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Paola Zampa. Bosco sacro

Una mostra a cura di Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo

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Roma, Casa Vuota (via Maia 12, int. 4A) | 22 giugno – 31 luglio 2022

Presentazione al pubblico mercoledì 22 giugno 2022 (orari 18:30-20:30)

Immagini sospese nell’aria, simili a foglie agitate da un vento inquieto, accolgono i visitatori della mostra Bosco sacro, la personale di Paola Zampa a Casa Vuota a cura di Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo, che si inaugura mercoledì 22 giugno 2022 a partire dalle 18:30 nello spazio espositivo di via Maia 12 a Roma e si può visitare su appuntamento fino al 31 luglio, prenotando ai numeri 3928918793 o 3284615638 oppure all’email vuotacasa@gmail.com.

Con l’approccio installativo e avvolgente che caratterizza da sempre i progetti di Casa Vuota, l’intervento di Paola Zampa si offre come un’unica grande installazione, ponendosi in dialogo con i vari ambienti dello spazio domestico. Nell’appartamento del Quadraro trasformato in spazio espositivo l’artista inventa un bosco millenario scandito dalla tensione verticale di tronchi svettanti, tra i quali baluginano fantasmi e presenze divine. “Ho immaginato – racconta Paola Zampa – un bosco arcaico, con alberi vecchi e spogli, abitato da fantastiche e mitologiche presenze e da antiche divinità, dove si incontrano resti di riti nascosti e crudeli, reliquie di primitive religioni, frammenti d’ossa di chimerici animali”.

“Paola Zampa – scrivono i curatori Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo – porta a Casa Vuota un bosco d’ombra e d’oro, un luogo mentale e letterario, di un tempo anteriore o ulteriore, in cui si sperimenta la presenza del divino. Reliquie, ossicini, bucrani di gusto rinascimentale, offerte devozionali si ritrovano lungo i tracciati appena accennati di sentieri misteriosi da seguire. Conducono a quinte teatrali che modificano la percezione degli spazi e il loro utilizzo, fino al luogo segreto dove danzano i Satiri ebbri di una sensualità ferina, dove le Veneri si fanno scheletro e i fasti dei culti antichi si sbiadiscono in una reminiscenza remota, inondata di luce. Nella corsa incalzante di una poesia che assomiglia a un incantesimo, il visitatore che in punta di piedi si addentra entro i confini del Bosco sacro può imbattersi nelle tracce di sacrifici rituali, smembramenti, offerte agli dei. Terrificanti eppure intrisi di una meravigliosa esaltazione. Sono plurali i linguaggi che l’artista utilizza per il suo racconto, sempre in modo personale, dalle piccole sculture in piombo ai disegni cotti nella cera, dalle grandi pitture su carta agli struggenti ricami, fino ad arrivare agli assemblaggi di oggetti trovati. Ramificazioni di un unico tronco, tutti gli elementi dell’installazione di Bosco sacro concorrono a formulare un grande esorcismo della morte e della malattia, dando corpo a un mistero che, nel suo svelarsi, inevitabilmente sfugge, dentro la casa e fuori di essa, nel bosco smemorato”.

 

Paola Zampa, nata a Civitavecchia (Roma) nel 1951, vive e lavora a Roma, dove è stata professore ordinario di Storia dell’Architettura presso l’Università “La Sapienza”. Sin dagli anni Ottanta, nel suo lavoro artistico sperimenta, senza limitazioni, tematiche e tecniche diverse. Rappresenta elementi naturali prototipici: alberi, vulcani, pietre, montagne, fiumi. Riproduce parti del corpo umano. Usa la scrittura nel suo valore decorativo o come traccia di una narrazione. Costruisce assemblaggi con resti di esistenze animali e vegetali. Le sue opere sono frammenti di una genesi. Nella sua produzione impiega anche la tecnica femminile e domestica del ricamo: riproduce immagini delle più drammatiche cronache quotidiane su pezzi di biancheria per la casa o figure tratte dalla grande produzione pittorica del passato e dalla tradizione popolare su radiografie e lastre di piombo. L’arte permette di guardare l’inguardabile e mette ordine nel caos e l’amore per la bellezza, in tutte le sue forme, tenta un esorcismo nei confronti della precarietà e drammaticità della condizione umana che, tuttavia, affiorano in controluce.

 

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