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Martedì 7 giugno alle ore 21, l’Accademia di Medicina di Torino organizza una riunione scientifica, sia in presenza, sia in modalità webinar, dal titolo “Curare gli anziani non autosufficienti a casa”. L’incontro verrà introdotto da Luigi Maria Pernigotti, Primario Emerito di Geriatria e socio dell’Accademia di Medicina. Alessandro Bombaci, medico neurologo, e la dottoressa Margherita Marchetti dell’Associazione Amiche e Amici dell’Accademia (AAA) di Medicina di Torino ne discutono con i geriatri Renata Marinello e Gianluca Isaia e con il Direttore del Dipartimento di Neuroscienze e Salute Mentale, Vincenzo Villari. Le conclusioni saranno a cura di Giulio Fornero, Direttore sanitario di “Camminare insieme”.

L’Accademia di Medicina di Torino, a fronte delle inaccettabili carenze nell’assistenza sanitaria e socio-sanitaria al malato cronico non autosufficiente, accentuate dai devastanti effetti della pandemia, ha prodotto un documento (link), messo a punto, sulla base di documentate evidenze scientifiche, da un gruppo di lavoro coordinato dal Presidente Giancarlo Isaia e composto dai Soci Giulio Fornero, Luigi Maria Pernigotti e Vincenzo Villari e dai Geriatri Gianluca Isaia e Renata Marinello: in esso, sottoscritto e condiviso da numerosi Soci e Amici dell’Accademia, vengono anzitutto richiamate le principali criticità nella gestione di questi malati, consistenti nella carenza di chiari obiettivi riabilitativi, in costi elevati, in risultati clinici insufficienti e soprattutto in conseguenze drammatiche sulla salute di una fascia debole di cittadini che, dopo decenni di lavoro, sono di fatto condannati all’emarginazione e ad una pessima qualità di vita, senza peraltro concrete possibilità di reagire a questa iniqua situazione.

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Vengono avanzate dieci proposte (link) che, se adeguatamente recepite, potrebbero condurre ad un più efficace approccio a cittadini affetti da patologie croniche non autosufficienti, ad un contenimento dei costi sanitari e ad una sostanziale soddisfazione dei pazienti e delle loro famiglie, spesso eccessivamente penalizzate. Con esse, ispirate dalla necessità che gli operatori sanitari assumano un diverso atteggiamento culturale nella gestione del paziente cronico non autosufficiente, che non può essere in alcun modo discriminato rispetto al malato affetto da patologie acute, si intende suggerire una condotta atta a promuovere una riorganizzazione delle cure per complessità clinica e funzionale, piuttosto che articolata in strutture specializzate per singole patologie, incentivando le cure domiciliari che, integrate dall’uso di moderne tecnologie come la telemedicina, costituiscono un’eccellente ed efficace metodologia di assistenza;  si auspica infine una più efficace integrazione fra le cure ospedaliere e quelle territoriali, pianificando per ciascun malato un progetto individualizzato di cura e provvedendo anche all’erogazione di sostegni economici ai familiari, se disponibili ad assistere i propri congiunti.

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