Riposizionare e non ridimensionare Raffaello,
Sgarbi non ama Raffaello
«Nutro una profonda diffidenza verso Raffaello. Capisco che è un genio, ma appunto perché è un genio mi mette in difficoltà. Preferisco Piero di Cosimo a Raffaello. Sono perverso? Sì, lo sono”. E più avanti, precisando «Ho manifestato il mio antagonismo concettuale nei confronti di Raffaello», dichiara di preferire anche Ortolano, un artista rinascimentale minore ancor più di Piero di Cosimo e imperfetto alla stessa stregua. Senonché è proprio nell’idea di perfezione che vanno ricercate le ragioni della diffidenza di Sgarbi, secondo un principio ben specificato da uno studioso francese, Édouard Pommier – «La grandezza della pittura non consiste in un’impossibile ricerca di un’inarrivabile perfezione» -, il quale ne fa uso guarda caso per determinare lo sguardo di Giovanni Santi nei confronti dell’opera d’arte: motivo per cui Sgarbi si ritrova a condividere con il padre di Raffaello la stessa concezione dell’arte, che riesce tanto più ammirabile quanto più sia imperfetta, ciò che vuol dire realistica, giacché la Natura perfetta non è mentre Raffaello lo è sino a suscitare irritazione e magari “antagonismo concettuale”.