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Università, percorsi e tempi certi per fare carriera: un ddl per fermare l’emorragia dei ricercatori che scappano all’estero

La senatrice Castellone ha fatto il punto alla convention “Donne protagoniste in sanità”

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Bologna, 25 giugno 2022 – Stop al precariato a tempo indeterminato per i ricercatori ponendo un argine alle fughe all’estero. Con un disegno di legge già passato alla Camera e in approvazione al Senato, il Parlamento definisce un percorso “chiaro e certo” per i talenti italiani della ricerca. Ne ha parlato, a margine della convention “Donne protagoniste in sanità”, che si è tenuta ieri e giovedì scorso a Bologna, la capogruppo M5S in Senato, e medico, Mariolina Castellone

E’ un dato di fatto, ha spiegato “che l’Italia non è un paese per ricercatori, nemmeno per quelli stranieri che, infatti, non sono attratti a venire”. Contemporaneamente, quello sui talenti in Italia è spesso “un investimento a perdere, dato che per formare un dottore di ricerca spendiamo circa 400.000 euro e poi solo uno su tre può continuare a lavorare in Italia. Insomma, in questo modo regaliamo questi investimenti ai paesi stranieri dove poi questi giovani trovano i fondi per fare ricerca e dunque per lavorare”. Da qui il disegno di legge per una definizione dell’iter, con tempi e obiettivi, per i ricercatori che oggi hanno una carriera precaria per decenni. 

Il percorso pre ruolo, precisa Castellone, ora verrà limitato al massimo a sei anni, dopo di che si può fare il proprio ingresso in ruolo come ricercatori e poi partecipare ai concorsi per diventare professori, tenendo presente che però si devono raggiungere determinati obiettivi, come accade negli altri paesi. In questo modo, aggiunge la senatrice, i ricercatori “non devono aspettare il loro ‘turno’, che spesso finora non era definito per criteri meritocratici”. 

Un altro tema è la valorizzazione dei titoli: “Nella scorsa legge di bilancio questo lavoro è già stato fatto per i dottorandi. Col nuovo regolamento approvato dal ministero dell’Università, c’è il riconoscimento dei dottorati di ricerca in tutti i concorsi pubblici. Inoltre, abbiamo ottenuto che per i dottorandi sia previsto il minimale contributivo Inps che finora, dopo tre anni di impegno, non veniva riconosciuto”. Quanto alle donne e alla formazione scientifica, all’interno del Pnrr sono previste quote rosa, conclude, “perché l’Europa ha dato all’Italia degli obiettivi da raggiungere per aumentare il numero di donne che sono occupate in queste discipline. Per questo, abbiamo stanziato dei fondi per borse di studio e per la formazione delle donne”.

 

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