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ELEZIONI. PERCHE’ NON SI INVERTE LA DICOTOMIA FRA POLITICA E CITTADINO?

Leggo a pag. VII del Gazzettino di oggi,   18/5,  Red. di Belluno : “ Ascoltiamo i cittadini”,  impegno  questo, espresso da parte dei vari candidati,  che non fa una grinza, a cui però si dovrebbe aggiungere che i cittadini vanno ascoltati non soltanto durante la campagna elettorale, ma anche durante l’intero mandato. L’articolo, come sempre  scritto molto bene, mi ha determinato lo spunto per fare la seguente riflessione.

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Mi pare infatti piuttosto ossidato il sistema con il quale, alla scadenza del mandato amministrativo (ma anche degli altri), e ciò succede puntualmente a qualche settimana dalle elezioni, esploda improvvisamente il senso civico per mettersi al servizio del cittadino dopo averlo dimenticato nel corso del mandato precedente,  sia in veste di opposizione  che di governo. Questo succede un po’ ovunque, ma mai, ripeto mai, mi par di aver constatato un  fenomeno della specie tanto assillante ed opprimente  nei confronti della pubblica opinione come a Feltre: non voglio offendere nessuno, ma la constatazione che la politica di oggi venga snobbata dalle persone serie, corrette ed operose (fatte salve le poche eccezioni)  lasciando spazio ad altri non in possesso di  note qualificanti per praticarla, costituisce una realtà incontrovertibile agli occhi di tutti.

Pare che per fare politica, alias servizio alla comunità, non serva essere acculturati per capire che la politica per certi versi è religione (posto che anche questa non stia subendo lo stesso decadente processo), ma significhi solo mettere insieme  con la forza un esercito di persone, anche di cultura precaria, per raggiungere un quorum, e ciò, con gli inevitabili negativi risultati che poi i cittadini sono costretti a pagare sulla loro pelle. Retorica questa ?

D’accordo, chi vuol  fare politica deve prima esporre alla comunità dei programmi che, come però tutti sappiamo, non vengono mai portati a termine eccependo puntualmente, a fine mandato, che si è messo di traverso qualcosa, ma che si è “seminato” per il futuro, affermazioni tutte che non reggono quasi mai se è ben vero, come in effetti è, che anche scorrendo tempi biblici, tutto resta come prima. E la città di Feltre, che amo come la mia Venezia, a questo riguardo non si scansa certo come  prototipo nella fattispecie.

La stampa locale di questi giorni registra un continuo autoincensamento dei soggetti che vogliono fare politica allo scopo di ottenere “last minute”  il voto dai cittadini, i quali, non potendo usufruire di un serio e giusto contradditorio, essi devono accettare, spesso impotenti e controvoglia, quanto promette una controparte che bada solo al potere pubblico dopo un quasi assoluto mutismo durante il mandato.

Detto questo, molto succintamente, io non trovo pertanto equo e democratico che si dia voce solo a detta controparte, demandando ai cittadini solo il compito di comperare i giornali per informarsi su tante, a volte indigeribili notizie, seppur scritte molto bene dai giornalisti. Non sarebbe il caso di istituire una specie di associazione attraverso la quale, in tempo di elezioni,  si possa dare più voce agli elettori offrendo a questi ultimi la corretta e democratica opportunità di mettere nero su bianco su ciò che le amministrazioni non hanno fatto o hanno fatto male spendendo soldi pubblici ? Come ?  Intervistando maggiormente i cittadini rispetto ai candidati, stante il fatto che le assemblee unidirezionali promosse dagli interessati valgono spesso come il due di picche ?

O forse,  si  corre il rischio che la bilancia penda troppo a danno della politica e non a favore dei cittadini  medesimi ?

Arnaldo De Porti

Belluno Feltre

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