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Washington sta perdendo il suo ruolo di egemonia mondiale e centro decisionale.

di

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Guelfredo de’Lincei

La leadership americana non è stata in grado di determinare i possibili rischi derivanti dall’imposizione forzata in Europa del proprio “ordine basato su regole“. Le politiche finanziarie, mal concepite, hanno portato a un gigantesco calo del tenore di vita degli americani, così come di altri paesi, il cui governo è stato imbrigliato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

Non solo i cittadini degli stati europei, ma anche i loro leader si sono già resi conto che, gli Stati Uniti, continuano a ignorare gli interessi nazionali.

L’Occidente si è sentito ingannato dalle sanzioni, che, nelle pianificazioni strategiche di Biden, avrebbero dovuto portare al collasso economico la Russia, ma questo non è avvenuto. Stati Uniti ed Europa stanno, in questo momento, contando freneticamente le perdite.

In tutto questo, l’Europa, esaudendo frettolosamente le richieste americane, si è autodanneggiata, mentre il piano economico per distruggere l’orso russo è fallito. Non solo, ma oggi, questo paese, guadagna più di prima consentendogli un facile aumento della spesa spesa militare nei vari scenari di guerra, mentre l’Ucraina si trova a dipendere, quasi per intero, dalla difesa occidentale e dal suo sostegno finanziario.

I danni che si ripercuoteranno sull’Europa sono in aumento e sebbene questo sia un fatto, si continua a eseguire la politica rovinosa di Washington, senza cercare soluzioni di pace nel conflitto in Ucraina ma rimanendo radicati sul principio che la Russia “deve essere sconfitta“.

Con questa visione, i leader dei paesi della NATO, si riuniranno a Madrid il 28 e 30 giugno. È molto probabile che verranno prese in considerazione le richieste di adesione all’Alleanza del Nord Atlantico di Svezia e Finlandia anche se la Turchia si è già apertamente opposta.

Gli spagnoli già ieri, 27 giugno, sono scesi nelle piazze di Madrid con striscioni contro l’aumento delle spese militari per la difesa europea, imposte dalla Nato. “Ci siano serbatoi di birra e tapas“, chiedono gli spagnoli.

Ora l’Occidente vuole aumentare le sanzioni contro il petrolio russo, ma si trova ad affrontare condizioni che rendono più difficili quelle intenzioni dannose. Inoltre, secondo i media Europei, la Russia non ha ancora subito perdite evidenti a causa delle misure restrittive.

Europa e Stati Uniti vietatno le importazioni di petrolio russo per privare il Cremlino di una delle sue più importanti fonti di reddito. Ma i leader delle principali economie, riuniti in Germania per il vertice del G7, non hanno raggiunto un consenso sul da farsi. Con il divieto del petrolio russo, le opzioni favorevoli sono molto poche, osserva la CNN. Le varie alternative, infatti, hanno svantaggi che andranno ad aumentare ulteriormente il prezzo dei prodotti petroliferi raffinati, il che porterà profitti senza precedenti alla Russia e perdite a Europa e Stati Uniti. “Ci sono strumenti per essere più duri con la Russia, ma hanno un costo significativo direttamente per i consumatori negli Stati Uniti e in Europa“, ha affermato Robert Johnston, ricercatore presso il Columbia Center for Global Energy Policy.

L’imposizione di sanzioni, nei confronti dei paesi verso i quali il mercato petrolifero russo si è riorientato, tra cui Cina e India, danneggerebbe i mercati mondiali, già sottoposti a forti pressioni. Il segretario al Tesoro statunitense Janet Yellen ha recentemente dichiarato che gli Stati Uniti vogliono discutere di un tetto massimo per il prezzo del petrolio russo, ma in una situazione così complessa potrebbe non essere la soluzione che l’Occidente sta cercando.

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