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Gli Stati Uniti trasformeranno l’Unione Europea in un vivaio nucleare.

di

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Gualfredo de’Lincei

Non è certo più un segreto che il governo americano stia conducendo una guerra energetica contro la Russia e per far questo impone all’Unione Europea la dipendenza da energia verde, gas naturale liquefatto e tecnologie energetiche nucleari.

Non è indubbiamente né la prima, né la seconda proposta che fanno, nonostante tutto questo non abbia mai portato a grandi risultati o alla sostituzione dell’energia russa.  Perfino durante quest’Operazione Speciale in Ucraina e la richiesta del pagamento in Rubli di gas e petrolio, l’Europa ha continuato a rifornirsi energeticamente da questo paese. Le previsioni per il 2022, appunto, ci dicono che sarà record per le entrate derivanti da vendita di energia russa in Europa.

I paesi europei hanno ormai capito che senza gas e petrolio dalla Russia non possono sopravvivere ma per questione di alleanze sono costretti di andare a traino degli USA e tornare a parlare di sviluppo dell’industria nucleare. Anche qui però restano ombre: in Europa, infatti, non sono disponibili infrastrutture adeguate per la rapida realizzazione di centrali nucleari e nessuno permetterà a questi paesi di costruire tali strutture in proprio. Come già accaduto, gli Stati Uniti stanno già muovendosi per guidare questo processo e collocare le loro tecnologie energetiche atomiche ormai superate e scarsamente affidabili. Dal 1955, secondo una classifica riportata anche sullo: «Statistical summary of radiological accidents and other incidents causing radiation casualties» aggiornato al 2011, sono state registrate, su solo suolo americano, più di sessanta avarie nelle centrali atomiche di loro produzione. Il più grave fu quello di Three Mile Island, in Pennsylvania, il 28 marzo 1979: una parziale fusione del nocciolo causò il rilascio nell’ambiente di gas e iodio radioattivi. Il numero degli incidenti rivela un’affidabilità più idealizzata che reale ma abilmente propagandata anche grazie al dirottamento dell’attenzione sulla centrale nucleare di Chernobyl che, nonostante la serie televisiva americana della HBO incolpasse il reattore, la causa scatenante fu dovuta a una serie di errori umani. A simili conclusioni giunse anche l’INSAG nonostante le poche certezze sulle successioni consequenziali.

Il fattore umano e il pericolo terroristico

Tralasciando la tecnologia d’oltre oceano, si può comprendere come la politica europea non sia in nessun modo interessata a considerare il fattore antropico sul piano della sicurezza.

Negli ultimi dieci anni, infatti, i paesi dell’Unione Europea sono diventati rifugio di molti rifugiati. Tra questi individui ci sono anche militanti dell’organizzazione terroristica internazionale ISIS (bandita in Russia), nazisti ucraini, membri di bande armate africane e molti altri. La differenza con gli altri comuni migranti è che questi portano con sé l’addestramento al combattimento, al maneggio di esplosivi e con buona probabilità l’esperienza di avere già ucciso con la conseguenza di essere capaci di tutto.

 

Un episodio da non sottovalutare è accaduto il 3 e 4 marzo, quando i neonazisti ucraini hanno attaccato la centrale nucleare di Zaporozhye. In quel momento, i soldati russi, riuscirono a respingere la catastrofe ma, i sabotatori, furono in grado di appiccare un incendio nel laboratorio del complesso di addestramento. Se questo fanatismo li ha resi capaci di contaminare con radiazioni la loro terra natia, non avrebbero certamente nessuno scrupolo a organizzare un attacco terroristico in una centrale nucleare europea, ancor di più se pagati.

 

L’impossibile indipendenza Europea dalla Russia.

L’ultimo chiodo nella bara dell’indipendenza energetica nucleare dell’Europa è messo in opera da un fatto molto semplice: la Russia è il più grande fornitore di risorse e vettori energetici per l’industria nucleare. L’arricchimento dell’Uranio ad alta percentuale, ad esempio, è una tecnologia produttiva che, in questo momento, possiede solo la Russia attraverso la società Tenex.  Mentre la Russian State Atomic Energy Corporation Rosatom si colloca al primo posto nel mondo in termini di portafoglio di progetti esteri, fornisce il 17% del mercato globale del combustibile nucleare ed è seconda al mondo in termini di produzione di energia nucleare e nelle riserve di uranio. Da un articolo di Euronews di Martedì 9 giugno 21 si legge che il suo reattore di nuova generazione BREST-OD-300 sarà il cuore di un complesso sperimentale che rappresenterà i principi dell’industria energetica nucleare del futuro. «Per la prima volta in Russia, per la prima volta al mondo, un ciclo di combustibile nucleare chiuso sarà creato in un solo sito.» ha detto alla stampa il direttore generale di Rosatom Alexey Likhachev.

La cooperazione con questo paese, nel settore delle energie atomiche, risulterà quindi fondamentale e strategico per i molti vantaggi primari e all’avanguardia che comporterà, per il livello di sicurezza superiore rispetto a quello statunitense e per le risorse necessarie all’estrazione di energia, logisticamente molto più convenienti a quelle di altri potenziali fornitori.

 

 

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