rendere disponibili più fondi per la risposta alla siccità prima che la situazione sfugga di mano”, dichiara il direttore di Save the Children in Kenya, Yvonne Arunga.

Un appello umanitario delle Nazioni Unite ha previsto 4,4 miliardi di dollari per l’Etiopia, il Kenya e la Somalia. I finanziamenti, però, sono estremamente esigui e la preoccupazione è che il conflitto in Ucraina catturi tutta l’attenzione a livello internazionale, mentre altre crisi globali iniziano ad essere sempre più lontane dai radar.

In Etiopia, secondo Save the Children, una prolungata e devastante siccità sta distruggendo la capacità di recupero di bambini e famiglie, già logorati da 16 mesi di conflitto e due anni di pandemia COVID-19.

Almeno 8,1 milioni di persone hanno bisogno di aiuti alimentari immediati e oltre 286.000 persone sono state costrette ad abbandonare le loro case in cerca di cibo e acqua. Le famiglie di pastori hanno perso oltre 1,46 milioni di capi di bestiame. Per questo i bambini non hanno più latte, la loro principale fonte di nutrimento, e quasi 890.000 bambini sotto i cinque anni ora soffrono di malnutrizione.

“L’emergenza fame in Etiopia è destinata a peggiorare nei prossimi mesi a causa della quarta stagione delle piogge che ha registrato precipitazioni sotto la media, nonché dell’avvicinarsi della stagione di magra che va da giugno a settembre”, dichiara il direttore nazionale di Save the Children in l’Etiopia, Xavier Joubert. “Le famiglie nella zona Dawa della regione somala – aggiunge – stanno adottando tutte le strategie possibili per far fronte alla carenza di cibo, tra cui saltare i pasti e ridurre le porzioni di cibo”.

Save the Children opera nel Corno d’Africa da oltre 70 anni ed è leader nazionale e internazionale nella programmazione umanitaria e di sviluppo in materia di salute, nutrizione, igiene, istruzione, protezione dell’infanzia e governance dei diritti dei bambini. Nel 2021, l’Organizzazione ha raggiunto 12.185.726 persone in Etiopia, Kenya e Somalia. Tra questi più di 7.624.620 bambini.

 

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